Avvenire di Calabria

Il consigliere regionale del Pd nel mese di marzo ha devoluto lontano dai riflettori la sua indennità al “Bianchi - Melacrino - Morelli” di Reggio Calabria

La donazione silenziosa di Nicola Irto al Gom

Redazione Web

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Ci sono gesti di solidarietà che valgono tanto. E gesti che valgono ancora di più perché non ostentati. Atti di piccola o grande generosità che contribuiscono, almeno in parte, ad alleviare le necessità delle persone in difficoltà o degli ospedali, sottoposti in questi mesi a un’emergenza tanto difficile quanto inattesa. In tempi di coronavirus sono state numerosissime le donazioni che il mondo delle associazioni, il no profit, le imprese, i rappresentanti delle istituzioni e i politici hanno compiuto per sostenere la battaglia contro il Covid-19.

Pagine molto significative di condivisione, di impegno, di sacrifici. Mascherine, guanti, igienizzanti, dispositivi di protezione individuale, ma anche i respiratori polmonari che, nel momento di massima pressione sui reparti di terapia intensiva, hanno contribuito (e contribuiscono tutt’ora) a salvare vite umane.

Tra chi ha preferito non rendere nota la propria generosità vi è il consigliere regionale reggino Nicola Irto. Già presidente dell’Assemblea, oggi unico rappresentante della città dello Stretto del Pd in ufficio di presidenza, Irto nel mese di marzo ha devoluto la sua indennità al Grande ospedale metropolitano “Bianchi - Melacrino - Morelli” di Reggio Calabria. Una decisione che l’esponente politico non ha ritenuto di rendere di pubblico dominio, almeno a mezzo stampa, ma che è divenuta ufficiale nel momento in cui è stata pubblicata la delibera di accettazione della somma da parte dell’amministrazione dell’ospedale.

Interpellato dall’Avvenire di Calabria, Nicola Irto ha commentato: «Non volevo dare pubblicità a questa mia iniziativa, che però ho ritenuto un doveroso gesto di solidarietà verso l’ospedale della mia città. È necessario che ciascuno di noi dia alla società in base alle capacità e riceva in base al bisogno. Il coronavirus è una prova difficilissima a cui l’umanità è sottoposta: è nostro dovere trarne gli insegnamenti necessari per costruire una società migliore, con una sanità pubblica e gestita dallo Stato, un sistema di welfare efficiente e un modello di sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente».

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