Padre Sergio Ucciardo saluta Reggio Calabria: «Qui ho trascorso otto anni fondamentali della mia vita»
Il gesuita lascia una grande eredità a tante coppie e ragazzi che ha formato e accompagnato nella vocazione alla sponsalità
Con il nuovo anno, riprendiamo il nostro viaggio alla scoperta delle comunità parrocchiali della arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, dando spazio soprattutto a quelle che da poco hanno accolto un nuovo pastore. Questa volta facciamo tappa presso la parrocchia di Santa Maria Odigitria, nel quartiere reggino di Sbarre, conosciuta anche come la chiesa dell’Itria o, nel gergo popolare, delle “catene” per via delle grosse catene che cingono la piazzetta antistante il tempio. Da qualche mese a guidare la comunità c’è monsignor Giacomo D’Anna.
Cosa significa per un sacerdote iniziare un nuovo ministero dopo aver servito per oltre vent’anni una comunità di cui è stato guida e padre? L’esperienza di monsignor Giacomo D’Anna, per tutti semplicemente don Giacomo, sicuramente aiuta a comprenderlo.
Il 3 settembre dello scorso anno, accolto dai fedeli, ha fatto il suo ingresso ufficiale nella parrocchia di Santa Maria Odigitria. A distanza di qualche mese, siamo andati a trovarlo per raccogliere la sua testimonianza di pastore alla guida di un nuovo gregge. «Sono particolarmente felice di aver iniziato questa nuova storia», dice con il solito tono gioioso, da sempre tratto distintivo del suo ministero pastorale.
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I 27 anni alla guida della comunità di San Paolo alla Rotonda, nel centro storico, sono stati davvero tanti, ma «quell’esperienza - aggiunge - mi è servita per crescere umanamente e, soprattutto, spiritualmente nel mio essere sacerdote». Sta proprio qui il segreto che, poi, così tanto segreto per un parroco non è. Infatti, continua, «proprio grazie al bagaglio che mi porto da quell’esperienza, oggi posso affrontare, con la stessa gioia e rinnovato impegno, il nuovo cammino. C’è sempre un elemento che mi accompagna: la scelta, fatta ormai tanti anni fa, di voler essere a servizio della gente, in mezzo alla gente».
Un «servire» dinnanzi al quale non c’è l’una o l’altra. «Ogni comunità, seppur nella sua diversità, è espressione dello stesso modo di essere Chiesa». Tuttavia, per come già abituato all’iperdinamismo, monsignor D’Anna non ha esitato a mettersi accanto, fin da subito, alle tante e «vivaci» realtà che da anni animano la parrocchia dell’Odigitria.
Dai gruppi di spiritualità («fondamentali nella vita della parrocchia»), all’apostolato della preghiera, fino alle aggregazioni laicali rappresentate dall’Azione Cattolica, dagli Scout Agesci e dall’Oratorio ispirato a Don Bosco, all’importate presenza della Caritas. «In questi mesi stiamo imparando a conoscerci sempre di più», dice ancora don Giacomo che è anche neo cappellano dei vigili del fuoco, incarico storicamente ricoperto dai parroci dell’Itria, vista la prossimità con il comando provinciale.
PER APPROFONDIRE: Monsignor D’Anna presenta il suo ultimo libro presso la comunità dell’Itria
Monsignor D’Anna ama citare uno slogan a lui caro fin dai tempi dell’arcivescovo Mondello: «La comunione per la missione. Il mio impegno, come pastore - continua - è quello di tener unito questo gregge, camminare e, allo stesso tempo, crescere insieme e uniti, uscire a portare al mondo un annuncio di gioia». «Essere testimoni di gioia, essere testimoni di amore, non è semplicemente uno slogan pubblicitario, ma - conclude - deve essere l’impegno prioritario di ogni comunità. Noi, confidando nell’aiuto di Dio e nella collaborazione di tanti amici, stiamo cercando di fare la nostra parte».
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Dal valore della sinodalità alle nuove sfide comunicative. Sono alcuni temi che abbiamo approfondito insieme all’Assistente generale di Azione Cattolica.
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