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Un’iniziativa semplice ma potente, capace di dare voce al bisogno universale di pace: ogni settimana, tre poesie dedicate a questo tema saranno affisse all’ingresso della Chiesa di San Giuseppe al Corso di Reggio Calabria. L’iniziativa è promossa dai Poeti per la Pace, coordinati dal poeta Giovanni Suraci, e nasce grazie all’invito di monsignor Pasqualino Catanese, vicario generale della diocesi di Reggio Calabria - Bova e rettore della storica chiesa situata nel cuore del Corso Garibaldi.
Gli indifferenti, definiti da Antonio Gramsci come «…il peso morto della storia…», forse penseranno che si tratti di un gesto inutile. In realtà, i promotori dell’iniziativa ricordano che i poeti, la cultura e gli intellettuali hanno un ruolo determinante nello smuovere le coscienze.

Entrando nella monumentale Chiesa di San Giuseppe, fedeli, cittadini e turisti potranno soffermarsi sui versi dei poeti reggini e riflettere sulle tragedie che incombono nei teatri di guerra nel mondo. Un invito a superare l’indifferenza, la quale, come sottolineano i promotori, è «la strada più breve per giungere alla disumanità».
Per esprimere riconoscenza a padre Pasqualino Catanese e alla comunità della Chiesa reggina, l’avvocato Marina Neri, a nome dei Poeti per la Pace, ha indirizzato una lettera carica di significato.
«Senti il frastuono del mondo. Assordante e babelico, come animale famelico sbrana speranze, dilania sogni, uccide il Futuro. Sai che anche il Silenzio urla. Offeso dall'indifferenza, dai giochi dei veti incrociati, dal Risiko sulla pelle innocente, dalle ragioni di stato che hanno perso la bussola del buon senso.
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E tappi le orecchie. Forte. Forte. Per non sentire. Per ritagliarti un angolo di coscienza, per parlarti sopra il rumore, per confidare alla tua anima afflitta il peso ingombrante della sconfitta. L'Umanità che era vessillo della tua penna, Poeta, si è smarrita per milioni di sentieri, e tu… tu non la ritrovi.
Nello sguardo di un bimbo che muore non sai trovare più l'ispirazione, nelle mani di una madre straziata dall'impossibilità di nutrire non sai cercare la Ragione, nelle bocche inaridite di padri cacciati dalla loro terra non sai scovare promesse. La morsa della barbarie sta attanagliando persino il tuo cuore.
Lo senti, lo avverti, il gelo, come gramigna infestante, è galaverna sugli arti del mondo che non sanno offrire un abbraccio. E tu, Poeta, chi credi di essere ancora? Prometeo che dona fuoco alla Parola? Alla Verità in un mondo che insegue menzogna e regala ignominia?
Poi, un giorno, un Sacerdote decide di affiggere nella bacheca della Chiesa di San Giuseppe al Corso tre poesie diverse sulla Pace ogni settimana. Tu, Poeta, sussulti. Sai cosa sia il battito di ali di una farfalla, un granellino di polvere che inceppa un ingranaggio. Sai che se la Parola torna credibile, l'uomo rinchiude la barbarie dentro le prigioni della Storia.

E alta si eleva Poesia laddove Pace diviene Preghiera. Grazie don Pasqualino Catanese per avere compreso il valore della Poesia e della Parola, per essere guida e pastore in questo momento in cui la pecorella si è smarrita e, terrorizzata, chiede solo una goccia, quella che disseta, erode la roccia e scardina gli argini delle ottusità».

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