Dal 2014 si attende l’approvazione della giunta dello schema di regolamentazione partecipato
Le consulte comunali restano un miraggio
Federico Minniti
11 Novembre 2016
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Ma che fine hanno fatto i famigerati istituti di partecipazione da quasi tre anni nel congelatore dell’apparato burocratico di Palazzo San Giorgio? Il termine ultimo dato dall’attuale maggioranza era il luglio 2016, come confermato dal presidente del civico consesso, Delfino, nell’assise pubblica del rione Ferrovieri. Ma ad oggi – eccezion fatta per il Consiglio comunale dei ragazzi ( ex ante tenuto «fuori» dal dibattito generale sugli istituti) – nulla è stato portato al termine. Bisogna fare un po’ di ripetizione in storia amministrativa per ritornare al 25 febbraio 2014, quando la triade commissariale (Chiusolo, Castaldo e La Paglia) approvò con delibera (n.15) l’atto di indirizzo, scaturito dalla prima storica assemblea pubblica del 24 gennaio 2014. In primis, l’istituzione delle Consulte previste dallo statuto comunale. Ma non solo: i tanto invisi commissari chiesero di fissare annualmente un’assemblea pubblica sui problemi dell’infanzia e dei minori, nonché di consultare i genitori nei tavoli di lavoro e nelle gare d’appalto degli asili pubblici. Azioni, in vero, mai adottate né prima né dopo quell’atto di indirizzo, seppur per i commissari «stante l’urgenza viene deliberata l’immediata esecutività». C’è una Reggio «che ci cre- de» ed i passi furono spediti fino al maggio 2014. Fu preparato un corposo allegato alla delibera con uno schema scritto a più mani. Importanza centrale assumevano le consulte con il preciso compito di «di contribuire, attraverso la rispettiva attività propositiva, al miglioramento dei servizi offerti dalla Amministrazione comunale e di denunciare situazioni e azioni contrarie agli interessi collettivi ». Per un Comune sul lastrico del default, fondante era la consulta permanente in materia di bilancio, che avrebbe adottato il regolamento per la realizzazione e divulgazione del bilancio sociale, secondo la direttiva del Ministro della Funzione Pubblica sulla rendicontazione sociale nelle amministrazioni pubbliche. Nella proposta delle associazioni vi era poi un Coordinamento delle Consulte, il cui parere si aspirava venisse obbligatoriamente richiesto, per gli atti generali in materia di: piano pluriennale degli investimenti; piano dei trasporti e del traffico; piano commerciale e dei servizi; programma delle opere pubbliche; per tutti i piani e i programmi relativi ai Servizi sociali; i piani industriali di società o organismi comunque controllati dal Comune. Il tutto in modo estremamente trasparente con la consultazione on line, oltre a piattaforme internet in ogni circoscrizione con personale dedicato, per dare la possibilità a chi non possiede un pc di partecipare alla discussione. A questo proposito si inseriva anche la volontà di istituire le Associazioni di quartiere: nuovi corpi intermedi in grado di operare a stretto contatto con i cittadini. Partecipo, dunque, sono era il brocardo ispiratore. Poi l’avvento della politica e l’inizio di un tourbillon di audizioni in commissione comunale e rimpalli di responsabilità, nonostante la delibera del Consiglio comunale, n. 47 del 13 ottobre 2015, sulla necessità di «collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani». L’intenzione c’è ma forse non basta. Fino a giungere al 28 luglio 2016: data dell’ultimo incontro con la Commissione politiche sociali in cui il dibattito è finito con un ulteriore rinvio. Con un impegno preciso: tutto finito entro settembre, ha spiegato il presidente della commissione, Nocera. Senza specificare, probabilmente, l’anno.
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