L'opera trafugata negli anni '60 del secolo scorso, dopo il ritrovamento nel 2021 è stata restaurata
L’affascinante storia della Visitazione di Pentidattilo
Si tratta di una tela settecentesca di autore ignoto, recentemente ha fatto ritorno nel piccolo borgo ionico
di Redazione Web
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Il recupero di un'opera d'arte racchiude in sé un grande significato simbolico, identitario, ma anche religioso. Come nel caso della Visitazione di Pentidattilo, lo scorso mese di marzo tornata a casa propria dopo oltre 50 anni.
L'opera, una tela settecentesca trafugata negli anni '60 del secolo scorso, ritrovata nel 2021 è stata sottoposta ad un certosino restauro che le ha restituito il suo originario splendore.
Il valore aggiunto è che il dipinto è stato restaurato in situ, all’interno della stessa chiesa da cui era stato trafudato, all’ombra del Monte Calvario, e rimarrà esposto all’interno della sua sede originale, così come era stata originariamente concepita dall’ignoto maestro che la realizzò circa 300 anni fa.
L'autore "ignoto" della Visitazione di Pentidattilo
L’autore di questa Visitazione resta ignoto e non risultano attualmente visibili scritte dirette che ne possano indicare paternità o contesto di riferimento.
Da una prima analisi visiva di tipo tecnico-stilistico, l’opera potrebbe essere ricondotta al periodo tra la seconda metà del diciottesimo e il diciannovesimo secolo. «Infatti – spiega la restauratrice Arcudi - le scelte formali appaiono prossime a modelli del periodo, secondo soluzioni figurative tradizionali e stesure pittoriche tonali su sfondo scuro. In ambito reggino l’unico confronto con un dipinto di medesimo soggetto e periodo può essere fatto con la Visitazione di Antonio Cilea del Museo San Paolo, in cui si possono rintracciare correlazioni con le solo figure in secondo piano».
L’unico documento scritto in cui compare il dipinto è costituito dalla Relazione della prima visita fatta nella Ditterale Chiesa di Pentedattilo il 18 luglio 1918, (documento custodito presso l’Archivio storico diocesano) durante l’amministrazione del Santo parroco Gaetano Catanoso, da parte dell’arciprete di Melito Porto Salvo don Francesco Malavenda.
In essa, in corrispondenza dell’elenco dei beni presenti nella chiesa, nella sezione “VI - Quadri e Quadretti”, al punto 13 si nomina il quadro della Visitazione». Secondo quan-to riportato dagli abitanti del paese, il quadro, molto scuro tanto da renderne difficile la lettura, dovrebbe essere stato esposto in sagrestia, e precisamente sopra l’architrave della porta che collega i due ambienti. L’opera è stata al centro di una recente storia oscura che sicuramente ha costituito una concausa delle pessime condizioni conservative attuali.
Ecco la puntata di oggi del percorso Podcast intrapreso dall’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone.
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