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L’anteprima: ma lo Stato punta davvero sulla Giustizia?

Federico Minniti

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Un incontro pragmatico che da subito supera le convenzionalità. Maria Grazia Arena è la presidente del Tribunale di Reggio Calabria e del pragmatismo ne ha fatto uno stile asciutto, sereno, deciso. Lo sanno bene a Palmi dove ha diretto il Tribunale per sei anni e dove quotidianamente si scontrava con le «carenze tipiche degli uffici giudiziari, ossia quelle relative alle risorse umane e materiali». Eppure, se possibile, in riva allo Stretto ha trovato una situazione ancor più grave. «Si accentrano in questo Tribunale distrettuale tutti i procedimenti riferiti alla criminalità organizzata. Si tratta – spiega la presidente Arena – di una struttura in forte difficoltà: riusciamo solo ed esclusivamente a tamponare le emergenze».

Se ne è fatta una ragione?

C’è un problema enorme: quasi tutte le risorse sono destinate al settore penale; questo comporta che il settore civile vive un’esperienza ancillare. Vi assicuro che questo ha una ricaduta sociale negativa perché il cittadino medio tarda a vedersi riconosciuti i diritti.  

Una questione atavica di cui si sente parlare da tantissimo tempo.

Problemi più volte pubblicamente denunciati. Non solo: anche nelle sedi istituzionali si è chiesto un rafforzamento in virtù della peculiarità di un ufficio, che senza timori di smentita, possiamo definire come «di frontiera».

Ci sta dicendo che lo Stato non sta combattendo in modo totalizzante la ‘ndrangheta?

Vi è un tessuto sociale che è pervaso dalla criminalità organizzata; questo richiederebbe uno spiegamento di forze da parte dello Stato molto più massiccio.

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