Avvenire di Calabria

Mercoledì delle Ceneri apre la Quaresima nel segno della speranza

Il vangelo stimola un sussulto di coraggio e, proprio quest’anno, un ricercare la speranza: il coraggio per prender coscienza dei propri limiti

di Enzo Petrolino

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Convertirsi significa cambiare rotta, cambiare riferimenti, orientare diversamente speranze e sicurezze per la vita

Con mercoledì delle Ceneri inizia il cammino della Quaresima. Inizieremo questo cammino con la parola del profeta Gioele, che motivava l’invito alla conversione con il fatto che: «Il Signore è pietoso, lento all’ira e ricco di misericordia» (Gl 2, 12). Per questo siamo convocati insieme per un cammino di conversione. Mercoledì delle ceneri, iniziamo con speranza in questo anno giubilare, il grande pellegrinaggio quaresimale.



“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo” ascolteremo ancora una volta: il tempo fissato da Dio per il compimento delle sue promesse è venuto. Siamo invitati a riconoscerlo e a credere nella sua azione di salvezza. L’imposizione delle ceneri è accompagnata da questo invito evangelico: "Convertitevi e credete al vangelo".

Convertirsi significa cambiare rotta, cambiare riferimenti, orientare diversamente speranze e sicurezze per la vita. Noi percepiamo questo verbo come un imperativo, mentre è un invito, contiene una preghiera. Cambiate strada: non è la richiesta di obbedienza, ma l'offerta di un'opportunità. “Credete al vangelo” cioè riascoltate la novità, la bella notizia!
Ma quale bella notizia si può mai attendere ancora in un mondo dilaniato da guerre, da violenze e da odio? In un mondo che appare disperato e rassegnato a non aspettarsi più niente di buono, a non credere più a nessuno? La speranza è ancora possibile per cercare qualcosa di diverso.

Il vangelo stimola un sussulto di coraggio e, proprio quest’anno, un ricercare la speranza: il coraggio per prender coscienza dei propri limiti. Nonostante tutto non siamo polvere e non torneremo polvere, ma figli di Dio, e per questo abbiamo una vita di una qualità tale che è eterna, cioè indistruttibile, e per questo capace di superare la morte.

Guardando prima di tutto alla vicenda di Gesù, che Luca riassume in due scarni versetti «Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo» (Lc 4,1-2) ", viviamo i qua¬ranta giorni come un "tempo forte”, un tempo nel quale riprendere con rinnovata fiducia e impegno le vie di Dio, per disporci a celebrare e a ricevere ancora una volta il dono pasquale.

Luca, a differenza di Marco, specifica le tentazioni e ognuno di noi può ritrovarsi in questi versetti e “collocarsi” nel deserto con la propria tentazione. Nella logica di Dio però non c’è da preoccuparsi, la tentazione è buon segno, significa che stiamo lottando e nel sostenere queste prove siamo purificati. Dio è fedele e non permette che siamo tentati oltre le nostre forze, con la tentazione ci vengono date anche la via d’uscita e la forza per sopportarla. Gesù nel deserto vince il tentatore e prende con decisione la via progettata per Lui dal Padre: una via alla fine della quale si leva la Croce.


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Allora come è possibile andare oltre le tentazioni? La risposta è: con la Parola di Dio. La parola di Dio ci porta le promesse, i suoi desideri, i suoi comandi. Ci vorrà tempo, pazienza, costanza, perché i cambiamenti di vita sono lenti, e soprattutto sono instabili se non sono confermati e consolidati con la perseveranza. Davanti a Lui non ci sono maschere che possano sottrarre allo sguardo, non ci sono giustificazioni che possano impedire il confronto. Davanti a Dio s’impara la semplicità, la trasparenza. Ecco perché è così importante che impariamo a stare sotto lo sguardo di Dio che può fare di noi persone più libere, capaci di camminare insieme sinodalmente, non per un vantaggio ecclesiale o sociale, ma per amore della verità e del bene comune.

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