Avvenire di Calabria

Parola d’ordine: provarci insieme. L’amore circolare vissuto all’interno delle mura domestiche è la "ricarica" rispetto alla sfide da affrontare

Cosa vuol dire essere mamma oggi? Bellezza e sfida del «generare vita»

Le parole della mamma: «Il cerchio della maternità dell’amore si allarga e insieme si chiude, rinnovandosi e conservandosi al tempo stesso»

di Francesca Calabrò

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Oggi è la festa della mamma. Abbiamo chiesto a una giovane madre reggina di raccontarci la sua esperienza. Dalle sue parole emergono le tante sfide che attendono i genitori.

Mamma oggi, la sfide del post pandemia

Cosa è per me essere mamma? Per me essere mamma è una domanda che trova risposta solo come una delle possibili chiavi di lettura di un’altra domanda: che cos’è la famiglia per me?


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Nella mia esperienza di madre, ma anche di figlia, moglie, sorella, zia, nuora, la famiglia costituisce il porto sicuro, il punto di riferimento della mia vita nel suo intrecciarsi di relazioni e dinamiche che sono inevitabilmente cambiate nel tempo, insieme al mio processo di cambiamento.

È questo senso di appartenenza che, ora comprendo, mi ha dato sicurezza ed aiutata a crescere come figlia ed a maturare il mio essere madre, con principi e valori che non mi sono stati imposti, ma che in essa hanno il loro sostrato.

Dell’infanzia ricordo pochi episodi specifici ma, tornando indietro col pensiero, la sensazione positiva che mi pervade è il senso di sicurezza e di benessere interiore che era appunto frutto dell’appartenere ad una famiglia non da “mulino bianco”, ma fatta da persone semplici, con tanti limiti e difficoltà, laddove non mancavano rimproveri e dove non tutto era semplice; ma questa famiglia ha sempre avuto la “magia” di farmi sentire al sicuro.

L’adolescenza per me è stato invece il periodo dell’insofferenza verso la famiglia che ostinatamente (nella mia percezione) voleva impormi regole e comportamenti che poco erano confacenti con la mia voglia di volare ed i miei deliri di onnipotenza; è stato quello un periodo di rotture, crisi, contraddizioni, confronti, riappacificazioni ma, col senno di poi, comprendo che, se non avessi avuto quella “cornice” nella quale muovermi, avrei potuto prendere decisioni infelici, forse anche riguardo alla maternità.


PER APPROFONDIRE: In fuga per il futuro dei loro figli: il racconto delle mamme-coraggio dell'Ucraina


Successivamente è arrivato il momento di diventare lavoratrice, moglie, mamma, zia, nuora, e tutto questo ha comportato la ricerca di nuovi equilibri e nuove modalità relazionali, come credo sia fisiologico.

La mia “nuova” famiglia che credevo di aver costruito, tanto nuova non era si era solo allargata con nonni, generi e nipoti: nei momenti di crisi, che inevitabilmente ho vissuto, non mi sono mai sentita sola e questa è la medesima sensazione che vivevo da bambina. La prospettiva è cambiata ma la famiglia è sempre quella: prima da figlio ti senti condotto, poi da genitore ti ritrovi a condurre e poi da anziano ad essere di nuovo condotto.

Prima sei figlio e vivi le cose con poca consapevolezza; poi ti ritrovi adulto e genitore di figli che dipendono da te, laddove devi essere guida coerente dei loro passi nel mondo; ed in un battito d’ali ti ritrovi a guardare i tuoi figli ormai adulti e pensare che miracolo straordinario essi siano, con i loro difetti ed i loro pregi, con le loro dimostrazioni di affetto e le loro ombre, nelle quali vorresti leggere e che vorresti dipanare.

Poi capisci che sono loro, i tuoi figli, che spesso ti guidano mentre tu ti ritrovi a condurre i tuoi genitori, che ormai sono diventati i tuoi bambini da accudire, così come loro hanno fatto con te. Ed il cerchio della maternità dell’amore si allarga e insieme si chiude, rinnovandosi e conservandosi al tempo stesso: «L’amore comincia prendendosi cura di quelli vicini: quelli che sono a casa» (Santa Teresa di Calcutta).

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