Avvenire di Calabria

Dal 29 settembre al 2 ottobre Assistenti ecclesiastici e capi scout provenienti da tutta Italia si sono incontrati a Loreto

L’Emmaus dell’Agesci, padre del Riccio: «La Parola sia al centro della proposta Scout»

A fare una sintesi dei lavori del convegno orientato alla proposta scout, l'assistente ecclesiastico generale dell'Agesci, padre Roberto del Riccio

di Luigi Arcudi

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Si chiama Santuario della Santa Casa, il luogo che ha ospitato a Loreto il Convegno Emmaus Andata e Ritorno (Emmaus A/R) dell’Agesci, dove 20 Regioni, 1040 partecipanti di cui 220 Assistenti ecclesiastici e 820 Capi (per la Calabria erano presenti 10 Assistenti e 50 Capi) hanno potuto esprimere il loro contributo nei 22 Laboratori realizzati nelle giornate dal 29 settembre al 2 ottobre 2022, nel percorso che l’Associazione scout ha pensato per realizzare il primo Annuncio ai proprio associati.


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L’augurio, rivolto da Roberta Vincini, Francesco Scoppola e padre Roberto Del Riccio, Presidenti del Comitato nazionale e Assistente ecclesiastico generale Agesci,  a tutti i partecipanti del Convegno Emmaus A/R è stato: «pur provenendo da tanti luoghi diversi e percorrendo sentieri di vita, di servizio e di formazione distinti ci ritroviamo qui, insieme per i prossimi giorni, animati dal desiderio di condividere la gioia dell’incontro con Gesù Risorto e uniti dal desiderio di confrontarci, per affrontare la grande sfida di educare alla vita cristiana. Vogliamo rivolgere uno sguardo nuovo e rinnovato ai nostri lupetti, coccinelle, guide, esploratori, rover e scolte. È un momento importante, per essere generativi qui e nelle comunità di appartenenza, quando vi faremo ritorno, perché la ricchezza che siamo gli uni per gli altri a Emmaus divenga racconto, pane condiviso e nuova vita nelle nostre rispettive Gerusalemme».

Convegno "Emmaus", intervista all'assistente ecclesiastico generale dell'Agesci

Si è appena concluso il tempo del Convegno Emmaus Andata e Ritorno dedicato agli Assistenti Ecclesiastici (A.E.) e aspettando che padre Roberto Del Riccio, assistente ecclesiastico generale dell'Agesci saluti l’ultimo assistente che torna nella propria Gerusalemme abbozziamo delle domande per comprendere il senso di questo convenire.

Si è appena conclusa la parte del Convegno Emmaus A/R riservata agli Assistenti ecclesiastici Agesci come si è sviluppata la proposta?

Il convegno Agesci Emmaus A/R si è sviluppato come unico percorso che per tutta l’associazione come proposta di un itinerario di fede che si identifica in quattro momenti:  vivere, incontrare, raccontarsi e generare. Ieri sera c’è stato un momento, quello del Vivere, in cui in piccoli gruppi hanno condiviso alcune esperienze personali di fede nella propria vita di sacerdoti/religiosi e nel ruolo di A.E. A questo momento è successo quello dell’Incontro con la Parola affidato a don Luciano Paolucci Bedini vescovo di Città di Castello e Gubbio che ha commentato, a partire proprio dall’itinerario dei discepoli di Emmaus del Vangelo di Luca, i cardini di questa proposta dal punto di vista biblico – teologico.

Poi l’incontro personale con sé stessi vissuto con un momento di deserto e di preghiera personale per lasciare decantare le cose dette.  Si è giunti così al momento del Raccontarsi dove, in piccoli gruppi, ogni A.E. era invitato a raccontare e condividere un particolare impegno che voleva proporre all’Associazione per arrivare a sceglierne uno che accomunasse tutti i desiderata per poter  Generare un orizzonte verso cui dirigere la proposta di fede. Il risultato è stato che i 18 impegni individuati avevano tutti lo stesso e preciso orizzonte: Mettere al centro la Parola di Dio per interpretare la vita.

Il Consiglio Generale 2022 con la mozione n. 68 ha approvato il Documento dal titolo Animatore spirituale di Gruppo questa figura come concorre agli obiettivi di questo Convegno? 

Ho spiegato agli assistenti ecclesiastici, visto che il documento cui ti riferisci non è stato ancora pubblicato, che il Consiglio Generale aveva approvato una mozione su una figura di Animatore spirituale che si coordinasse con gli A.E. dei Gruppi scout in modo da poter far giungere al più alto numero di gruppi possibili  per coinvolgere e stimolare i capi in un cammino di fede condiviso. Questa figura prevede che gli Animatori siano persone preparate ma anche che abbiano un talento particolare nell’accompagnare le persone per interpretare come la Parola di Dio parla alle loro vite.  

Come è stata colta questa proposta?

Devo dire che questa notizia ha colpito gli A.E. suscitando in loro diversi interrogativi e paure, perciò, ho spiegato loro che sono figure che dovrebbero appunto fungere da Animatori non da tecnici a cui delegare tutte le funzioni legate al servizio di A.E. Altro tema legato sia all’Animatore spirituale ma anche agli A.E. stessi, sia quello della formazione, cosa che per l’Animatore spirituale è evidenziato nel documento. Averne parlato è stata una ottima occasione per attivare e sensibilizzare gli A.E. su questa figura che tra un po' l’associazione introdurrà e aiutare i nostri Assistenti a prevedere come valorizzarla.

L’Agesci sta sviluppando questo pensiero per formulare la proposta del primo annuncio al proprio interno. I ragazzi sono pronti? C’è una esigenza leggibile nel vissuto della generazione a cui porgere questo primo annuncio?

Una lettura certamente c’è. Io direi così: Laddove si avvicinano i ragazzi e la proposta di fede è fatta con questa attenzione alla vita vissuta, il primo momento dei quattro dicevamo è vivere, che non è vivere secondo uno schema, secondo un piano ideale, anche con gli ideali ma vivere, e quando li incontriamo offrendogli la parola di Dio come strumento di lettura di interpretazione alla loro vita scattano, reagiscono positivamente e si coinvolgono. Sono molte le esperienze che sono state condivise in questi giorni di questa reazione positiva  e allora direi sì! Allo stesso tempo però non sanno ancora come realizzare questo confronto da soli, ma laddove li si incontra sulla vita sono molto desiderosi di crescere in questa capacità. Il bisogno di questo confronto è vivo e quando si fa qualcosa per rispondere a questo bisogno si vede che loro si sentono intercettati e accolti.

Quattro verbi, sei dimensioni, tre capacità. A chi tocca dare logicità a questo percorso?

Dall’incontro con gli A.E. la chiave che tutti hanno identificato è quella della Parola di Dio come codice di interpretazione della mia personale vita. Lì ci sono dentro io. A partire da questo è facile mettere in ordine i quattro iniziali verbi (vivere, incontrare, raccontare, generare) perché vivere e incontrare questa Parola e a questo punto posso raccontarmi e raccontare la mia vita interpretata alla luce di questa Parola e questo è generare. Allora le tre capacità (profetica, sacerdotale, regale) sono semplicemente il modo cristiano di essere.


PER APPROFONDIRE: Agesci, è catanzarese il nuovo Capo Scout d’Italia


In tutti e quattro i verbi  c’è la dimensione dell’essere capaci di usare la Parola, in tutti e quattro c’è la capacità di celebrare non solo l’Eucarestia e i Sacramenti ma la vita che si vive davanti a Dio, c’è la capacità regale che è la capacità di generare, nei passaggi, il nuovo e poi le sei dimensioni (simbolica, narrativa, gratuità, alterità, creatività, custodia) sono attenzioni da avere per guadagnare il modo concreto di vivere secondo il Vangelo. Ma direi che i primi quattro verbi sono quelli che permettono di più di coniugare Parola e vita.

Tutto chiaro. Come emerso anche nel corso di Emmaus A/R Agesci, sappiamo che la proposta educativa è nelle mani delle Comunità Capi. Come pensi che le Co.ca. possano equipaggiarsi per poter vivere correttamente questa proposta ?

Quanto emerso dal Convegno Emmaus Agesci per Assistenti ecclesiastici suggerisce che le Comunità Capi, che ancora non lo fanno, imparino a mettere la Parola di Dio nella loro vita in maniera concreta e coinvolgente la stessa vita dei Capi che la compongono.    

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