Avvenire di Calabria

Prima volta che tale riconoscimento è concesso a una autorità religiosa cristiana

Libano, Tiro conferisce la cittadinanza onoraria a Marcianò

Redazione Web

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Nell’ambito della visita pastorale in Libano dell’Ordinario militare per l’Italia, Santo Marcianò, nel corso della quale è stata inaugurata una nuova Chiesa intitolata a Maria Decor Carmeli e San Giovanni XXIII Papa (patrono dell’esercito), lo stesso mons. Marciano ha ricevuto ieri a Tiro, nella sede della Municipalità, la cittadinanza onoraria. Un evento di primaria importanza tenuto conto che si tratta della prima volta che tale riconoscimento è concesso a una autorità religiosa cristiana. Il sindaco di Tiro, difatti, è il Musulmano Sciita Hassan Dbouk.

«Il riconoscimento che ricevo - ha detto il presule reggino - mi onora e mi commuove e voglio accoglierlo come segno di gratitudine verso una comunità, una terra, un popolo aperto al mondo, alla cultura, alla spiritualità. È la terra splendida e santa del Libano, è questa comunità di Tiro, città ricca di storia e tradizioni e sapientemente guidata dall'ingegner Hassan Dbouk. Sono qui come pellegrino di pace. E il pellegrinaggio è un’esperienza umana e religiosa nella quale l’animo si dispone ad apprendere, mentre il corpo si impegna nel cammino. Sono qui in cammino, per imparare la fraternità, che cresce quando le relazioni umane ci vedono rispettosi della dignità della creatura umana, disposti ad allargare i propri spazi per accogliere la sua unicità personale e le sue aspirazioni interiori».

Monsignor Marcianò ha proseguito nel suo ringraziamento: «Pensando dunque a quanto i nostri militari si impegnino per ristabilire il concetto di cittadinanza, sento di ricevere la cittadinanza onoraria anche a nome loro, come gratitudine per quanto essi operano: nel Libano, per il Libano e, con il Libano, per la pace nel mondo e in Medio Oriente. Lo faccio da pastore di una Chiesa che vuole svolgere la sua opera di educazione alla pace anche attraverso la formazione e la crescita umana e spirituale delle Forze Armate, consapevole di quanta responsabilità essi abbiano nei delicati e decisivi processi di pace nel nostro pianeta. La «cittadinanza», però, indica soprattutto una forma di appartenenza. E per me, come per ogni cristiano, Tiro è un nome che evoca l’appartenenza a luoghi che sentiamo santi, densi di storia biblica: i territori di Tiro e Sidone, i monti del Libano e dell’Ermon… luoghi calcati anche dai passi di Gesù di Nazareth».

«Vi ringrazio dunque di vero cuore, per la vostra fraternità, testimoniata dal dono che ricevo e da me ricambiata con una stima sincera, con un affetto che ormai mi lega indissolubilmente alla terra del Libano e alla sua gente, dalla quale sento di voler imparare ancora e con la quale spero di poter continuare a camminare, in un pellegrinaggio che ci unisce nella ricerca della giustizia e nella paziente costruzione della pace: prezioso dono di Dio, affidato all’impegno dei militari, al coraggio del dialogo interreligioso, - ha concluso l'Ordinario militare per l'Italia - alla gioia delle nostre relazioni umane, che allargano gli spazi dell’accoglienza, dell’interiorità, della speranza».

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