
Fake news e infosfera: come aiutare i figli a distinguere il vero dal falso
Vi siete mai chiesti come le notizie false, le fake news, possano influenzare il comportamento,
“Spazio ai giornali per combattere le fake news”: Laurene Powell Jobs, vedova di Steve Jobs, fondatore di Apple, esprime questa convinzione agli studenti riuniti dall’Osservatorio Giovani Editori agli inizi di novembre 2018 a Firenze. Nelle parole di una donna che ben conosce le potenzialità e i rischi delle nuove tecnologie applicate alla comunicazione risuona il messaggio che i giornali, così come sono stati costruiti, possono anche cambiare o morire ma non deve morire il giornalismo. Non deve morire perché, nel tempo della globalizzazione dell’indifferenza, il suo servizio è ancor più necessario per la crescita di una società dal volto umano. Deve vivere perché, nonostante i suoi limiti, è uno dei più efficaci mezzi di contrasto alla menzogna.
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È sciocco negare che c’è un giornalismo dimezzato, che ignora i riferimenti etici che si è dato da sé stesso. Non si deve rinunciare alla critica e alla richiesta di fedeltà al compito che è la ragion d’essere di una professione ma occorre anche chiarire che gli autori delle fake news non sono giornalisti, sono fabbricanti e distributori di menzogne.
È allora interessante che Laurene Powell Jobs, una donna che vive immersa nel mondo digitale, raccomandi ai giovani di coltivare con passione il pensiero critico e siano loro a discernere tra il bene e il male e non siano altri a sostituirli in questo esercizio.
Il risveglio della coscienza non è un tema caro agli autori delle fake news, a loro non interessa il pensiero, non interessa l’etica, non interessa la dignità della persona, non interessa la ricerca della verità. Interessa il nulla dello scontro, del rancore, del disprezzo.
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Contro l’uso della menzogna il giornalismo gioca, dunque, una battaglia decisiva per la propria dignità, per la propria credibilità, per la propria missione: è un esercizio di professionalità, non è il sogno di anime belle.
L’antica battaglia tra la verità e la menzogna non coinvolge solo i media: la lotta diverrebbe impari senza il coinvolgimento della coscienza della persona e della società.
L’allarme suona da tempo, gridare indistintamente contro giornalismo e fake news è il segno di una fuga dalla responsabilità. È cercare un colpevole senza guardarsi dentro. Che sia Laurene Powell Jobs a ricordarlo non solo con le parole ma con l’impegno per la formazione scolastica ai media e con i media è un messaggio che incoraggia. Reagire alla menzogna smascherandola e denunciandola è possibile con la forza del pensiero, con la passione per il bene e per il vero.
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