Calabria, diventa realtà la premialità per le imprese che resistono alla ‘ndrangheta
L’annuncio del presidente della commissione regionale anti-‘ndrangheta Pietro Molinaro: «Oltre al valore simbolico, adesso anche valenza concreta».
Il 6 maggio a Limbadi si rinnoverà un sit-in in memoria dell'imprenditrice reggina sparita, Maria Chindami, su cui aleggia la mano violenta della 'ndrangheta. Si tratta di un momento che coinvolgerà scuole, associazioni e territorio: l'obiettivo è sensibilizzare e chiedere a gran voce giustizia.
Il prossimo 6 maggio, alle ore 10.30, avrà luogo il tradizionale sit-in in memoria di Maria Chindamo. L’iniziativa è promossa da: Agape, Comitato “Controlliamo Noi Le Terre Di Maria”, Libera, Penelope Italia Odv, GOEL – Gruppo Cooperativo e Comunità Progetto Sud promotori, insieme, di GOEL Bio.
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L’intero territorio calabrese e nazionale è vicino alla storia di Maria Chindamo e si è stretto intorno alla famiglia per condividere il dolore della tragica scomparsa e per chiedere, a gran voce, che sia fatta luce su quanto accaduto.
Come ogni anno, proprio lo stesso giorno della scomparsa, si rinnova un impegno ed un appuntamento, davanti all’azienda dove Maria è scomparsa, in contrada Montalto, a Limbadi.
Anche quest’anno il sit-in vedrà la partecipazione di scuole, di associazioni, di istituzioni e di singole cittadine e cittadini che hanno scelto di condividere la richiesta di verità e di giustizia della famiglia.
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Quest’anno il tema del sit-in è “donne e lavoro: un binomio per la liberazione delle terre di Calabria”. Maria era un’imprenditrice che ha offerto una testimonianza di coraggio e di libertà che non ha piegato la testa nemmeno di fronte alla ‘ndrangheta. L’emancipazione femminile, il lavoro, l’imprenditoria sana e libera, rappresentano vie di futuro da cui la Calabria non può prescindere. Presto verranno resi noti i dettagli organizzativi della giornata.
L’annuncio del presidente della commissione regionale anti-‘ndrangheta Pietro Molinaro: «Oltre al valore simbolico, adesso anche valenza concreta».
Inizia domani in Corte d’Assise il processo nei confronti dell’uomo accusato di concorso in omicidio e di aver manomesso l’impianto di videosorveglianza posto all’ingresso del terreno della donna.
Una nuova idea per la gestione dei beni confiscati alle mafie. Per il Fai, affidarli alle imprese che hanno denunciato i clan può essere una soluzione per il loro riuso sociale.
Tags: Maria ChindamoNdrangheta