Avvenire di Calabria

DOSSIER/1. Il primo giorno di scuola visto con gli occhi di una prof

La «resistenza» dei docenti, veri punti di riferimento

Redazione Web

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di Giovanna Monorchio * - Gli amanti delle statistiche dicono che da quest’anno a scuola non ci sarà più nessun alunno iscritto nato nel 1900, il secolo ancora “nostro”. Parto da questo dato per dichiarare fin da subito il mio stupore davanti al tempo che ci scorre tra le mani fondamentalmente indifferente a noi docenti che, proprio in questi giorni di avvio del nuovo anno scolastico, diligentemente lo “gestiamo” suddividendolo in minute ore tra percorsi curriculari, moduli, verifiche, potenziamento, recupero.

Nessun alunno più nato prima del 2000. Come a dire che il tempo avanza, la tecnologia progredisce, le esigenze cambiano, ma la scuola continua a gestire questo magma fluido cercando di dargli forma e di indirizzare il tutto di ognuno verso un senso.

Ecco, se devo pensare al ruolo educativo del docente oggi, penso per prima cosa al “dare un senso” in un’età precaria, un senso di marcia, un indirizzo che a partire dalle indicazioni nazionali sia poi capace di offrire nel concreto una direzione ragionevole e valida al percorso di ognuno.

La scuola non ci pensa proprio ad abdicare al proprio connaturato compito e gli insegnanti non cedono di un millimetro di fronte alla bellezza e alla responsabilità di questo impegno, con un sorriso sul volto, idee chiare nella testa e sempre un libro in mano: solo un insegnante può scoprire, correggere, incoraggiare, valutare, discutere di limiti e successi, andare oltre gli insuccessi, avvicinare i sogni, accompagnare, dare fiducia, non accondiscendere al buonismo inutile, spingere al miglioramento, educare alla fiducia e, perché no, a credere nella felicità.

Il ruolo educativo dell’insegnante non passa e non cambia, non è come il tempo: resta e rimane, dura per sempre. Cambia certo metodi e strategie, ma non intacca la sostanza.

E se un insegnante non riesce o sbaglia – siamo persone, può capitare – ecco lì accanto un altro suo collega, perché nella scuola non siamo individui che rappresentano sé stessi, ma siamo una comunità e così pensiamo e programmiamo.

Un solo docente bravo non basta e, secondo me, nemmeno serve: servono i Consigli di Classe – oggi più che mai – servono i Collegi Docenti e tutti gli organi che la legge e la storia ci offrono per assolvere al meglio il nostro compito: solo lavorando insieme, infatti, il nostro ruolo educativo può avere efficacia e stabilità.

Non c’è prezzo per un ruolo di tale portata come non c’è nulla di più bello che guardare negli occhi i nostri alunni dal loro primo giorno di scuola fino all’ultimo; non è retorica e non è nemmeno facile, ma il ruolo del docente è traghettare da un porto ad un altro bambini e ragazzi in tappe continue, con qualunque vento e sopra qualunque mare. Ci siamo passati tutti e a tutti viene in mente quel nostro insegnante che un giorno ha detto o ha fatto.

Nel tempo che cambia, gli insegnanti restano un saldo punto di riferimento, l’unica figura capace di sanare e di salvare, di iniziare da capo, di non perdere mai la speranza.

* insegnante

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