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L’elezione di Leone XIV al soglio pontificio segna un momento di grande attesa e rinnovata speranza per la Chiesa universale. Il cardinale Prevost, scelto dallo Spirito Santo, porta con sé una visione pastorale radicata nella tradizione e aperta alla sinodalità. La riflessione di Morrone ci guida alla scoperta delle tre parole chiave che il nuovo Papa ha indicato come bussola del suo ministero: Pace, Poveri, Ponti.
Ogni elezione di un nuovo Papa è sempre motivo di gioia e letizia. Così anche ieri, con l’elezione di Leone XIV. Perché? Qual è la ragione profonda di questa gioia? Perché al pastore universale che è Pietro — e che oggi è il vescovo di Roma, Leone XIV — è affidato il compito prezioso e delicato di presiedere e custodire la comunione ecclesiale confermando nella fede tutti i credenti (cfr. Lc 22,32) a vantaggio di tutta l’umanità, oggi lacerata da conflitti e guerre. Quando la sede di Pietro è vacante, c’è apprensione e attesa speranzosa colma di domande: chi sarà il nuovo Papa? Ebbene, come sempre lo Spirito Santo anche questa volta ci ha spiazzati, ha fatto il suo “gioco” a vantaggio di tutti. Al netto di ogni pronostico, lo Spirito del Signore che guida la Chiesa, sparigliando le carte, ci ha fatto dono di un uomo, un credente e vescovo, il cardinale Prevost, che nella discontinuità della sua persona, del suo stile, è una figura di continuità della traditio fidei tracciata dai suoi predecessori. Un Pontefice che, nella continuità, ci aiuterà a camminare nello stile della sinodalità, in comunione di intenti e di missione. E non può che essere così: la Chiesa è il vivente e sacramentale Corpo di Cristo, che cresce in “età e sapienza” nel corso dei secoli, non un museo. La continuità è evidente fin da subito nelle citazioni, esplicite e implicite, che Leone XIV ha fatto del suo predecessore, papa Francesco, che ha conosciuto personalmente, soprattutto in quelle terre del Perù dove l’attuale Pontefice non solo ha operato, ma ha anche curato e accompagnato alcune comunità locali.
Vorrei ora soffermarmi su tre aspetti che richiamano il suo cognome: Prevost (parroco che presiede più parrocchie). Tre elementi che lui stesso ha portato alla nostra attenzione. Le tre “P”: Pace, Poveri, Ponti.
La prima P è questa: Pace. Non una pace qualunque, una sorta di pax romana dove a dettare le condizioni sono i dominatori di questo mondo, ma quella che viene da Gesù, Crocifisso e Risorto che si mostra vivo ai suoi con le sue piaghe, e in quelle piaghe siamo tutti portati, tutti siamo perdonati e rilanciati 70 volte 7: da qui può ripartire la storia. La pace del Risorto è il dono di sé, poiché Dio nel suo Spirito d’Amore è solo Dono di vita, scaturito dal costato trafitto di Gesù Crocifisso. Cristo è perciò la nostra pace, pace per tutti, per ciascuno ma che impegna la vita e chiama alla conversione per superare ogni inimicizia e conflitti tra i popoli (cfr. Ef 2,14-18). Leone XIV ci ha ricordato pertanto che si tratta di una pace disarmata e disarmate, contro ogni logica distruttiva del “occhio per occhio, dente per dente”.
La seconda P è Poveri. Non a caso il nuovo Papa, al termine del suo saluto, rivolgendosi alle comunità e alla diocesi in cui ha operato in Perù si è espresso in spagnolo. Avrebbe potuto usare l’inglese, sua madrelingua, ma ha scelto lo spagnolo sudamericano. Una opzione significativa, che evidenzia un’attenzione particolare verso gli ultimi che ha servito negli anni del suo ministero missionario. E in questo interesse ritroviamo una chiara continuità con papa Francesco che ha accolto l’eredità magisteriale avviata da Leone XIII (Rerum Novarum) e ha segnato gli interventi sulla giustizia sociale di tutti i pontefici, in modo particolare di Paolo VI (Popolorum Progressio) e di Giovanni Paolo II (Sollecitudo rei socialis).
La terza P è Ponti. Una parola che richiama l’essere Pontefice, fare da ponte, da congiunzione. Guardando a Gesù, unico e definitivo Pontifex, colui che mette in relazione Dio con tutta l’umanità e tutti gli uomini tra di loro, ciascuno di noi, il cielo e la terra, il Papa, come vescovo di Roma e pastore universale, è chiamato a essere Pontifex, uomo dell’incontro e del dialogo, dell’accoglienza e dell’inclusione. Ma tutti noi battezzati e credenti siamo chiamati dal Vangelo del Signore Gesù ad essere pontifex, costruttori di ponti: ponti di dialogo, ponti di incontro, di accoglienza. Senza ponti — come ribadisce lo stesso Prevost — non può esserci pace. Così come non può esserci pace senza giustizia sociale. Il nome Leone, da lui scelto, non a caso rimanda un’altra figura importante nella vicenda della Chiesa: Leone XIII, il Papa che con la Rerum novarum (1891) ha aperto la Chiesa alla modernità, accogliendo le istanze dei lavoratori e dando così avvio al cammino della Dottrina Sociale della Chiesa arricchita ultimamente anche da papa Francesco con la Laudato sii e Fratelli tutti. Queste, dunque, le tre P: Pace, Ponti, Poveri del nostro papa Prevost.
Infine, nel suo mostrarsi così com’è alla folla che gremiva piazza san Pietro, con semplicità e con emozione, per la missione gravosa affidatagli dai cardinali, ha rivelato alcuni tratti della umanità, chiedendoci di sostenerlo con la preghiera. Siamo dunque grati allo Spirito Santo, allo Spirito del Signore Gesù, per averci donato un nuovo Pastore, un Papa che, ne siamo certi, ci spronerà a essere anche noi portatori di belle notizie evangeliche e umanizzanti condensate nella pace donataci dal Risorto. Un Pontefice che, nella continuità, ci aiuterà ad assumere, strada facendo, la logica della sinodalità, del camminare insieme, in comunione dietro il Signore Gesù.Infine, un ulteriore elemento non di poco conto da tener presente.
Leone XIV non rappresenta soltanto l’America del Nord, ma entrambe le Americhe. La sua visione non è esclusivamente nordamericana o statunitense. Le sue radici — figlio di immigrati — affondano nelle due Americhe. E questa appartenenza gli offre una prospettiva veramente universale, cattolica, arricchita anche dalla sua esperienza europea come padre generale degli Agostiniani e, da alcuni anni, prefetto del Dicastero per i vescovi, provenienti dai cinque continenti.
* Arcivescovo di Reggio Calabria - Bova
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