Avvenire di Calabria

Su Toscana Oggi la storia di Anna, ragazza madre calabrese a 15 anni, e Valentina, partorita a Firenze

Dalla Calabria alla Toscana, madre e figlia si ritrovano dopo oltre 40 anni

Entrambe si sono messe alla ricerca l'una dell'altra, fino all'emozione di potersi guardare negli occhi e abbracciare

di Redazione Web

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Calabrese, ragazza madre a 15 anni di una bambina data subito in adozione, Anna si è trasferita proprio a Firenze, città dove aveva partorito e dove ha vissuto con il desiderio di ritrovare sua figlia Valentina. Che da parte sua, a un certo punto, ha scoperto che la ricerca delle sue origini era legalmente possibile. E così il desiderio di entrambe ha potuto realizzarsi.

Madre e figlia di nuovo insieme dopo oltre quarant'anni, l'incredibile storia di Anna e Valentina

Madre e figlia di nuovo insieme dopo oltre quarant’anni. È l’incredibile storia di Anna e Valentina, che si sono guardate negli occhi per la prima volta dieci mesi fa, grazie al desiderio di entrambe mai venuto meno e all’iniziativa della seconda, decisa a portare avanti la ricerca delle proprie radici come consente la legge italiana da ormai dieci anni.


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La storia, pubblicata nel numero di Toscana Oggi in uscita in questi giorni, racconta di una ragazzina calabrese rimasta incinta a soli quindici anni e per questo osteggiata dal padre, ma non dalla madre che riesce, anche grazie a un’amica infermiera che vive a Firenze, a farla arrivare a Casa Speranza a Settignano, una casa famiglia per ragazze madri tuttora esistente. La bambina viene data in adozione e Anna torna in Calabria, dove resta solo fino alla maggiore età quando, grazie ancora all’aiuto della madre, torna nel capoluogo toscano per iscriversi al Conservatorio e successivamente diplomarsi.

Mamma e figlia, entrambe alla ricerca l'una dell'altra

Valentina, intanto, è cresciuta in una bella famiglia adottiva. La scoperta di essere stata adottata la getta nella paura di poter essere improvvisamente reclamata e portata via dai suoi affetti. Presa poi consapevolezza che questo non sarebbe potuto accadere, a prevalere è il desiderio di conoscere le proprie origini, ma quando richiede l’estratto dell’atto di nascita scopre che vi è scritto «da donna che non consente di essere nominata». Anna intanto pensava spesso alla sua bambina ma sapeva che per legge non l’avrebbe potuta rintracciare.

«Ho deciso di andare via dalla Calabria - racconta Anna: non ci volevo più stare, non sopportavo mio padre che mi considerava una figlia perduta perché per lui non ero più appetibile per un buon matrimonio. Sentivo il peso di tutti i pregiudizi in famiglia e di tutti i pettegolezzi nel paese. Appena sono diventata maggiorenne sono andata via da casa trasferendomi a Firenze contro il volere di mio padre. Mia madre, invece, mi ha sostenuto incitandomi a partire e mantenendomi economicamente», racconta Anna.


PER APPROFONDIRE: Da Most a Reggio Calabria, Cetty e Antonio raccontano la bellezza dell’adozione


A Firenze Anna si è iscritta al Conservatorio dove poi si è diplomata. «Pensavo spesso alla bambina ma sapevo che la legge italiana non prevedeva la possibilità di poterla rintracciare. Consapevole di questo, mi ero messa il cuore in pace anche se speravo che un giorno qualcuno mi bussasse alla porta e mi dicesse “Guarda sono nata il…”.Insomma, fantasticavo molto», ancora il racconto della donna.

L'emozione dell'incontro

Nel 2014 Valentina, a sua volta divenuta mamma a 34 anni, viene a sapere che la legge è cambiata e si rimette in moto. «Quell’anno - racconta - avevo 34 anni ed ero incinta: divento mamma e vengo a sapere che la legge italiana è cambiata per adeguarsi alla normativa europea. Questo prevede che al compimento dei 25 anni di età l’adottato possa fare richiesta al Tribunale dei minorenni per accedere ai dati dei genitori biologici. Io ormai ne avevo 34 e quindi decido di fare questa cosa».


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Il cammino sarà ancora lungo e alla fine, come racconta nei dettagli l’articolo su Toscana Oggi, il 24 marzo 2023, il tanto atteso incontro. «C’è stata subito un’intesa bellissima», spiega Anna, e aggiunge: «Un genitore biologico che ritrova un figlio dopo 30, 40 anni non può togliere nulla alla famiglia adottiva. È una felicità indescrivibile».

«Per quanto una persona possa avere una storia di adozione felice – aggiunge Valentina – a un certo punto della vita conoscere le proprie origini diventa un bisogno da affrontare. Questo presente ci permette di fare pace con un passato che inevitabilmente ha creato dolore a entrambe».

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