Avvenire di Calabria

Originaria della Serbia, ha iniziato un cammino di conversione nella comunità di San Giorgio Don Antonino Pangallo: «Nei giovani di oggi c’è tanta Risurrezione»

La storia di Sulijana: «Quella notte sono rinata un’altra volta»

Antonia Cogliandro

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Quando la fede è un cammino irto di prove, ma arrivi sino in fondo perché senti di non essere solo. È quanto è accaduto a Sulijana Jasarevic, la ragazza che, a 26 anni, ha scelto di essere battezzata nella veglia pasquale appena trascorsa. «Quella notte – dice – sono rinata un’altra volta, ho provato la gioia di essere grata al Signore per come non ci abbandona». Sulijana è una ragazza “solare”, che letteralmente è il significato del suo nome nella lingua del suo paese di origine, la Serbia. Ma tutti la chiamano Suli, che sarebbe solo il diminutivo se non fosse per la felice coincidenza con la parola sole (suli) in dialetto reggino. Questo è solo l’inizio di una serie di combinazioni che ritmano la sua vita, come quella che riguarda la sua data di nascita, il 2 aprile, festa di san Francesco di Paola, patrono della terra calabra dove ha trascorso metà della sua vita. Francesca è in virtù di questo, il nome di battesimo che ha scelto per la sua rinascita cristiana: «mi sento in sintonia con questo santo che si preoccupava di aiutare gli altri».

Questa generosità che le viene congeniale, ora la spinge ad imitarlo sempre più: «l’amore che Dio mi dà, cerco di donarlo agli altri». C’è una gioia, una spontaneità, uno slancio nelle sue parole, che contagia tutta l’aria intorno. Più volte ha avvertito questa chiamata sino a quel giorno di tre anni fa in cui, entrando in chiesa, è stata attratta da un’immagine del volto di Cristo che campeggiava nell’abside: «ho alzato lo sguardo, sembrava che sorridesse proprio a me». La Chiesa era quella di San Giorgio martire, diventata la sua parrocchia di adozione. Da quel giorno ne ha fatta di strada, attraverso i tanti momenti difficili che la vita le ha presentato, in ultimo la morte del padre, principale supporter della sua scelta, pochi giorni prima: «Dio mi ha messo alla prova, ha voluto vedere quanto sono forte, ma io non ho mollato». E così quella notte del sabato santo era in Cattedrale, con accanto tutti coloro con cui ha condiviso gioie e fatiche: «Sono stata fortunatissima ad avere accanto tante persone che mi hanno sostenuto, senza dimenticare don Pino Sorbara, che ha dato la spinta iniziale al mio cammino di fede». C’era, al suo fianco il padrino e grande amico Marco Caltagirone, c’era la sua famiglia, nel rispetto della sua scelta, c’erano tutti i suoi amici dell’Azione cattolica parrocchiale, la sua «famiglia allargata».

E c’era Lidia Caracciolo, che sarebbe riduttivo definire solo la sua “mentore”. «Sulijana – racconta – è segno per me dell’amore di Dio, un dono per tutta la comunità parrocchiale, le varie tappe che hanno segnato il suo cammino sono state una catechesi vivente per tutti. È stato edificante ascoltarla nella ricerca di quel legame con il Signore che ha sempre percepito nel suo cuore. È stato bello poter osservare come sia riuscita a coinvolgere la sua famiglia in questa scelta, potrei dire che sia stata una significativa esperienza ecumenica. Il giorno dell’inaspettata morte del padre eravamo nella sua casa, dove tradizioni di culture diverse dalla nostra facevano da sfondo alla sua sofferenza, lì si è parlato di Dio, che unisce e non separa, che dà senso alla morte come tappa di una vita che continua, seppur altrove».

E c’era anche don Nino Pangallo, il suo parroco, visibilmente commosso dietro le quinte: «Aveva gli occhi scintillanti. L’ho vista camminare in questi anni, insieme ad altri giovani, provocati dal suo desiderio profondo di essere di Cristo. Provo un’emozione grande nel pensare a quanta risurrezione vi sia in tanti giovani oggi». In mezzo a tante fragilità, Dio suscita aperture di fede, squarci di luce che danno speranza. Questi testimoni dell’amore sono il segno concreto della risurrezione in atto. E tra di loro Dio suscita spinte ad un “oltre”. Quando nelle intemperie della vita e della storia, cogliamo i germogli della speranza nella vita di coloro che il Signore ci mette accanto, riusciamo a porre gesti di eternità, viviamo nella risurrezione. Ed oggi e qui, a ciascuno di noi è chiesto di rinascere con Francesca Sulijana a vita nuova.

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