
Una firma che vale carità speranza e accoglienza
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Il vescovo Morrone accanto alle donne in difficoltà aiutate dalla Caritas di Reggio Calabria. Ieri, 9 dicembre, si è tenuta la preghiera del Rosario promossa come ogni anno dalla Caritas diocesana di Reggio Calabria - Bova. L'iniziativa sostiene l'operato dell'unità di strada della Chiesa reggina denominata "Delicati segni di speranza".
«Questo momento di preghiera ci riporta a quanta violenza potenziale ci sia attorno a noi. Voglio scuotere le coscienze: potenzialmente siamo tutti violenti. Quante scene vediamo in tv: ciò che ci fa "raggelare" sono i cuori freddi che non si rendono conto del male che fanno» ha detto monsignor Morrone.
Il raduno è stato fissato in via Porto Candeloro corrispondente ai nuovi parcheggi degli aliscafi. Un luogo non casuale, dove infatti, purtroppo tante donne vivono la condizione di schiavitù e privazione della propria dignità.
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Ha aggiunto l'arcivescovo: «Poniamoci dalla parte di chi soffre, di chi non immagina mai di usare qualsiasi forma di violenza. Lì si dissacralizza il volto stesso di Dio». «Pensavo a san Giuseppe - ha riferito Morrone - se non ci fosse stato lui, Maria che fine avrebbe fatto? La sua custodia e la sua cura ha protetto la Vergine davanti a una fine drammatica. Ognuno di noi si porti dentro questo messaggio: dove c'è la violenza, ciascuno sia segno della custodia di Dio».
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Buona la partecipazione dei fedeli a questo momento di preghiera entrato ormai nell'abitudine della Chiesa reggina. Quella di quest'anno è stata la "prima volta" per monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova e presidente della Conferenza episcopale calabra. La presenza del presule è un sostegno ai tanti volontari che condividono l'esperienza del servizio accanto alla donne in difficoltà del territorio reggino.
Il progetto ‘Delicati segni di speranza’ ha la finalità di migliorare la qualità della vita delle donne che vivono la strada a causa della prostituzione, affrontando le varie circostanze in cui la dignità della persona viene lesa, attraverso lo svolgimento di azioni dirette alla prevenzione, al sostegno e all’eventuale reinserimento.
Il progetto è rivolto, in primo luogo, alle ragazze, minori e adulte, e alle famiglie, turbate nella sacralità del loro quotidiano, laddove i figli o i mariti cedano alle lusinghe di un sistema che è il portato di schiavitù e degrado. In secondo luogo, si tratta di un percorso che tocca sia la comunità, che perde la battaglia della tutela della sacralità della vita umana, che il territorio nel suo complesso.
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L’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova e presidente della Cec invita la comunità a unirsi nella preghiera ricordando la celebrazione in Cattedrale venerdì 25 aprile alle 18