
Addio Piero Modafferi, il ricordo: «testimone credibile di una fede incarnata»
A fine 2024, la comunità diocesana reggina e il mondo del volontariato hanno salutato per l’ultima volta un grande amico di tutti, soprattutto degli ultimi.
“1978 - 2018 - La Chiusura del Manicomio di Reggio Calabria - A 40 anni dalla Legge Basaglia” – è il convegno promosso dall’ Università Internazionale “Dante Alighieri” di Reggio Calabria in collaborazione con l’Ordine professionale degli Assistenti sociali della Calabria, la SOSTOSS e l’AssNAS gruppo prov.le RC.
Il comitato organizzatore dell’evento - costituito dalla prof.ssa Rita Cutini, docente di sociologia generale della UniDA, e dalla dott.ssa Francesca Mallamaci, consigliera dell’Ordine degli Assistenti sociali della Calabria e componente dell’AssNAS gruppo prov.le RC - ha voluto intraprendere un viaggio nella memoria, in un intreccio tra passato e presente. Dalla legge manicomiale del 1904, con la vecchia concezione, per cui l'ospedale psichiatrico era visto come uno strumento per mantenere l'ordine pubblico e tutelare la moralità, attraverso la segregazione dei soggetti ritenuti e definiti "pericolosi", alla chiusura dei manicomi, con la 180 del 1978, cd legge Basaglia. Legge in grado di scardinare i vecchi paradigmi, effettuando un taglio netto con le metodologie violente e repressive, che annientavano la dignità eliminando ogni possibilità di recupero e reinserimento sociale, in un totale cambio di prospettiva: da quel momento in poi, punto di partenza e punto di arrivo, la persona.
Apertura, la parola chiave, perché - diceva Basaglia - “Aprire l'Istituzione non è aprire una porta, ma la nostra testa di fronte a "questo" malato”.
A Reggio Calabria fu don Italo Calabrò, insieme ad un gruppo di giovanissimi volontari, a rappresentare l’esempio tangibile dello spirito rivoluzionario di quella che è stata una vera e propria battaglia culturale. Un “non luogo”, il vecchio ospedale psichiatrico di Reggio Calabria, che rappresentava l'annullamento della dimensione personale. “Non sembra, sono uomini: i volti e le immagini della follia di Stato”. A quasi dieci anni dalla legge Basaglia, l’indegna realtà della condizione in cui sopravvivono centinaia di uomini e donne all’interno dell’ospedale psichiatrico di Reggio Calabria, ha ormai varcato i confini locali e regionali, grazie alle pagine del quotidiano Avvenire. Era il 1988. Per chiudere e smantellare definitivamente quella triste realtà, in ritardo rispetto a gran parte d’Italia, bisognerà aspettare il 1992.
Il convegno – in programma nella mattinata di mercoledì 7 novembre 2018, presso il Palazzo della Città Metropolitana /Sala Perri - sarà un’occasione per ripercorrere il sentiero tracciato da Basaglia in Italia, le testimonianze di chi ha vissuto e conosciuto “quei poveri matti”, relegati e confinati dentro le mura del vecchio manicomio; la relazione di esperti del settore ed uno sguardo alla psichiatria oggi: con quali strumenti e modelli attuativi questa importante legge ha tradotto i princìpi enunciati in una reale azione sul territorio e quali le difficoltà delle famiglie, dei pazienti, delle strutture?
Al convegno, moderato Simona Totaforti (UniDa), prenderanno parte: Salvatore Berlingò, Rettore Università Internazionale “Dante Alighieri” di Reggio Calabria; Danilo Ferrara, Presidente Ordine Regionale Assistenti sociali della Calabria; Peppe Dell’Acqua (contributo video), già Direttore del DSM di Trieste e Direttore Collana 180; Rita Cutini, UniDa, Sostoss; Antonino Monorchio, UniDa; Domenico Nasone, segreteria nazionale Giustizia Libera; Luciano Squillaci, Aris Calabria. Testimonianze: Mons. Antonino Iachino, già Direttore Caritas diocesana RC; Bruno Praticò, volontario OP Reggio Calabria. Conclusioni: Carlo Gelosi, UniDa.
Sarà presente l’attore e drammaturgo Lorenzo Praticò, che leggerà testi e testimonianze.
Iscrizioni e registrazione partecipanti alle 8:30. L’inizio dei lavori è previsto alle 9:00.
A fine 2024, la comunità diocesana reggina e il mondo del volontariato hanno salutato per l’ultima volta un grande amico di tutti, soprattutto degli ultimi.
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Fra le figure di riferimento prese a modello delle lotta alle mafie anche papa Francesco e l’indimenticato sacerdote reggino don Italo Calabrò.