Avvenire di Calabria

L'Istat fotografa la Calabria come una regione "impossibile" per le mamme in carriera dal Pollino allo Stretto

Lavoro e maternità, Calabria terra impossibile per le mamme in carriera

Disparità di trattamento coi colleghi maschili e pochissime opportunità di coniugare il tempo lavoro con la maternità

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

L'Istat fotografa la Calabria come una regione "impossibile" per le mamme in carriera. Disparità di trattamento coi colleghi maschili e pochissime opportunità di coniugare il tempo lavoro con la maternità.

Coniugare lavoro e maternità in Calabria è possibile?

Poco più di 4 donne su dieci tra i 35 ed i 49 anni hanno un’occupazione. Circa la metà neppure lo cerca. E il tasso di dimissioni cresce oltre la media nazionale. Bassa occupazione, differenze salariali, difficoltà a fare carriera e a conciliare le esigenze di lavoro e tempi della vita. Sono tanti e tali gli aspetti che fanno comprendere che la Calabria non sia una regione per le donne lavoratrici. Incrociando diversi dati che descrivono le condizioni occupazionali e sociali femminili, emerge plasticamente come la Calabria resti ancorata ad una visione sostanzialmente patriarcale della società. 


I NOSTRI APPROFONDIMENTI: Stai leggendo un contenuto premium creato grazie al sostegno dei nostri abbonati. Scopri anche tu come sostenerci.


Un quadro in cui le donne continuano a rimanere ai margini dell’economia reale e delle istituzioni pubbliche e sempre più spesso vengono anche espulse dal mercato del lavoro da cui sono costrette ad allontanarsi per riuscire a sopperire ad esigenze che il territorio non riesce a garantire.

Una regione che così connotata, trasforma lo sciovinismo maschile a paradigma dell’organizzazione della società. Un’accezione che si tramuta nei fatti in negazione costante di diritti per le donne che vorrebbero intraprendere una carriera lavorativa o, ancor più semplicemente, mantenere il proprio posto di lavoro. Relegandole in quei ruoli arcaici di mogli e madri. 


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


La media delle persone occupate nel Paese, secondo l’ultima stima dell’Istat, è pari al 70,8% della popolazione maschile nella fascia tra i 15 ed i 64 anni. Mentre tra le donne il tasso scende al 52,7%. Un divario di genere che diviene ancor più marcato se si analizzano i numeri del mercato del lavoro calabrese.

Stando alle elaborazioni dell’Istituto nazionale di statistica, in Calabria nella fascia tra i 35 ed i 49 anni (cioè l’età centrale nel mondo del lavoro) risultano occupate poco più di 4 donne su 10 contro il 66,4% degli uomini. In quella stessa fascia di età nel resto del Paese la media sale al 64,5% delle donne e all’85,9% degli uomini.

E anche l’andamento della disoccupazione segue questa differenziazione di genere e di territorio. Nella regione le donne prive di lavoro, ma in cerca di uno, sono il 16,6% del totale. Quasi il doppio del tasso medio nazionale che si ferma all’8,5% in quella fascia di età centrale per ottenere un posto di lavoro.


PER APPROFONDIRE: Diritto alla maternità. È l’ora di renderlo effettivo


Quel che è anche indice dello sconforto che provano le donne in regione è che spesso il lavoro neppure lo cercano. La metà delle calabresi tra i 35 ed i 49 anni risultano inattive nel mercato del lavoro.

Il tasso di chi neppure il lavoro lo cerca tra i loro coetanei maschi in Calabria scende al 22,3%. In Italia la percentuale diminuisce drasticamente rispettivamente al 29,4 tra le donne e all’8,8 tra gli uomini. Tutti dati che dimostrano quanto sia difficile per una donna calabrese entrare nel mondo del lavoro, rispetto alle altre aree del Paese che comunque registrano una media inferiore allo standard europeo e non va meglio in confronto alle altre nazioni.

Nella classifica 2022 del World economic forum sul gender gap, che monitora l’andamento dell’occupazione tra i generi, l’Italia è al 63esimo posto su 146 Paesi monitorati con un miglioramento stimato di appena 0,001 punti (il punteggio complessivo raggiunge il valore 0, 720 da 0,721 dell’anno precedente).

Prima del nostro Paese si collocano nazioni come l’Uganda (61° in graduatoria) e lo Zambia (62°). Nel confronto europeo l’Italia si colloca al 25esimo posto sui 35 Paesi.

Nel rapporto Bes dell’Istat, all’interno del dominio “lavoro e conciliazione dei tempi di vita” sotto l’indicatore “dipendenti con bassa paga” in cui si calcola il numero di dipendenti con una retribuzione oraria inferiore ai due terzi di quella mediana di tutti i dipendenti. Il risultato, attesta che si trova in tale condizione il 10,1% dei dipendenti, con oscillazioni regionali fortissime in termini di incidenza: in Calabria si trova in questa condizione il 17,5% delle lavoratrici.

Articoli Correlati

figli indesiderati desiderio maternità

I figli indesiderati e il desiderio di maternità

Don Francesco Cuzzocrea ci conduce in una riflessione “al passo coi tempi”; nel Belpaese convivono due società: quella dei figli indesiderati e quella in cui arde il desiderio di maternità.