Avvenire di Calabria

Nato nel cuore della Calabria, il progetto dell’associazione Spazio Aperto valorizza l’artigianato, dando una seconda chance a chi vive condizioni di fragilità

Intrecci per ricucire la vita, così il telaio diventa arma di riscatto per le donne

Intervista alla referente di Intrecci di Vita 2.0, Silvia Muraca che ci racconta l'esperienza avviata un anno fa volta a recupera una antica tradizione artigianale

di Francesco Chindemi

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Si chiama "Intrecci di Vita 2.0". Un’idea nata quasi da una scommessa. In Calabria si parla da anni dell’opportunità di costruire reti per la valorizzazione della filiera agro-tessile in chiave innovativa e sostenibile. E così un’associazione guidata in prevalenza da donne, "Spazio Aperto", ha raccolto la sfida, facendosi promotrice dell’iniziativa in ottica inclusiva. Grazie al 5xmille, ha acquistato i primi telai i primi telai e poi ha pensato di coinvolgere donne provenienti, in particolare, da percorsi di fragilità.


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“Intrecci di vita 2.0” si propone di offrire una seconda possibilità a quante, per diversi motivi, si sono trovate improvvisamente senza lavoro o vogliono acquisire un’autonomia che non sia solo economica, ma anche sociale, per iniziare di nuovo a ricucire i tasselli della propria vita. Siamo andati a conoscere questa realtà. Vi riproponiamo l'intervista a Silvia Muraca, referente dell'iniziativa che sulle pagine di Avvenire di Calabria, in edicola domenica scorsa con il quotidiano nazionale Avvenire, ha illustrato il progetto.

🎧 È possibile, inoltre, ascoltare qui l'approfondimento del podcast Good Morning Calabria dedicato a "Intrecci di Vita" e alle sue donne 👇

Rinascere dietro a un telaio, in Calabria tante donne lo fanno

Riscoprire le proprie radici per tornare a guardare al futuro con rinnovata speranza. È il principale motivo che sta alla base del progetto “Intrecci di Vita 2.0”. L’iniziativa è nata nel cuore della Calabria, tra borghi collinari della fascia ionica catanzarese Squillace e Girifalco con il sostegno di “Fondazione con il Sud” ed “Enel cuore Onlus”.


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L’obiettivo, spiega la referente Silvia Muraca, è «favorire l’occupazione femminile nel settore tessile e, allo stesso tempo, valorizzare questa antica tradizione artigiana della nostra regione». Ma la vera ambizione è aiutare le donne in difficoltà a ricucire davvero i pezzi della loro vita, contribuendo a restituire loro un’autonomia anche economica.

Silvia è un progetto davvero ambizioso. A quali donne, in particolare, vi rivolgete, e con quali finalità?

Il progetto si rivolge a donne in condizioni di svantaggio sociale ed economico. Attraverso un percorso di formazione sulla tessitura e alla realizzazione di tirocini in laboratori tessili e sartoriali puntiamo proprio a favorire lo sviluppo di competenze in linea con i bisogni e le vocazioni dei borghi interni della Calabria. Quindi lo scopo è incentivare l’occupazione femminile, ma anche valorizzare il territorio dal punto di vista economico, sociale e culturale.

Insomma, non è soltanto un’operazione economica, ma anche sociale?

Sì, soprattutto sociale. Stiamo lavorando proprio per la creazione di una rete tessile sociale che metta insieme soggetti pubblici e privati che operano nella filiera agrotessile calabrese.


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Vogliamo sperimentare azioni positive di inserimento lavorativo di donne in situazioni di fragilità all’interno del settore tessile. Insomma, il telaio diventa strumento di inclusione sociale e lavorativa, ma anche di sviluppo locale. In Calabria si parla da anni della filiera dell’agrotessile e con “Intrecci di Vita 2.0” noi proponiamo l’inserimento degli aspetti sociali all’interno dei processi di filiera puntando proprio sul coinvolgimento di soggetti svantaggiati in percorsi di inserimento lavorativo, promuovendo la collaborazione con gli artigiani locali che ad oggi si sono dimostrati molto sensibili a questo aspetto.

In una regione come la Calabria in cui ancora accentuato è il divario di genere nel mercato del lavoro, l’impatto positivo di operazioni simili potrebbe contribuire a migliorare anche il contesto economico del territorio. Non crede?

Certamente. Infatti, stiamo proprio lavorando in questa direzione. Il corso formativo realizzato nell’ambito del progetto ha trasferito alle nostre corsiste delle competenze teoriche e pratiche realmente spendibili nel settore tessile. I laboratori tessili artigianali del territorio hanno bisogno di manodopera qualificata e interventi formativi di questo tipo non ce ne sono molti.

Quindi “Intrecci di vita” è sicuramente una buona pratica che avrà un impatto positivo sul territorio e che potrà essere anche esportata in altri contesti dove la tradizione culturale tessile è ancora presente e può essere riscoperta e valorizzata.

Alcuni telai utilizzati per il progetto Intrecci di Vita 2.0

Avete già realizzato qualcosa?

Nel nostro caso attraverso la creazione di una linea di borse e accessori le nostre future tessitrici hanno la possibilità di costruirsi una professionalità e aspirare ad un’autonomia socioeconomica.

In tal senso avete pensato ad iniziative specifiche, ad esempio per incentivare l’autoimprenditorialità?

Un altro strumento che il progetto mette a disposizione è un corso di formazione gratuito sull’autoimprenditoria femminile rivolto a donne non occupate proprio per incentivare la creazione di nuove imprese autonome tessili-sartoriali, ma anche in altri settori dell’artigianato. È anche in fase di realizzazione un laboratorio artigianale tessile a Squillace presso una delle sedi del partner Fondazione Città Solidale che stiamo allestendo con telai tradizionali e tutto l’occorrente per avviare una una produzione artigianale di borse e accessori moda.


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Le nostre nuove tessitrici saranno ambasciatrici della “Slow fashion”, quindi una produzione tessile sostenibile che tenga conto del ciclo di vita di ogni manufatto, riducendo il più possibile l’impatto ambientale attraverso il riuso creativo degli scarti, il recupero e la trasformazione di abbigliamento usato e l’utilizzo di fibre tessili ecologiche.

Cosa vi aspettate?

Ci aspettiamo la partecipazione di molte donne e crediamo che alla fine di questo percorso potranno nascere nuove realtà imprenditoriali artigianali in tutto il territorio regionale.

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