Avvenire di Calabria

Mariangela Ambrogio, Bruna Mangiola e Tita La Rocca ci raccontano la loro esperienza da delegate dell'arcidiocesi reggina-bovese

Mezzo secolo di Caritas, le testimonianze della delegazione reggina

Dalle loro parole emerge uno spirito sinodale che condurrà la Caritas verso nuove sfide: una prossimità che si educa alla scuola dei poveri

di Redazione Web

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Mezzo secolo di Caritas, le testimonianze della delegazione reggina. Vi proponiamo le riflessioni della vicedirettrice, Mariangela Ambrogio, della responsabile Welfare, Bruna Mangiola, e della responsabile Salute, Tita La Rocca.

Le testimonianze della delegazione reggina rimarcano le parole del Santo Padre rivolte a tutti i delegati della Caritas italiana e che approfondiremo sul prossimo numero in uscita domenica 4 luglio.

Le testimonianze della delegazione reggina

Mariangela Ambrogio: «Quattordici nuove opere segno in Regione»

Con tanta emozione ho potuto presentare ai partecipanti, convenuti nell’Aula Paolo VI per l’Udienza con Papa Francesco il 50esimo di Caritas Italiana, l’esperienza del Progetto Costruire Speranza, coordinato da don Nino Pangallo e insieme a me dai rappresentanti delle altre due metropolie, Isabella Saraceni e Enzo Bova.

Ho rappresentato la Delegazione Regionale Caritas ed illustrato quanto abbiamo realizzato per circa 7 anni in un progetto di animazione alla giustizia e alla legalità pensato come seme di speranza costruito dal basso, per rompere la diffusa mentalità e le relative pratiche che vanno sotto il nome di “mafiosità”.  

Ho ribadito che la Chiesa calabrese compie la sua parte e non delega ad altri una risposta concreta e vera in termini di educazione alla legalità. Le 12 Caritas diocesane sono state protagoniste attive, nei rispettivi territori, di iniziative comuni, di continue collaborazioni tra il mondo ecclesiale e il mondo laico, affrontando nei modi e nei tempi più consoni, momenti di confronto di tipo animativo, formativo e riflessivo sui temi della giustizia e della legalità.

Il progetto ha previsto il coinvolgimento di tutti i soggetti presenti nei rispettivi territori diocesani, dalla Chiesa dunque, alle Istituzioni, ai movimenti ecclesiali, alle organizzazioni del Terzo Settore, alla società civile tutta.  Grazie al lavoro svolto sono state realizzate 14 Opere Segno: 2 avviate attraverso l’uso di beni confiscati alla mafia durante la prima triennalità (2013- 2016) e 12 Attività  sono state realizzate nella seconda (2017-2019) di cui 5 cooperative, 2 associazioni, 5 servizi Caritas potenziati. Direttori, animatori della legalità, animatori del progetto Policoro, equipe formative Caritas hanno assunto un ruolo importante per la crescita educativa e lo sviluppo stesso dei territori, hanno ampliato il loro impegno di costruttori di ponti e di opere, di reti e relazioni. È stato bello narrare quanto sia costruttivo lavorare insieme, poiché  per le Caritas calabresi  ha significato confrontarsi costantemente, scontrarsi e intendersi sulle idee, rivalutare e ritornare più volte sui propri passi per comprendere gli errori e da lì ripartire con nuovi interventi, ed è questa la fantasia della carità.

Bruna Mangiola: «La creatività nella Carità sgorga dal rapporto con Dio»

Partecipare alle Celebrazioni per i 50 anni della Caritas italiana a Roma con la delegazione della Diocesi di Reggio Calabria-Bova è stato un privilegio e una gioia. Le parole di Papa Francesco, nell’Udienza di sabato 26 giugno, mi hanno riportato al Servizio che quotidianamente svolgo in Diocesi.

Sono partita con il desiderio di apprendere per riuscire a fare bene un "mestiere" che ho intrapreso da tempo, ma per diventare bravi bisogna continuare ad andare spesso presso la bottega dell'Artigiano.

In Vaticano ho incontrato il Maestro per eccellenza, Papa Francesco, che ha iniziato con le parole di San Paolo esortandoci a farci possedere dalla carità. Ha proseguito dandoci una chiave di lettura molto bella basata su tre parole chiavi: ultimi, vangelo e creatività.

Gli ultimi li incontriamo anche nella nostra città e, che molto spesso ignoriamo, certo alla vista e all'odore danno fastidio, ma proprio questo Maestro anni fa, appena diventato Papa ha scosso la mia coscienza quando durante la veglia di Pentecoste ha detto: "solo quando tocchi la pelle del povero hai toccato la pelle di Cristo", primo grande insegnamento. Allora come un garzone di bottega cominciai a sperimentare e capii che per tradurre ciò che avevo ascoltato bisognava affidarsi totalmente al vangelo e da quel momento la Messa mattutina è diventata lo strumento che mi consente di tradurre quello che il Signore mi comunica attraverso le Sue parabole.

Infine essere "creativi" anche nel fare la carità, cosa non semplice, ma che ci sforziamo di fare perché gli amici di strada che incontriamo sono diversi, quindi la relazione è diversa l'approccio è diverso, la compassione è diversa. Ecco perché per diventare bravi bisogna continuare ad andare in questi laboratori dove ci sono artigiani bravissimi, solo così forse possiamo riuscire ad essere veri operatori di carità, di amore, di altruismo.  Quando tocchiamo quelle mani, quelle ferite, quando riusciamo a sopportare quel forte "profumo" di povertà forse diventeremo liberi, quella libertà che Dio ci indica e che noi dovremmo seguire facendoci superare tutte le difficoltà.

Non c'è cosa più bella quando rientri a casa stanca dopo una lunga giornata di impegno, ringraziare il Signore dicendo: grazie perché oggi mi hai dato la possibilità di curarti, di sfamarti, di ascoltarti quando ho incontrato Giovanni, Francesca, Mohamed, Basilio, Rita. Grazie Gesù per queste opportunità che mi dai.

Tita La Rocca: «Serve una medicina umana e inclusiva»

La ricorrenza dei cinquanta anni di Caritas Italiana, come dice Papa Franceso, è “una tappa di cui ringraziare il Signore per il cammino fatto e per rinnovare con il Suo aiuto lo slancio e l’impegno”.

In occasione della celebrazione di tale ricorrenza, la Caritas diocesana di Reggio Calabria-Bova, grata a Dio per il cammino fatto, porta alla luce un’esperienza di carità vissuta attraverso le vie indicate dal santo padre Francesco: “via degli ultimi, via del Vangelo, via della creatività”.

In questo martoriato tempo della pandemia accogliendo, amando e curando gli ultimi secondo lo stile evangelico abbiamo imparato a guardare la realtà con gli occhi del povero e quindi “con gli occhi dell’amore umile, concreto ma non appariscente che si propone ma non si impone”.

Abbiamo testimoniato la nostra esperienza di servizio condividendola con le altre Caritas Diocesane nell’Udienza con Papa Francesco, sabato 26 giugno. Siamo riusciti infatti con creatività ad attuare percorsi sanitari alternativi per una medicina umana ed inclusiva che pone al centro la dignità della persona che vive in stato di disagio, di svantaggio, di povertà economica e relazionale. Una medicina oserei dire cristiana, basata sull’antropologia biblica, che considera l’uomo non solo come corpo ma come anima psichica e spirito, una medicina che si oppone ad un sistema sanitario senza anima, prigioniero di una cultura materialistica e meccanicistica che non lascia margine alcuno ai valori dello spirito. Una medicina dove l’essere operatore sanitario è solo una via per poter raggiungere quella pienezza umana che consente di vedere il Cristo nel volto di ogni persona sofferente.

Tali percorsi creati con la preziosa e gratuita collaborazione delle strutture sanitarie pubbliche e private del nostro territorio hanno consentito agli operatori sanitari Caritas di curare le persone povere e fragili della città e delle periferie, nessuno escluso.

I nostri amici poveri sono stati sottoposti a visite mediche specialistiche, a seriati accertamenti clinici-diagnostici e a periodici tamponi nasali Covid-19 e per le cure intensive ospedaliere sono stati accolti al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.

Grazie alla disponibilità della direzione strategica aziendale del GOM di Reggio Calabria, i nostri amici poveri e senza fissa dimora sono stati sottoposti a vaccinazione anti Covid-19 e ad uno stretto follow-up clinico specialistico ambulatoriale e su strada.

Lo sportello farmaceutico Caritas ha garantito la costante erogazione dei farmaci necessari per le cure prescritte dai medici specialisti.

La pandemia, dunque, ha fatto sperimentare ad ogni operatore Caritas della nostra diocesi che tutto è grande per chi vive nell’amore. Dobbiamo costantemente pregare affinché questo Amore riempia ogni giorno della nostra vita della Sua forza, affinché nessuna croce umana da noi incontrata rimanga senza senso e senza ascolto.

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