Quando la fede è un Incontro che trasforma e che porta a riconoscere, a un certo punto della propria vita, che si è maturi per una scelta, per una adesione sincera, autentica, consapevole. Perché, per dirla con Tertulliano: «Cristiani non si nasce, ma si diventa».
Pierre-Yves Guillon, francese per nascita, ma reggino di adozione, ha compiuto la sua scelta a 27 anni, e ha ricevuto, insieme ad altri giovani catecumeni, i sacramenti dell’iniziazione cristiana, lo scorso 30 ottobre durante l’apposita cerimonia presieduta dall’arcivescovo Morosini nella Basilica Cattedrale, sotto lo sguardo della Vergine della Consolazione, la cui effigie era ancora presente, quasi a custodire i nuovi figli della Chiesa nel suo materno abbraccio. I genitori di Pierre, impossibilitati a venire per le restrizioni dettate dalla pandemia, hanno assistito al rito da Digione, seguendo la diretta tramite lo smartphone della sua fidanzata. Emozioni e gioia condivise anche dai presenti, gli amici e i familiari della sua nuova famiglia reggina, e sull’altare dai sacerdoti don Ernesto Malvi e don Manuel Cepeda, che hanno voluto sigillare con la loro vicinanza questo momento così a lungo preparato durante l’iter catecumenale che Pierre ha seguito nella parrocchia di Santa Caterina Vergine e Martire. Pierre ha lasciato Digione da più di tre anni, da quando ha deciso di mollare tutto per raggiungere qui la sua fidanzata, Maria Elena, conosciuta durante un viaggio di studio all’estero. «Ogni tanto mi sento lontano dal mio paese – sussurra Pierre - soprattutto adesso che, a causa della pandemia, non posso tornarci spesso» ma è qui che sta mettendo radici ed è qui che sta costruendo il suo futuro, un passo alla volta. Prima la conclusione, presso l’Accademia di belle arti reggina, dei suoi studi di grafica d’arte e comunicazione, già iniziati in Francia, poi la stabilità di un lavoro e la formazione di una famiglia tutta sua con Maria Elena, che è stata la chiave di svolta della sua vita. Uno dei passi decisivi in questa direzione è stato proprio il suo battesimo. «Non ero stato battezzato - racconta Pierre - perché i miei genitori, pur essendo cristiani, hanno preferito lasciare a me la scelta di farlo oppure no. Ma sono sempre cresciuto con quei valori, non mi mancava il fatto di non essere battezzato. Ogni tanto mio padre mi portava in chiesa, ma essendo un bambino, non ero molto interessato. A 11 anni avevo iniziato a seguire un cammino, ma non ho avuto voglia di continuare. La voglia è nata – continua Pierre - quando sono venuto in Italia andando a messa con la mia fidanzata. Lei mi ha dato la spinta necessaria per fare questo passo – ammette – e anche adesso a messa andiamo sempre insieme». Con lei ha condiviso le tappe formative del suo percorso e nella sua famiglia ha trovato quel clima di fede vissuta e testimoniata, che è stato favorevole alla maturazione della sua scelta. Suo suocero, Domenico Alampi, che l’ha accolto come un figlio, gli ha fatto da padrino: «È stato un grande piacere che Pierre abbia scelto me – dice orgoglioso - mi ha fatto sentire tutta la sua stima e il suo rispetto». Se l’incontro con Maria Elena ha aperto a Pierre la strada per quell’Incontro con un Amore più grande, che dà un senso diverso, più pieno, alla vita, tutto il suo cammino è stato costellato di incontri significativi e decisivi per la sua scelta di fede. Come quello con don Ernesto Malvi, il parroco della Chiesa di Santa Caterina, non nuovo all’accompagnamento alla fede di adulti, che racconta: «Con Pierre ci siamo incontrati un giorno che era entrato casualmente in chiesa, perché prima della pandemia la chiesa era sempre aperta, e questo rendeva possibile una maggiore accoglienza. Mi ha visto e ci siamo fermati a parlare insieme, abbiamo iniziato a conoscerci. Dopo qualche mese mi ha espresso questo suo desiderio e così ha iniziato il cammino di preparazione. Si è subito sentito accolto. La sua testimonianza è stata vissuta come un momento di crescita per l’intera comunità». È stato don Ernesto a suggerire e ad accompagnare Pierre agli incontri con l’arcivescovo Morosini, anche questi momenti utili – spiega - «per fare discernimento, per sentire il pastore della Chiesa diocesana non tanto come figura istituzionale, ma per fargli vedere la paternità della chiesa, la bellezza di avere accanto un padre». È così che Pierre, lontano dalla sua famiglia, ha potuto sperimentare l’accoglienza della chiesa come famiglia, sia come comunità parrocchiale che diocesana. Infine gli incontri del suo percorso formativo come catecumeno, iniziati con don Manuel Cepeda, prima che fosse trasferito: «In Pierre – sottolinea don Manuel - ho visto come l’opera dello Spirito Santo è sempre viva, è Dio che ci chiama nel momento più opportuno e mette davanti a noi le persone e le condizioni per poter venire al suo incontro! Il cammino di fede che iniziato con Pierre, giusto subito dopo la mia ordinazione sacerdotale, è stata per me una ulteriore conferma della paternità spirituale che ogni sacerdote ha nei confronti delle persone (particolarmente di coloro che ricevono i Sacramenti da noi). Il giorno del suo Battesimo mi sono commosso fino alle lacrime ma, con una gioia immensa, ho reso grazie a Dio per questo bellissimo dono di diventare “padre spirituale” di Pierre. Lui sarà, senza ombra di dubbio, oltre che un caro amico, uno dei “figli” più significativi per il mio ministero sacerdotale». Gli incontri sono proseguiti con il diacono Gabriele Napolitano, svolti in presenza, prima del Covid, e poi, nel modo migliore per simularla, con le videochiamate. Anche per lui non era la prima volta che accompagnava un adulto ai sacramenti, ma in Pierre ha visto subito «una grande motivazione». Il confronto è servito a tirare fuori «quello che Pierre aveva già dentro, e a fargli vedere la fede non come una realtà statica, ma viva, dinamica». È stato sicuramente questo a sbloccare Pierre, come lui stesso sottolinea nella testimonianza che ha reso alla comunità parrocchiale: «Questa esperienza mi ha fortemente incoraggiato ad analizzare la mia fede con spirito critico, con particolare attenzione alle motivazioni che mi hanno spinto a intraprendere tale cammino, che non è stato soltanto un momento di crescita personale, ma di trasformazione». Gli incontri nei corsi come esperienze di gruppo sono stati fondamentali - continua Pierre - per «sentirmi incoraggiato e guidato nel mio processo di conversione, per poter creare delle relazioni con la comunità parrocchiale e anche per confrontarmi con i miei coetanei, come intendono la fede. Inoltre mi hanno fatto sentire parte integrante di una comunità che ovviamente continuo a frequentare sia dentro che fuori dalla parrocchia».