
Scilla accoglie le reliquie del giudice Livatino
Domani e dopodomani la comunità della Costa Viola ospiterà il reliquario del magistrato ucciso dalla mafia 32 anni fa. Diversi gli appuntamenti che si concluderanno martedì.
«La santità è lo scandalo della giustizia, rimette Dio al centro, dove la legge finisce, dove la legge inizia». Questi alcuni versi che il poeta Rondoni ha dedicato a Rosario Livatino. Una sintesi artistica di una giornata di lavori appassionata che ha bagnato l’esordio del 2021 per il centro studi dedicato al magistrato dichiarato beato da papa Francesco. Il centro studi “Rosario Livatino”, infatti, ha promosso per martedì 5 gennaio, un webinar a più voci sulla figura del giudice santo. Coordinato da Domenico Airoma e Alfredo Mantovano sono previsti gli interventi del cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, di monsignor Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra e postulatore della causa di beatificazione di Rosario Livatino e il poeta Davide Rondoni.
Al centro del webinar, poi, ci sono state le relazioni di Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia e Mauro Ronco, presidente del centro studi promotore dell’iniziativa. Nel corso del collegamento online sono intervenuti anche Marina Casini, Alberto Gambino, Massimo Gandolfini e Domenico Menorello. «Papa Francesco l’ha definita la santità della porta accanto, cioè persone che vivono come noi, ma sono testimonianza del costante riferimento a Dio nelle scelte della propria vita» ha detto il cardinale Semeraro. Spunti che sono stati approfonditi dal postulatore della Causa di Beatificazione, monsignor Bertolone: «Uno dei mandanti dell’omicidio ha dichiarato che era nell’aria questo odio contro il magistrato per via della sua intransigenza. Il suo essere ha il sapore profetico, sull’esempio di Cristo. Livatino era convinto che la fede è un aiuto per i giuristi per non essere parziali, non emettere sentenze ad personam».
Altrettanto partecipata è stata la relazione di Federico Cafiero De Raho. Magistrato di vecchio corso; da campano ha disarticolato i clan più feroci della camorra: dai casalesi alle famiglie di Secondigliano. Nella sua esperienza a Reggio Calabria, reggendo la Dda è stato il primo a mettere nero su bianco le accuse alla masso- ’ndrangheta. «Rosario Livatino - ha riferito Cafiero De Raho ai presenti - è stato un uomo senza compromessi: non ha mai pensato alla carriera o allo spettacolo. A supportarlo è stata la costante preghiera: si sentiva osservante la Legge di Dio così come applicava quella dell’uomo».
Domani e dopodomani la comunità della Costa Viola ospiterà il reliquario del magistrato ucciso dalla mafia 32 anni fa. Diversi gli appuntamenti che si concluderanno martedì.
Da don Pino Puglisi al beato Livatino. Sono tanti i modelli a cui potersi ispirare nel mondo cattolico. Nel 2014, Papa Francesco in Calabria ha pronunciato la parola “scomunica” nei confronti dei mafiosi.
Il successore di Cafiero de Raho alla Dna potrebbe diventare l’attuale procuratore della repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri. Il magistrato di Gerace è tra i candidati a guidare la Procura nazionale antimafia.