Monsignor Sebastiano Plutino: 90 anni di vita, 63 al servizio delle vocazioni
Canonico del Capitolo metropolitano di Reggio Calabria – Bova, ha ispirato generazioni di sacerdoti con umiltà e saggezza.
Il legame tra Reggio e la sua Patrona affonda nella notte dei tempi. Poche le prime notizie che si hanno sulla Sacra effigie. Tra le ipotesi quella secondo cui tra la fine del secolo XV e l’inizio del XVI il piccolo quadro sia stato portato da una famiglia originaria di Genova. Secondo altri, pare sia stato Elia lo Speleota a donarlo alla famiglia Laboccetta, nel cui territorio è stata eretta una cappellina eremitica, al cui interno c’era il quadro.
Quindi per via ereditaria, la cappellina è passata alla famiglia Diano, scrive nel suo immenso lavoro di ricerca, padre Giuseppe Sinopoli, autore del volume: “La Madonna della Consolazione, i frati cappuccini e il popolo reggino”. Di certo, scrive, sappiamo che nel 1533 i cappuccini creano un primo insediamento attorno alla Cappellina. Nel 1547 il nobile Camillo Diano commissiona al pittore Niccolò Andrea Capriolo la riproduzione dell’immagine della Madonna della Consolazione su tavole telate di dimensioni più grandi, così come le conosciamo oggi. Un anno dopo «il 6 gennaio il nuovo Quadro viene benedetto, nella Chiesa Cattedrale, dall’Arcivescovo Mons. D’Agostino, alla presenza dei Duchi Gonzaga di Monza. Terminato il rito, il nuovo Quadro viene portato processionalmente alla chiesetta dell’Eremo». È il 1576 quando «Reggio viene contagiata dal morbo della peste». Nel 1577 «l’annuncio della cessazione della peste è dato dalla Vergine della Consolazione a fra Antonino Tripodi, religioso di santa vita, invitandolo a recarsi dall’Autorità cittadina per un pellegrinaggio di ringraziamento alla chiesa dell’Eremo. Nella circostanza si offre un grosso cero alla Madonna. Fra Giacomo Foti da Reggio, padre Geronimo Migliore da S. Giorgio Morgeto e padre Girolamo da Montesoro cadono vittime di carità nell’assistere gli appestati». Nel 1592 «le Autorità cittadine, con atto pubblico, deliberano che la festa del 21 novembre in onore della Madonna della Consolazione sia festa cittadina». Nel 1783 quando «un tremendo terremoto, con risonanze triennali, provoca ingenti danni in Calabria, distruggendo città e centri rurali. Le testimonianze storiche tramandano che il ven. padre Gesualdo e il padre Votano si recavano nei paesi e nei villaggi per invitare alla conversione penitenziale i popoli, onde ottenere dal Signore la liberazione di tale drammatico evento.
I morti nella città di Reggio ammontano a soli diciannove. Con l’istituzione della Cassa Sacra, i cappuccini sono costretti, loro malgrado, ad abbandonare il convento con annessa la chiesa». È nel 1801 che i frati fanno ritorno al convento. Viene nominato Guardiano padre Gesualdo Malacrinò. Nel 1819 «con Mons. Tommasini, nuovo Arcivescovo della Chiesa metropolitana reggina, la Santa Sede la solennità festiva della Madonna della Consolazione viene estesa a tutta la diocesi ». Arriva il colera ma il popolo reggino si salva. Nel 1896 «il 23 luglio si firma una convenzione tra il Card. Portanova e il Sindaco nella quale si decide che il Santuario viene dato alla Curia vescovile, alla quale è demandato il diritto di organizzare la festa religiosa annuale, preceduta da sette sabati da celebrare nella chiesa dell’Eremo, mentre per la parte civile ci pensa l’Amministrazione comunale». Arriva il flagello del 1908. «Si erige una baracca, accanto alla chiesa distrutta, per la celebrazione dei Sacri misteri». Nel 1911 il venerato Quadro, dalla Chiesa cattedrale baraccata, torna all’Eremo ricostruito. È il 1930 quando l’Effigie della Madonna viene accompagnata processionalmente in Cattedrale. Diventa Patrona e Protettrice.
Canonico del Capitolo metropolitano di Reggio Calabria – Bova, ha ispirato generazioni di sacerdoti con umiltà e saggezza.
Il cammino di formazione inizia il 17 ottobre ed è rivolto a giovani (dai 19 ai 35 anni) e adulti (35-60), c’è ancora tempo per iscriversi
Catechisti, educatori di Azione Cattolica, Capi Scout, ministri straordinari e operatori Caritas riceveranno la “consegna” dal presule.