Avvenire di Calabria

Il sindaco di Messina in vista del «G7» delle MetroCity del Mezzogiorno lancia una proposta per far ripartire l’economia locale

La ricetta di Accorinti: «Detassare lo Stretto»

Federico Minniti

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Renato Accorinti è vulcanico, lo è dal suo modo di salutare sino all’entrare in medias res rispetto ai temi di stringente attualità. La costante nei suoi quattro anni da primo cittadino di Messina è stata la ricerca di sinergie istituzionali nel merito dell’Area metropolitana dello Stretto con Reggio Calabria. «Cambiare le cose è sempre un fatto culturale; – afferma – questi processi sono lenti, ma non mi preoccupa il tempo, piuttosto l’input che io do».

Uno Stretto che unisce.
È un fatto che mi ha sempre affascinato tanto e sento che è una cosa giusta, sento che cambieremo tutti.

Ha una “buona prassi” a cui si ispira?
Budapest è Buda e Pest con un fiume nel mezzo. Cosa c’è di diverso da Reggio e Messina? Allora bisogna rigenerare la fierezza di appartenere a questa terra di una bellezza straordinaria.

Un tema teoricamente dibattuto, ma che manca di concretezza.
Mi chiedo e le chiedo: lo Stretto di chi è? Del privato o della collettività? Bisogna fare questo salto di qualità.

Quindi come fare?
Quindici anni fa avevo raccolto quindicimila firme per la flotta intercomunale; ossia delle navi di proprietà di comuni di Messina e Reggio Calabria. Il motivo è semplice: per far percepire che gli strumenti statali non è vero che non funzioneranno mai. Questo pensiero dominante è stato fatto artificiosamente per dirottare ingenti proventi nel privato.

Lei comprende bene che questo vorrebbe dire collegialità di intenti.
Quando sono andato da Renzi su otto problematiche che gli ho sottoposto ben sei erano dell’Area dello Stretto. Non penso al “mio giardino”, il “giardino” è più ampio.

Una delle proposte era la flotta intercomunale, le altre?
Fare nascere la Protezione Civile dello Stretto. Memori del terremoto del 1908 crediamo sia necessario scambiarci il knowhow, così i mezzi si raddoppiano, i piani di intervento diventano interscambiabili.

E sui servizi?
Al Governo ho chiesto la continuità territoriale per la mobilità sullo Stretto. In questo senso basta pensare alle Isole Eolie o a Venezia. Il residente paga meno del turista: è un diritto costituzionale, che finora è rimasto inosservato.

Serve condividere anche il bagaglio politico tra Enti.
Noi ci stiamo mettendo la faccia: la mia amministrazione ha avuto due assessori reggini, Tonino Perna e – adesso – Enzo Cuzzola. Dal 1948 non era mai successo.

E che tipo di collaborazione sta trovando dall’altra sponda?
Su ogni proposta che faccio provo a interloquire con Falcomatà per fare le cose insieme. Sicuramente, in lui, incide l’appartenenza a un partito che lo vincola in alcune scelte.

Si sente solo, è questo che ci sta dicendo?
No, questo no. Alcune cose le stiamo facendo assieme: la Protezione Civile ne è un esempio, un altro problema affrontato è stato quello relativo all’Alitalia, seppure questo è un tema quasi esclusivamente reggino. Noi abbiamo a pochi chilometri il quarto aeroporto di Italia che è Catania, ma non posso fare finta di nulla.

Anche perché l’aeroporto si chiama proprio dello Stretto.
E le aggiungo che può continuare a vivere solo se una parte dei messinesi sceglie di viaggiare da lì. Per incentivare questo, però, bisogna parlare di biglietto integrato.

L’assenza di infrastrutture è il “freno a mano tirato” del Meridione?
Tutto il sud da 150 anni è abbandonato dai governi e, aggiungo, è abbandonato anche per colpa dei finanziamenti “a pioggia”. Ora qualche cosa di diverso sta nascendo, come il Masterplan.

Di cosa si tratta?
Sono soldi destinati alle città metropolitane del Sud. Ci voglio progetti e supervisioni di tutte le fase annesse e connesse fino all’ultimazione dei lavori. Un controllo certosino e continuo: i soldi pubblici sono sacri, sono il sudore della gente. Però questi fondi, ad essere sinceri, non basteranno per cambiare il volto del Mezzogiorno.

Manca una vera intenzione politica del Governo.
Ci proveremo noi a stimolarla riunendo le sette città metropolitane del sud: Bari, Napoli, Cagliari, Reggio Calabria, Messina, Catania e Palermo.
Cominciamo “dal basso”: facciamo il nostro G7. Sarà il 22 maggio, proprio a Messina. Si tratta di un esperimento serio: la forza della protesta è nella proposta. Non c’è dubbio.

Cosa chiederete a Roma?
Defiscalizzazione e incentivi per investire al sud, in particolar modo, per tutte quelle imprese che operano nella trasformazione dei nostro prodotti che svendiamo altrove. Il valore aggiunto, infatti, è nella lavorazione.

Un altro tema comune è quello dell’accoglienza dei migranti.
Sono stato chiarissimo: diciamo no all’hotspot perché è un modello disumanizzante: non possiamo ammassare per mesi gente che per arrivare in Italia ha già subito violenze inaudite.

Fra un anno scade il suo mandato. Programmi per il futuro?
Io non mi sono presentato, sono stati i cittadini a fare una raccolta firme per chiedermi di candidarmi. Per me è chiaro che se non ci sarà una richiesta popolare per la mia ricandidatura, io non mi presento. Se la gente crederà ancora in noi, allora proverò a continuare questa esperienza.

E se a chiederglielo fosse Reggio Calabria?
Devo dire la verità: mi piacerebbe l’idea nel contesto di una simbiosi politica dello Stretto. La terra è di tutti. Ovviamente, restando con i piedi per terra, vorrei portare avanti il lavoro iniziato a Messina.

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