Avvenire di Calabria

La camicia insanguinata del giovane magistrato ucciso dalla mafia nel 1999 accolta presso il Comando generale della Guardia di Finanza

La reliquia del Beato Livatino in Peregrinatio al Comando della Finanza, Marcianò: «Il suo sacrificio esempio d’amore»

L'Ordinario militare per l'Italia ha ricordato la figura di «pellegrino di fede e giustizia»

di Redazione Web

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La reliquia del giudice ucciso dalla mafia, Rosario Livatino, testimone di fede e di giustizia inizia la Peregrinatio a Roma dal Comando generale della Guardia di Finanza. L'Ordinario militare d'Italia, monsignor Santo Marcianò: «La sua camicia intrisa di sangue diventi la nostra».

Ha preso il via presso il Comando generale della Guardia di Finanza, la Peregrinatio della reliquia del Beato Rosario Livatino a Roma. L'arcivescovo, monsignor Santo Marcianò, Ordinario militare per l'Italia, con un suo intervento ha introdotto una conferenza dal titolo "Livatino pellegrino di giustizia e di pace", proprio in ricordo del giudice beato ucciso da Cosa nostra il 21 settembre del 1990.


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«C’è ancora una parola che il Beato Livatino ci consegna e che per lui è stata fondamentale: l’amore», ha detto monsignor Santo Marcianò, rivolgendosi, in particolare, ai giovani allievi delle Fiamme gialle. Di seguito vi proponiamo il suo intervento integrale.

Beato Livatino, monsignor Marcianò: «La sua camicia intrisa di sangue diventi la nostra»

Ho avuto modo di approfondire la figura del giudice, del beato Rosario Livatino in altre occasioni ma è certamente significativo e essere qui, presso il Comando Generale della Guardia di Finanza e in una Assemblea di giovani in formazione che metteranno la vita a servizio della giustizia, della legalità, della sicurezza… a servizio soprattutto del bene comune.

Saluto e ringrazio il gen. Giuseppe Zafarana che ha voluto questo momento come occasione di riflessione che coinvolge tutti, credenti e non credenti, attorno al tema della “giustizia e della pace”. Saluto i relatori e tutti i presenti. Ma è in particolare a voi giovani che desidererei giungesse il mio saluto. Io mi sono lasciato coinvolgere - come persona, come vescovo, come ordinario militare - dal messaggio della vita e della morte di Rosario Livatino e vorrei che, attraverso questo Convegno che si svolge davanti alla significativa reliquia della sua camicia insanguinata, vi faceste coinvolgere anche voi.

La reliquia: la camicia insanguinata del Beato Livatino

Rosario Livatino è stato un operatore di giustizia. Come egli stesso dice con molta chiarezza in uno dei pochissimi interventi di cui disponiamo, la cosa più importante del giudice è «decidere» e, in realtà, si può decidere secondo giustizia o in modo non conforme alla giustizia. Questo, per un giudice, è cruciale. Tutti, però, siamo chiamati a decidere e decidere – egli specifica - significa scegliere e scegliere è centrale nella vita, specie in età giovanile.

Voi avete scelto di preparavi a svolgere un compito… ma questa scelta non è fatta una volta per tutte e basta; piuttosto si compone di tante piccole scelte che vi obbligano a scegliere di volta in volta la giustizia, a diventare di volta in volta operatori di giustizia.

Il sacrificio del giovane giudice sia da esempio

Il messaggio del beato Livatino incita con grande forza a scegliere; e voi dovete imparare a scegliere, perché spesso oggi il mondo - la nostra cultura – ci mette dinanzi a scelte di cui non siamo consapevoli, perché, nel farle, non siamo liberi dai condizionamenti. Per scegliere, pertanto, bisogna conoscere, studiare e saper andare nella profondità delle cose, come fece il beato Livatino.

C'è, però, un passo in più che la sua figura ci suggerisce; egli non è stato solo un operatore di giustizia ma è stato un uomo giusto, perché non limitava il senso della giustizia al suo operare, non era in sintonia con la giustizia solo durante i processi o gli atti che scriveva; egli riteneva che la giustizia dovesse penetrare la sua vita, includendo le scelte fatte sul piano personale e sui comportamenti esterni. Tutto era in lui filtrato, permeato da questo senso di giustizia che lo rendeva un uomo giusto nell’essere.

Cari giovani, per scegliere cosa fare bisogna scegliere chi essere, questo è fondamentale. Ogni scelta della vita, per così dire, scaturisce dal nostro essere e, nello stesso tempo, costruisce il nostro essere. Scegliere di operare la giustizia e scegliere di essere giusto significa acquisire un alto senso di coerenza umana e professionale; coerenza che ci fa trasparenti, ci unifica, senza doppiezza e senza falsità. Scegliere cosa fare e scegliere chi essere significa crescere in questa consapevolezza, maturando personalmente.

Un messaggio d'amore e giustizia

Ma c'è ancora una parola che il Beato Livatino ci consegna e che per lui è stata fondamentale: l'amore. L'amore non è contrario alla giustizia ma è qualcosa in più; l'amore vede oltre la giustizia. Colpisce che egli dicesse di vedere sempre oltre le sue carte. Pensate: le carte di un giudice possono essere anche molto pesanti, noiose, impegnative… Ebbene, dietro questo, lui riusciva a intravedere i drammi delle persone, le loro fatiche, le loro storie. E questo gli permetteva di scegliere secondo giustizia, senza dimenticare il criterio dell'amore, del bene comune, del bene di ogni persona.


PER APPROFONDIRE: Scilla accoglie le reliquie del giudice Livatino


Un amore che egli sapeva attingere all’amore stesso di Dio. Ed è questo l’augurio che faccio anche a voi: che, come il Beato Livatino, possiate diventare operatori di giustizia, crescendo come esseri umani giusti, cioè capaci di vedere oltre e intravedere sempre, in ogni atto e in ogni scelta, l’amore, a cui ricondurre tutto. Auguri e buon cammino.

Monsignor Santo Marcianò - Ordinario militare per l'Italia

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