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Il 24 gennaio è il quinto anniversario della nascita al cielo di Maria Mariotti, protagonista del movimento cattolico anche oltre ai confini della diocesi di Reggio Calabria. Il giorno prima, mercoledì 23, sarà ricordata al Seminario Pio XI, durante un incontro del Serra Club alle 17. Sabato 27, invece, il Meic la ricorderà con una Messa alle 18:30 nella chiesa di san Francesco da Paola al corso.
Fare memoria della professoressa Maria Mariotti risulta sempre un’impresa ardua per la pluralità di interessi, impegni, campi di ricerca e di azione che hanno caratterizzato una vita che ha superato i confini del secolo (1915-2019), e per gli intrecci tra le diverse dimensioni esistenziali unificate in una profonda spiritualità. Un impegno civile inseparabile da quello ecclesiale, la dimensione dell’azione da quella contemplativa, la diaconia intellettuale e culturale dalla carità.
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Una ricchezza che sta emergendo sempre più man mano che si procede al riordino e inventariazione del suo archivio personale, consistente in 330 faldoni depositati nell’Archivio storico diocesano; un lavoro complesso e appassionante, che richiede un notevole impegno emotivo e razionale, coordinato dalla dottoressa Maria Pia Mazzitelli, già direttrice dell’Archivio.
Una prima occasione per far conoscere questa ingente documentazione è stata la comunicazione Maria Mariotti e l’Università Cattolica attraverso i documenti del suo archivio (C. Borrello) nel recente convegno regionale svoltosi a Catanzaro, promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Istituto Toniolo, L’Università Cattolica del S. Cuore. Cento anni al servizio delle chiese locali e per lo sviluppo del paese, con la partecipazione di studiosi ed esperti degli archivi diocesani calabresi.
Da pagine di Diario è emersa la maturazione della sua scelta universitaria, profondamente radicata nell’esperienza della Gioventù femminile di AC. Dopo la sofferta interruzione degli studi a 15 anni, che aveva fatto svanire il sogno di laurearsi in Lettere, vissuta nella prospettiva di una totale dedizione all’apostolato, è proprio l’intensa partecipazione alla vita associativa, alle proposte formative dei convegni regionali e nazionali, a darle l’opportunità di conoscere professori e animatori dell’Università Cattolica sollecitandola a riprendere gli studi. Ripercorrendo i passaggi salienti del suo itinerario spirituale scriveva:
«Sono così arrivata al 21° anno; esso ha segnato in me una fase di maturazione spirituale che ha fatto sorgere nuovi problemi e nuove esigenze… In seguito a questo è avvenuta la grande novità che ha…rivoluzionato la mia vita: nella ripresa degli studi ho visto solo, dapprima, una nuova occasione di distacco, di sacrificio e l’ho affrontato serenamente vedendo in essa un’esigenza di coerenza al mio programma di immolazione. Poi però si è a poco a poco delineata la visione di un disegno provvidenziale che attraverso lo studio apriva orizzonti nuovi alla mia vita interiore e al mio apostolato: la possibilità di una maggiore unione con Dio attraverso la valorizzazione del dono dell’intelligenza e l’avviamento alla penetrazione diretta nella società attraverso la professione».
Il carteggio col Consiglio Superiore della GF, che le propose di collaborare nella sezione minori sollecitandola all’iscrizione all’Università Cattolica, illumina sul travaglio della decisione di trasferirsi a Milano, dove si iscrisse alla facoltà di Filosofia. Pur nella difficoltà di allontanarsi da Reggio «per circostanze familiari» e «per il lavoro in Diocesi», la attrasse un ambiente in cui sviluppare la conoscenza nella sua dimensione soprannaturale di unione con Dio e di preparazione all’adempimento di una missione nel mondo. Da adulta, dirà che essa rappresentava «l’unica Università» che le offrisse la possibilità, «come laica e donna, di trovare il preciso indirizzo che desideravo» non essendo allora accessibili ai laici gli studi teologici.
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La fitta corrispondenza con la madre, quasi diaristica, permette di conoscere fatti e riflessioni della sua nuova esperienza universitaria: la sapienza dei Maestri, la serietà degli studi, il clima di fraternità tra gli studenti; l’apostolato in Università, dove avvertì l’urgenza di un allargamento di orizzonti e, divenuta presidente del gruppo milanese della FUCI, si adoperò per la sua integrazione con la GF e la Cattolica; la scelta della tesi, da un primo orientamento alla Psicologia per l’esigenza di unificare gli studi con le responsabilità associative, alla Filosofia scegliendo un «problema di vita», Il problema del male in Hegel; infine la determinazione di rientrare in Calabria dopo la laurea, nonostante le diverse proposte di rimanere a Milano da parte di docenti, della Barelli, di p. Gemelli:
«In questi ultimi tempi si sono ripetuti gli…assalti ed… in forma concreta […] Ma gradatamente, insensibilmente mi si afferma nell’anima la certezza che il mio posto non è qua, che mi attende altro lavoro e altre mansioni che, se mi sarà possibile svolgere con il conforto impareggiabile di sentirmi nella mia famiglia e nella mia terra, saranno arricchite di difficoltà, incomprensioni, aridità, il cui pensiero qualche volta mi fa tremare…».
Dalla formazione ricevuta scaturì il suo servizio formativo indirizzato prevalentemente all’orientamento intellettuale e spirituale dei giovani, attraverso la professione di docente e le responsabilità associative (FUCI-Movimento Laureati/MEIC, CIF) ed ecclesiali, in una visione sapienziale incentrata sulla carità e la verità; e l’esigenza di alimentare l’impegno operativo con lo studio e la ricerca delle cause della disgregazione religiosa e sociale del Sud, per cui sviluppò sistematici studi storici su Chiesa, movimento cattolico e società calabrese in età moderna e contemporanea.
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Una testimonianza particolarmente preziosa oggi, in una Calabria che si impoverisce sempre più delle sue energie giovanili, e un richiamo alle associazioni ecclesiali e istituzioni formative perché accompagnino le nuove generazioni nelle scelte di studio come vocazione e servizio.
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