Avvenire di Calabria

Con Vincenzo Varagona, presidente nazionale dell'Ucsi, ci siamo proiettati al "dopo" Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali

Giornalismo cattolico, l’opinione di Vincenzo Varagona, presidente nazionale Ucsi

A lui abbiamo chiesto quale presente per il giornalismo cattolico e come incidere realisticamente sull'opinione pubblica nazionale e locale

di Davide Imeneo

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Con Vincenzo Varagona, presidente nazionale dell'Ucsi, ci siamo proiettati al "giorno dopo" della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. A lui abbiamo chiesto quale presente per il giornalismo cattolico e come incidere realisticamente sull'opinione pubblica.

Varagona (Ucsi): «Giornalismo cattolico, serve più coraggio»

Vice caporedattore del Tgr Marche, collaboratore di Avvenire e Famiglia Cristiana, Vincenzo Varagona dal 2021 è il presidente nazionale dell’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi). Lo abbiamo intervistato in occasione della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali (Gmcs).


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Qual è la parte del messaggio del Papa per la Gmcs che più ti ha colpito?

In realtà sono rimasto colpito dalla grande attenzione che il Santo Padre ha sempre rivolto al mondo della comunicazione. L’ultimo messaggio si focalizza nei confronti dei giornalisti, con un richiamo da parte di papa Francesco a tornare alla capacità di inchiesta. Mi colpisce molto il tentativo di entrare nel cuore e della testa dei giornalisti; tra i vari spunti forniti evidenzierei il passaggio sull’assenza di giudizio, cioè ci la capacità da parte di un giornalista anche di cambiare idea.

Cosa possiamo fare per attuare questa sua lettura/indicazione?

Come Ucsi abbiamo attivato format professionali con i quali invitiamo i giornalisti a seguire i consigli del Papa. A partire dal giornalismo costruttivo che ripercorre i temi fortemente sostenuti dal Santo Padre. Si esce dalla crisi dei giornali solo se si entra in empatia coi lettori.

Secondo te la Chiesa ha abbastanza a cuore la comunicazione?

La Chiesa ha molto a cuore la comunicazione. Il problema centrale è la frequenza: in questo senso si è cambiato molto. Basti pensare al successo di VaticanNews, ma a tantissimi investimenti fatti dalla Santa Sede per modificare un modello concettuale desueto. Faccio un altro esempio: la grande novità introdotta dall’Osservatore Romano con l’Osservatore di strada dedicato alle fragilità. O rigenerarsi o scomparire: la Chiesa, oggi, ha tracciato la strada e sono tutti gli altri a doversi accodare.


PER APPROFONDIRE: Ucsi Calabria, una boccata di spiritualità per i giornalisti cattolici


Come si può restare cattolici pur lavorando (da giornalisti) per testate che non lo sono?

Il giornalista deve avere uno stile: tutti i giornalisti che aderiscono a una Carta deontologica svolgono servizio pubblico. La vera sfida è il coraggio della testimonianza e, come ci dice il Papa, di invertire la gerarchia delle notizie.

Quali saranno, secondo te, le prossime sfide che attendono la comunicazione della/nella Chiesa?

Per comunicare occorre testimoniare; la congruenza pedagogica è fondamentale. Le divisioni all’interno della Chiesa non influiscono positivamente in questo processo. Occorre maggiore capacità comunicativa e credibilità sugli strumenti di comunicazione.

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