Avvenire di Calabria

La giovane mamma racconta la sua esperienza al servizio degli ultimi nata quasi per caso partecipando ad un bando della Caritas

Da biologa a insegnante di sostegno, la storia Francesca: «Il Servizio civile mi ha cambiata»

Gli anni di servizio e volontariato hanno aiutato la donna a comprendere il suo vero progetto di vita

di Francesco Chindemi

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Il tempo di Pasqua è tempo di rinascita. Ma anche tempo che ci propone storie di “conversione” e cambiamento. Come quella di Francesca Pizzimenti, una giovane mamma che grazie all’esperienza di Servizio civile presso la Caritas diocesana di Reggio Calabria, ha scoperto la sua vera “vocazione”, cambiando decisamente obiettivi per la propria vita. Da biologa, infatti, è diventata insegnante di sostegno. Nell'intervista che segue ci racconta la sua esperienza.

L'intervista a Francesca Pizzimenti: «Così il servizio mi ha cambiata»

In questa intervista Francesca Pizzimenti spiega come il Servizio civile ha orientato i suoi obiettivi di vita. Da biologa è, infatti, diventata insegnante di sostegno: «Per continuare - spiega - ad aiutare chi ha più bisogno».

Come si è avvicinata al Servizio civile?

Grazie ad un’amica che l’anno prima aveva svolto il Servizio civile proprio presso la Caritas diocesana di Reggio Calabria - Bova.


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Il tutto è avvenuto quasi casualmente, in un momento della mia vita in cui non avevo ben chiaro cosa volessi fare e, soprattutto, cosa volessi essere. Era il 2015 e mi ero da poco laureata in biologia.

Questa esperienza cosa le ha insegnato?

Grazie al Servizio civile, all’incontro quotidiano con gli “ultimi” che io chiamo amici, al mettermi accanto a loro anche solo per accoglierli o scambiare qualche parola, ho capito realmente cosa volessi. È stata contestualmente un’esperienza di discernimento.

Perché, cosa ha compreso?

Che stare chiusa in un laboratorio non mi avrebbe reso felice come lo stare accanto all’altro, diventando prossima di qualcuno. Conclusi i dodici mesi di Servizio civile ho continuato a fare la volontaria. Quindi ho intrapreso un nuovo percorso di vita e professionale, diventando insegnante di sostegno. Una nuova esperienza che non si discosta da quanto vissuto proprio in Caritas.

Ce ne vuole parlare?

Un insegnante di sostegno ha un ruolo fondamentale per tutta la classe. Il suo compito, prima di tutto, è contribuire a promuovere l’inclusione. A far sentire tutti parte di un gruppo, ciascuno con le proprie diversità e con le proprie differenze. E questo è un valore fondamentale che appartiene al mio vissuto, adesso anche lavorativo.

Ha parlato di discernimento. Se non avesse vissuto il servizio in Caritas forse non avrebbe maturato questa consapevolezza...

Può darsi. In una società in cui siamo tutti chiamati a correre dietro a delle ambizioni, si rischia di perdere di vista i veri obiettivi della vita. Fermarsi e riflettere è importante. Ed è quello che ho fatto io col Servizio civile. Ed è ciò che consiglio di fare oggi ai ragazzi.

L’esperienza vissuta quanto ha inciso anche sulle scelte personali, non solo lavorative?

Tanto. L’anno del Servizio civile, per me è stato davvero un anno di cambiamento. È stato l’anno in cui mi sono anche sposata. Anche mio marito ha compreso l’importanza del Servizio. Anzi, facendo Servizio insieme, abbiamo superato anche delle fasi particolari della nostra vita di coppia. Insomma, stare accanto al prossimo ha aiuto soprattutto noi.

C’è un messaggio di “rinascita” che vuole condividere?

Il messaggio di rinascita è quello di non abbattersi davanti alle difficoltà, di avere pazienza, di prendersi il tempo necessario per capire realmente chi siamo, cosa vogliamo essere e cosa vogliamo fare della nostra vita. Perché credo che l’obiettivo principale sia essere felici e spesso la felicità si ritrova anche e soprattutto stando accanto agli altri.

Servizio Civile, i tanti volti di uno stesso cammino

Da quando nel 2001 l’obiezione di coscienza ha lasciato il posto al Servizio civile, presso le 11 sedi di attuazione della Caritas diocesana, oltre 320 giovani (tra ragazze e ragazzi) hanno svolto il loro servizio civile, lasciando tanti vissuti da raccontare, scelte di vita inaspettate, cambiamenti mai pensati.

C’è chi è diventato frate francescano, alcuni giovani non credenti hanno riscoperto la fede, altri ancora hanno cambiato il loro piano di studi, diversi sono rimasti a svolgere attività lavorativa presso le strutture di accoglienza.

servizio civile reggio calabria
Alcuni giovani del Servizio civile svolto a Reggio Calabria

«Non una, ma sono tante le storie di “cambiamento” e “conversione” nate dall’esperienza di Servizio civile che si potrebbero raccontare». Alfonso Canale è il segretario della Caritas diocesana di Reggio Calabria.

Il suo servizio in Caritas è iniziato proprio come obiettore di coscienza e, soprattutto, con il volontariato presso l’ospedale psichiatrico di Reggio Calabria, quando ancora c’erano i manicomi. Da sempre si dedica alla formazione dei giovani che si avvicinano al Servizio civile.

Una scelta, afferma, che offre la possibilità a tanti ragazzi di «scoprire il loro progetto di vita, come ho avuto modo di constatare nei vari progetti di Servizio civile avviati, negli anni, dalla Caritas di Reggio Calabria». «È un’esperienza continua Alfonso Canale - che permette veramente di comprendere non solo il significato del servizio agli “ultimi” ma soprattutto di sperimentare nuovi percorsi di crescita, ritrovando la propria dimensione spirituale».

Occasione per riscoprire il proprio progetto di vita

Oltre a riscoprire il proprio progetto di vita, spiega il segretario della Caritas reggina, «ho incontrato e continuo ad incontrare ragazzi che, dopo essersi allontanati dall’esperienza di fede, hanno ritrovato una nuova dimensione spirituale nello sporcarsi le mani. E qui in Caritas, a Reggio Calabria ancora Canale - abbiamo tante belle esperienze di conversione e riscoperta della fede».

Alfonso Canale è il Segretario della Caritas diocesana di Reggio Calabria

Il segretario della Caritas reggina ricorda in particolare l’esperienza di una ragazza che si era avvicinata alla Caritas in occasione del bando di Servizio civile dell’ormai lontano 2005. «Mi aveva chiesto se, pur non essendo credente, avrebbe potuto parteciparvi. Ho spiegato - è il suo racconto che qui non ci sono barriere, a patto di rispettare le finalità della Caritas. Venne a trovarmi più volte in ufficio, ponendomi diverse domande a cui ho cercato di dare, speravo, le giuste risposte.

Tornò l’anno successivo, presentando domanda per il bando del 2006. Ha iniziato così la sua esperienza di Servizio civile presso la casa accoglienza per ragazze madri». Il racconto di Alfonso Canale si riempie di emozione nel ricordare come «quei dodici mesi per quella ragazza sono stati veramente edificanti non solo sul piano umano. Sono stati infatti, mesi di vera e propria “conversione”».

Quella giovane, ricorda ancora Canale, «ha riscoperto la fede, iniziando un percorso di iniziazione cristiana che l’ha portata a battezzarsi, a fare la prima comunione e poi la cresima. Ma la cosa più bella che mi piace ricordare è che in questo cammino verso i sacramenti decise, qualche anno dopo, di sposarsi in chiesa. Ha avuto due bellissimi bambini che poi è riuscita

a battezzare. Insomma ha iniziato un nuovo cammino di vita, bello e pieno di tanta gioia e di tanto entusiasmo». «Ecco questa è una delle tante storie. Ma insieme a questa - afferma Canale - mi piace parlare delle tante storie di “riscoperta” di giovani che hanno compreso, grazie al Servizio civile, l’importanza di avere un ruolo all’interno della società.

L’importanza di essere cittadini attivi. L’esperienza vissuta con i più bisognosi diventa per un giovane un’assunzione di responsabilità e di consapevolezza rispetto alle tante ingiustizie e alle tante sofferenze vissute nella società di oggi». C’è un aspetto, tuttavia, che non deve essere trascurato. È un percorso che va accompagnato. «I giovani dice Canale - non vanno lasciati soli durante questa esperienza di servizio».


PER APPROFONDIRE: Dall’obiezione di coscienza al Servizio civile, l’impegno dei giovani di Reggio Calabria


Oltre a «sporcarsi le mani è importante una formazione che aiuti i ragazzi a sperimentarsi nel bene comune, a sperimentarsi nell’accoglienza, a sperimentarsi in quelle tre vie che papa Francesco, in occasione del 50° di Caritas Italiana, ci ha rilanciato con forza: la via del Vangelo, la via degli ultimi e la via della creatività. E il Servizio civile per il segretario della Caritas diocesana reggina - in queste tre vie è artefice protagonista di tutta la storia del volontariato a Reggio Calabria».

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