Avvenire di Calabria

La dipendenza da cellulare può diventare malattia

Secondo uno studio la fascia di età più colpita sarebbe quella tra 18 e 25 anni giovani con bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Siete ansiosi per la batteria del cellulare scarica o nervosi per l’esaurimento del credito telefonico? Vi provoca un senso di smarrimento la mancanza della rete? Attenti, potreste incappare in una vera e propria ossessione per lo smartphone, quella che gli esperti definiscono “nomofobia” che, oggi, colpisce molte persone in tutto il mondo, compresi tanti italiani.

È quanto emerge da uno studio della Scuola di psicoterapia Erich Fromm, realizzata in occasione del XVIII Congresso mondiale di Psichiatria dinamica.

Secondo le stime dell’Università di Granada, la fascia di età più colpita sarebbe quella tra i 18 e i 25 anni, giovani con bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali che sentono il bisogno di essere costantemente connessi e in contatto con gli altri attraverso il telefono cellulare.

A giudizio dei ricercatori dell’Università federale di Rio de Janeiro, la nomofobia è da considerare una dipendenza psicologica, piuttosto che un disturbo d’ansia. Si parla di nomofobia quando una persona prova una paura sproporzionata di rimanere fuori dal contatto con la rete mobile, con effetti fisici simili all’attacco di panico, quali mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato.

E nonostante ci siano all’attivo ancora un numero ridotto di ricerche sul tema, già nel 2014 gli italiani Nicola Luigi Bragazzi e Giovanni Del Puente, ricercatori dell’Università di Genova, avevano proposto di inserire questa patologia nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM–5).

Tuttavia, lo smartphone, se usato in modo appropriato, può assolvere a tre importanti funzioni psicologiche: regola la distanza nella comunicazione e nelle relazioni, gestisce la solitudine e l’isolamento.

La dipendenza da cellulare è stata analizzata in passato anche dall’ente di ricerca britannico YouGov, dove emerge che più di sei ragazzi su dieci tra i 18 e i 29 anni vanno a letto in compagnia del telefono e oltre la metà degli utenti di telefonia mobile (53%), tendono a manifestare stati d’ansia quando rimangono a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete oppure senza il cellulare.

La ricerca evidenzia inoltre che gli uomini tendono ad essere più ansiosi e che circa il 58% di loro e il 48% delle donne soffrono di questa nuova sindrome.

Ma quali sono i campanelli d’allarme che ci fanno comprendere i rischi di una tale situazione? Ad esempio usare regolarmente il telefono cellulare, trascorrere molto tempo su di esso, avere uno o più dispositivi, portare sempre il carica batterie con sé per evitare che il cellulare si scarichi, sentirsi nervosi al pensiero di perdere il proprio portatile, guardare lo schermo del telefono per vedere se sono stati ricevuti messaggi o chiamate. In quest’ultimo caso si parla di un particolare disturbo definito “ringxiety”, crasi delle parole inglesi “ring” (squillo) e “anxiety” (ansia).

Articoli Correlati