Avvenire di Calabria

Una prof di religione ci porta all'interno delle attese di ogni docente il giorno prima dell'inizio delle lezioni scolastiche

La missione della scuola? Educare alla cultura

Secondo la professoressa Fortani, «l’identità di spazio culturale che appartiene alla scuola va confermata e tutelata»

di Caterina Fortani *

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La missione della scuola? Educare alla cultura. Tra le tante aspettative che circolano in queste ore tra il corpo docente non va persa l’originalità dell’impegno formativo. La conoscenza è il trampolino per il futuro.

La missione della scuola? Educare alla cultura

L’avvio dell’anno scolastico è sempre carico di progetti, di propositi, di aspettative, sia per i docenti che per gli studenti, sul finire dell’estate si riapre un tempo privilegiato di scoperta e di crescita nella cultura e nelle relazioni, quali che siano le modalità operative.

Che siano le aule vuote e silenziose a riempirsi nuovamente di voci e presenze, o che sia uno schermo scuro a prendere vita con i volti di alunni e insegnanti, la storia ricomincia, sempre nuova e imprevedibile, prodiga di emozioni e di esperienze.

Per questo la magia del primo giorno di scuola non deve essere turbata dall’atmosfera di incertezza e precarietà che sta caratterizzando questo momento storico, ma, a maggior ragione, amplificata e custodita per il resto dell’anno rinnovando sempre la gioia di ritrovarsi e di riscoprire il senso di appartenenza, l’euforia di intraprendere una nuova tappa del cammino, la curiosità di apprendere e comprendere.


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Pur nella consapevolezza delle molte criticità da affrontare, l’identità di spazio culturale e la missione di agenzia educativa che appartengono alla scuola vanno confermate e tutelate, in presenza o a distanza, affinchè essa resti un punto di riferimento certo per il singolo e per la collettività.

Fortunatamente questo sta avvenendo, dall’interno stesso del mondo scolastico, con una sinergia tra tutte le sue componenti, che di volta in volta si adattano alle necessità dettate dalle contingenze, perchè la forza della scuola, non sta nelle strutture, nei ritrovati tecnologici, nelle rivoluzioni organizzative, nell’apparato burocratico, sta nell’elemento umano, nella sua innata attitudine ad autotrascendersi, spostando sempre più avanti il limite delle sue possibilità.

Sia nello studente che nell’insegnante si accende, anno dopo anno, il desiderio di andare oltre, in una reciprocità motivazionale che arricchisce e perfeziona i ruoli, per questo l’attuale apparenza di crisi può nascondere una fase evolutiva che coniughi l’innovazione tecnologica e metodologica con le più antiche dinamiche dell’insegnamento-apprendimento che legavano il maestro al discepolo.


PER APPROFONDIRE: La lettera del vescovo agli alunni: «A scuola per imparare a pensare»


In questo tempo, in cui risulta evidente l’urgenza di un recupero antropologico, cresce infatti sempre di più la responsabilità educativa del docente che deve operare, in modo sano e incisivo, nel presente dei giovani per indirizzarli verso il loro futuro come individui strutturati, consapevoli di se stessi sul piano cognitivo, sociale, psico-emotivo, offrendo modelli culturali e paradigmi esistenziali di qualità e competitivi rispetto ai messaggi della società contemporanea che spingono verso l’individualismo, il nichilismo, il vuoto etico.

L’obiettivo trasversale, come si dice in gergo scolastico, deve essere mettere in relazione il valore della conoscenza con la pienezza dell’essere, e potrebbe essere sintetizzato nella formula semplice e immediata “più sai più sei” come stimolo per gli studenti a esplorare gli ambiti del sapere alla ricerca di se stessi, per presentarsi al mondo pronti ad una interazione costruttiva e migliorativa.


* Docente di Religione

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