Avvenire di Calabria

Il francescano padre Marco Vianelli è convinto che tanto si deve fare sui formatori presenti nelle parrocchie: «Formazione fondamentale»

L’invito di Papa Francesco: rileggere Amoris laetitia a casa

Redazione Web

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di Zaira Sorrenti - Papa Francesco lo scorso 27 dicembre, nella domenica dedicata alla Santa Famiglia, ha annunciato la celebrazione di un anno dedicato alla riflessione sull’esortazione apostolica post-sinodale, Amoris laetitia, «un’occasione per approfondire i contenuti del documento». Una scelta, quella del Santo Padre, che è stata particolarmente accolta dalla comunità dei fedeli, specialmente in questo periodo fortemente caratterizzata dalla convivenza col coronavirus e che ci ha portati a riscoprire la bellezza (e anche la difficoltà) di condividere molto tempo sotto lo stessotetto. L’anno sarà inaugurato il prossimo 19 marzo e si concluderà il 26 giugno 2022, con il decimo incontro mondiale delle Famiglie a Roma.

Per l’occasione abbiamo rivolto alcune domande a padre Marco Vianelli dell’Ordine dei Frati Minori, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia della Conferenza episcopale italiana (Cei).

Il Papa ci invita a riprendere in mano l’Amoris laetitia dopo soli cinque anni: forse l’esortazione apostolica non ha ricevuto la giusta attenzione dalle chiese locali?

Non penso. Abbiamo fatto due sondaggi, uno come Consulta Nazionale, un altro con il Dicastero per Laici, Famiglia e Vita ed emerge con chiarezza che Amoris laetitia è stata letta, commentata e accolta. Mi pare, invece, che il Papa ci stia proponendo un percorso pedagogico: fin dall’inizio ci ha invitato a non occupare spazi ma ad attivare percorsi. Tali percorsi necessitano di essere verificati e anche condivisi. L’attenzione e la volontà del Pontefice sembrano rivolte a entrare nel processo del percorso avviato con Amoris laetitia, chiedendo alle Diocesi di raccontare cosa è successo con e dopo l’esortazione sull’amore in famiglia. Non siamo tanto abituati a condividere: c’è molta vitalità nelle Diocesi e il Papa ci chiede di mettere insieme le molteplici esperienze.

Quali tra le sfide pastorali indicate dal Pontefice al capitolo sesto dell’esortazione apostolica sono state affrontate dalle diocesi italiane e quali trascurate?

C’è uno zoccolo duro che appartiene “cromosomicamente” agli Uffici di pastorale familiare e riguarda l’annuncio e l’accompagnamento dei fidanzati e delle giovani coppie di sposi. Fare discernimento e nutrire i primi anni di matrimonio sono attività molto curate. Altrettanta attenzione c’è rispetto al tema della crisi, della separazione, del divorzio. Tutte le Diocesi, in vario modo, si sono mosse: hanno creato sportelli di ascolto, ampliato il lavoro dei Consultori, sono nati centri di evangelizzazione della famiglia. La sensazione oggi è che sia diminuita la domanda delle famiglie ferite, non tanto perché ce ne siano di meno – magari così fosse! -; ma perché, sentendosi riconosciute e accolte, è diminuito il loro grido di attenzione. Il resto delle sfide è lasciato alla sperimentazione ma, in generale, è stato fatto un bel lavoro.

Rispetto alla formazione nei seminari è cambiato qualcosa?

La formazione dei presbiteri è stata certamente toccata da Amoris laetitia; ma la consapevolezza della compartecipazione vocazionale al Regno deve crescere: i sacramenti della missione, lo ricordiamo, sono l’ordine e il matrimonio.

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