Avvenire di Calabria

Un primo stanziamento è stato già inviato per far fronte ai primissimi bisogni e ne seguiranno altri in base alle esigenze e alle disponibilità

L’impegno della rete Caritas per la popolazione del Libano

Redazione Web

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A quasi una settimana dalla terribile esplosione che ha sconvolto la capitale libanese, cresce purtroppo il numero delle vittime, sono oltre 5mila feriti e 300mila le persone che attualmente non possono rientrare nelle proprie case. Caritas Italiana da anni collabora con Caritas Libano e sin dai primi momenti è entrata in contatto offrendo solidarietà e vicinanza.

Un primo stanziamento è stato già inviato per far fronte ai primissimi bisogni e ne seguiranno altri in base alle esigenze e alle disponibilità per restare accanto alla popolazione per il tempo necessario a superare questa crisi che si somma e aggrava le altre preesistenti. L’intera Chiesa Italiana ha rinnovato cordoglio e vicinanza alla popolazione libanese e la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 1 milione di euro dai fondi otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica.

Lo stanziamento sarà utilizzato a sostegno dei piani di intervento d’emergenza di Caritas Libano, tramite Caritas Italiana, per i prossimi 12 mesi. La catastrofe colpisce un Paese già piegato da una pesante crisi economica e sociale acuitasi nell’ultimo anno che ha ridotto in povertà moltissime famiglie con più di un quarto della popolazione che vive con meno di 5 dollari al giorno. A questo si aggiunge l’altissimo numero di rifugiati ospitati nel Paese: circa un milione - quasi tutti siriani colpiti da una guerra che dura da 10 anni - su 4,5 milioni di abitanti, senza contare i palestinesi. Un quadro complesso in un Paese sempre più in fiamme.

Caritas Libano grazie all’immediato sostegno della rete Caritas, ha subito attivato un primo piano di intervento della durata di un mese per rispondere a tre bisogni urgenti della popolazione locale: assistenza sanitaria per gli oltre 5.000 feriti (inclusa la salute mentale), fornitura di acqua e alimenti, alloggio per gli oltre 300.000 sfollati. Nello specifico il piano punta a raggiungere più di 84.000 persone con aiuti di vario genere. Nello specifico il piano punta a raggiungere più di 84.000 persone, con: • generi alimentari e/o pasti caldi per 15.000 persone; • farmaci e medicinali per 4.000 persone; • trattamenti di primo soccorso e servizi di assistenza infermieristica per 1.500 persone tramite cliniche mobili; • kit per l'igiene e materiali per la pulizia della casa per 1.000 famiglie; • supporto psicosociale a circa 1.000 persone; • assistenza a 100 famiglie (circa 500 individui) con interventi di manutenzione straordinaria / riparazione delle abitazioni e rimozione dei detriti dalle loro case travolte dall’onda d’urto dell’esplosione; • fornitura a circa 300 persone tra lo staff e i volontari Caritas di dispositivi di protezione individuale, come protezione contro il coronavirus, ma anche contro i rischi di lavoro sul campo a contatto con macerie e scorie tossiche; • attività di coinvolgimento comunitario (volontariato) per circa 35.000 persone.

Purtroppo le conseguenze di questa tragedia si protrarranno nel lungo periodo, e questo è solo il primissimo intervento di risposta. L’impegno della Caritas e delle altre organizzazioni umanitarie sarà quindi necessariamente lungo e complesso, concentrato nell’assistenza umanitaria ma anche nella riabilitazione, nell’accompagnamento e nel sostegno al reddito per le fasce più povere e vulnerabili della popolazione, anche grazie ad un’ampia mobilitazione del volontariato locale. Senza dimenticare le azioni già avviate per la gestione del conflitto e la riconciliazione, al fin di ridurre il rischio di tensioni sociali e politiche.

È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 - 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario (causale “Emergenza Libano”) tramite:
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

L’analisi
La classe media libanese, fino a pochi anni fa rinomata per standard di vita equiparabili a quelli dei loro omologhi europei, è praticamente scomparsa, polverizzatasi insieme ai propri risparmi bancari in lira libanese, che negli ultimi 8 mesi ha perso più dell’80% del suo valore. Dallo scorso ottobre si è passati da un tasso di cambio di 1.500 per un dollaro (mantenuto artificialmente dalla Banca centrale) a circa 10.000 sul mercato nero. La polizia locale ha riferito della diffusione di un nuovo tipo di rapine: quelle in farmacia, perché anche i pannolini e il latte in polvere hanno raggiunto cifre esorbitanti. I dati della polizia parlano anche di un aumento del 50% dei furti d’auto nei primi mesi del 2020 rispetto all’anno precedente, e del 20% per quel che riguarda le rapine.

La carne rossa è diventata a tutti gli effetti un bene di lusso, addirittura eliminata dal rancio delle Forze armate. Sui siti internet di commercio solidale i libanesi scambiano gioielli e vestiti con passeggini, biberon, culle per bambini. Secondo un recente report di Save the Children, solo nell’area della Greater Beirut (2,2milioni di abitanti) le persone che non hanno cibo a sufficienza sono circa 910mila, la metà dei quali bambini, che rischiano di morire di inedia nel corso dell’anno. Il Libano ha un’economia dollarizzata ma i libanesi non hanno più accesso ai dollari da ormai duecento giorni, da quando cioè sono stati dapprima disposti limiti al loro prelievo e poi vietati del tutto, sullo sfondo di un default tecnico dichiarato dal governo ad inizio marzo 2020, per via del mancato pagamento di un Eurobond da 1,2 miliardi di euro. Lo stesso esecutivo guidato dal premier Hassan Diab ha stimato le perdite in circa 70 miliardi di dollari, in un paese che ha uno dei debiti pubblici più alti al mondo. Il Libano importa quasi tutto, e il prezzo dei beni alimentari è cresciuto di oltre due terzi. Se prima un kilo di pollo costava 12mila lire libanesi ora ne costa 58mila. Decine di attività hanno dovuto chiudere, contribuendo a portare il tasso di disoccupazione al 33%, quello giovanile al 45%.

L’ultima, inquietante novità è il buio sulle strade: metà dei semafori di Beirut hanno smesso di funzionare, e lo stesso vale per gran parte dei lampioni, a causa di una faida (su chi debba essere destinatario degli introiti derivanti dai parchimetri) tra la municipalità della capitale e l’Autorità per la regolamentazione del traffico, che ha portato lo scorso maggio a non poter più rinnovare il contratto con l’azienda libaneseamericana Duncan-Nead, che se ne occupava. A giugno sono stati 33 i morti in incidenti stradali, oltre il 120% in più rispetto ad aprile. Dalla fine della guerra civile (1975- 1990) il Libano ha fatto i conti con l’occupazione da parte di eserciti stranieri; con una ricostruzione post bellica schizofrenica e profondamente diseguale. Ha vissuto due guerre con Israele, gli anni degli attentati ed infine gli effetti della guerra in Siria, con il conseguente afflusso di un numero incredibile di profughi siriani, 1,5 milioni, che si aggiungevano ai 500mila palestinesi, in un Paese che ha 5 milioni di abitanti ed è esteso esattamente come l’Abruzzo.

Ogni mille abitanti se ne contano più di 150, ed è un record mondiale. Ma moltissimi fra i profughi non hanno un’identità legale: niente documenti, niente lavoro, niente diritti. A questo si aggiungono la mancanza di una rete elettrica efficiente, con blackout programmati di circa 12 ore al giorno nel migliore dei casi, e una rete internet che si blocca facilmente per il sovraccarico dei generatori privati alimentati a benzina. Mai, però, si è arrivati a questo punto, per giunta con una pandemia in forte peggioramento e un popolo che non ha nemmeno più la forza di scendere in piazza a protestare, come faceva qualche mese fa. Anche manifestare costa. E fa venire ancora più fame. Interventi in atto Più di 200 giovani volontari e gli operatori di Caritas Libano si sono attivati dal primo momento, per portare soccorso ai feriti, sgombrare abitazioni, negozi e strade dalle macerie, distribuire acqua e cibo agli sfollati, fornire sostegno psicologico soprattutto ai bambini, terrorizzati da quanto Figura 5: campi profughi siriani, informali, in Libano. Caritas Italiana/Ufficio Medio Oriente e Nord Africa 5 accaduto. 3 team medici mobili di Caritas Libano sono stati attivati per sostenere i medici negli ospedali, ormai al collasso.

(fonte Caritas)

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