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Immaginate un paese dalle mille colline, dove è un esplodere di massa verde e vigorosa. Dove la terra è rossa e il sole al tramonto sembra sollevare lingue di fuoco. Immaginate un paese dove si vedono scalare su ripidi pendii file di donne e bambini: scendono alla fonte, hanno camminato per 5-6 chilometri, hanno riempito bacinelle di plastica e se le sono posate reciprocamente sul capo, i raggi del sole si riflettono nell’acqua dei recipienti; poi si sparpagliano verso capanne di argilla.
Questo è il Ruanda dove vivo dal 2007, quando mi recai in Ruanda per aiutare una suora italiana, precisamente nella parrocchia di Nkanka. Qui ho avuto la fortuna d’incontrare un gruppo di volontari medici che facevano parte del Mo.C.I. (Movimento per la Cooperazione Internazionale), che ogni anno venivano in Ruanda per formare medici locali, creare e sovvenzionare progetti nelle varie parrocchie nella diocesi di Cyangugu, per aiutare e sostenere i poveri, orfani, vedove.
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Ho cominciato a collaborare con loro e ho conosciuto Santo Caserta, responsabile del Mo.C.I., che, in una delle sue missioni a Cyangugu, mi ha affidato il coordinamento del Centro URUGWIRO, che nella lingua locale , il Kinyarwanda, significa “TENEREZZA”. È un centro diurno d’accoglienza per bambini, giovani e adulti con disabilità, realizzato dal Mo.C.I. nella parrocchia di Nkanka, diocesi di Cyangugu, al sud del Rwanda, al confine con la Repubblica Democratica del Congo e il Burundi, sul lago Kivu, in mezzo ad una natura meravigliosa, molto simile alle regioni montuose della Calabria.
Muoversi per cooperare all’estero: ecco ciò che i volontari del Mo.C.I. hanno sempre svolto in Ruanda. Ed io ho avuto la possibilità e la fortuna di far parte del volontariato ma, come missionaria, per rimanere a vivere qui ed esser in completo servizio in questo centro diurno per disabili mentali, fisici e sordo muti.
«L’amore se non lo tocchi non c’è». Essere missionaria è dedicarsi non ad un lavoro ma ad un atto d’amore verso l’uomo che si considera prima di tutto figlio e fratello. Un amore fatto di gesti nei confronti dell’altro, fatto di cose donate all’altro, fatto di soldi spesi per l’altro.
L’idea di creare un centro d’accoglienza per disabili nella parrocchia di Nkanka, é stato per motivi connessi soprattutto all’estrema miseria della zona e alle credenze popolari, che generano il rifiuto delle persone con handicap mentali e fisici – ancora oggi il “disabile” é persona da allontanare perché considerata “maledizione del cielo” – questi ragazzi, molti dei quali sono abbandonati soprattutto dal padre e vivono solo con la madre o a volte con la nonna, non dispongono di alcun punto di riferimento.
Il centro nasce, quindi, da un bisogno, prima di tutto sociale, ed ha come obiettivo principale l'assistenza medico-sociale dei bambini nati con handicap mentale; aiutarli a rendersi conto che sono uguali in dignità e diritti; garantirgli un'istruzione primaria completa; rendere quanto più indipendente possibile e promuovere la moralità, l'igiene e il rispetto nei rapporti interpersonali.
Ecco il risultato di un amore fatto di gesti nei confronti dell’altro, fatto di cose donate all’altro, fatto di soldi spesi per l’altro. Il Centro URUGWIRO è un riferimento importante per queste famiglie che hanno figli con disabilità, perché danno loro speranza e sostegno nella loro vita.
PER APPROFONDIRE: Reggio Calabria-Ruanda, un gemellaggio di amore e fede
È bello lavorare qui, insieme ai sacerdoti rwandesi e a tutti i fedeli della parrocchia di Nkanka, in comunione con la Chiesa di Cyangugu, di cui ormai mi sento parte attiva e alla quale partecipo nel processo sinodale voluto da papa Francesco e nella quale testimonio, con la mia presenza, la solidarietà, la condivisione e la fratellanza della Chiesa di Reggio Calabria-Bova.
*Missionaria in Ruanda
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