Avvenire di Calabria

Memoria e identità da salvaguardare, ecco la storia del piccolo tempio da anni preda di abbandono e degrado

Chiesetta dell’Itria di Gallico, un “gioiello” da salvare

All'interno è custodito un antico altare appartenuto all'antica cappella del Sacro Cuore della vecchia Cattedrale reggina distrutta dal sisma del 1908

di Domenico Mazzù

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È una delle testimonianze "superstiti" di antica devozione nella città di Reggio Calabria, la chiesetta dell'Itria di Gallico. Ma il suo pregiato altare appartenuto alla cappella del Sacro Cuore della vecchia Cattedrale di Reggio Calabria distrutta dal terremoto del 1908 rischia di andare in rovina insieme al resto dell’edificio. Da tempo il piccolo tempio, da quattro secoli luogo caro ed identitario tra gli abitanti del quartiere, è preda di incuria e abbandono.

Il prospetto attuale della Chiesa dell'Itria

Chiesa dell'Itria di Gallico, testimonianza superstite di antica devozione

Tra le chiese più antiche e venerande esistenti nel territorio di Gallico, vi è quella della Madonna dell’Itria, fondata da Carlo Galante nella seconda metà del seicento ed edificata su un terreno di sua proprietà nella contrada Pietre della Zita. La chiesa originaria, in seguito ad un evento rimasto sconosciuto, fu abbandonata e ricostruita in altro sito, nella medesima contrada.


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Anche il secondo edificio, nei pressi del quale, durante la peste del 1743, trovarono sepoltura molti cadaveri, danneggiato forse dal terremoto del 1783, fu abbandonato e nel 1844 la chiesa trovò sede in un antico casolare adattato opportunamente, situato sulla via Consolare, attuale via Nazionale di Gallico marina dove tuttora si trova.

L'antico altare appartenuto alla vecchia Cattedrale di Reggio Calabria distrutta dal terremoto del 1908

Alla fine dell’800 lo jus patronato passò dai Galante ai Musitano e in seguito ai Sarlo che dopo il terremoto del 1908, abbellirono la chiesa con stucchi, ancora parzialmente esistenti, inoltre dalla loro chiesa di Sant’Anna, in zona Sbarre, distrutta dal terremoto e mai più ricostruita: «portarono gli arredi nella loro chiesa dell’Itria di Gallico», nella chiesa fu anche trasferito un pregevole altare in marmo. Il confronto tra una foto d’epoca, di inizi ‘900, nella quale è ritratto l’altare della cappella del Sacro Cuore nell’antico Duomo di Reggio e l’altare della Chiesa dell’Itria, attesta inequivocabilmente, che quest’ultimo, eretto in questa chiesa negli anni ‘20, quando era ancora di jus patronato del marchese Sarlo, proviene dalla vecchia Cattedrale.

L'altare come si presentava nella cappella del Sacro Cuore della Vecchia Cattedrale prima del terremoto del 1908

Per reimpiegare l’altare nella chiesa di Gallico furono necessari opportuni adattamenti. Il tabernacolo fu abbassato di quota, fu rifatta una tarsia in finto marmo, inoltre sono visibili le tracce di un’iscrizione nel tondo del paliotto che nella nuova sistemazione non ebbe più senso mantenere. I pregevoli e rari marmi dell’altare sono il rosso levanto, verde alpi, verde di Trapani e rosso di Taormina, bellissima la conchiglia che sovrasta la porta del tabernacolo.

Particolare del tabernacolo

Sono numerosi i casi di riutilizzo di altari appartenenti a chiese di Reggio distrutte o danneggiate dal terremoto del 1908 e rimontati in chiese della ricostruzione, ricordo a tal proposito l’altare di San Giovanni di Matha nell’omonima cappella dell’antico Duomo che fu ricomposto con le sue splendide tarsie marmoree, nella Chiesa del Carmine in Reggio o quello della chiesa del Santo Cristo, anche questo già nell’antico Duomo.

La testimonianza del vescovo Converti

Della cappella del Sacro Cuore nell’antico Duomo di Reggio da dove proviene l’altare della Chiesa dell’Itria, l’arcivescovo Converti, in occasione della sua visita pastorale alla Cattedrale, scrisse che: «Era questa una cappella abbandonata dai propri patroni signori Sacco è la prima scendendo dal lato dell’Evangelo. Nel 1873 per opera delle largizioni dei fedeli, raccolte dal reverendo sacerdote Giuseppe Casile di Reggio, fu rifabbricata ed ornata la presente cappella con decorazioni a stucco ornati ad oro di pennello: la volta è di mattoni. Nel 25 marzo 1873 Sua eccellenza reverendissima con decreto ha eretto in questo altare e in questa cappella l’aggregazione dell’Apostolato della preghiera».


PER APPROFONDIRE: San Giorgio al Corso e la famiglia Strozzi: una storia inedita a Reggio Calabria


L’altare in legno fu in seguito, con le offerte dei fedeli, sostituito da altro pregevole in marmo. La Chiesa dell’Itria con i suoi quattro secoli di storia è sempre stata percepita dagli abitanti del rione “Scaccioti” come un segno identitario e un luogo particolarmente caro e venerando. Il noto critico d’arte Tommaso Montanari ( Chiese chiuse, Einaudi 2023) a proposito delle chiese chiuse e abbandonate, nel sottolineare la loro «importanza storica e artistica» dice non a caso «proviamo a non pensare a ciò che noi possiamo (dobbiamo) fare per le antiche chiese, ma cosa esse possono fare per noi».

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