Avvenire di Calabria

La Giornata internazionale dei migranti dovrebbe servire a far conoscere la realtà dei fatti e sollecitare maggior impegno

Migranti, perché accoglierli

I traffici di carne umana e le morti non sono più tollerabili. I governi dovrebbero fare la loro parte

di Gabriele Bentoglio

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Dati recenti stimano che i migranti internazionali oggi siano 281 milioni, pari al 3,6% della popolazione mondiale. Di questi, quasi due terzi sono persone in cerca di lavoro, spinte in emigrazione dalle crisi in atto in molte aree del pianeta. Gli Stati Uniti d’America sono la principale destinazione dei migranti, ma vi sono anche altri corridoi migratori, in tutti i continenti. L’Italia resta soprattutto un Paese di transito.


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Sebbene alcuni alimentino la paura dell’“invasione”, negli ultimi due anni la popolazione globale dei migranti internazionali è aumentata solo dello 0,1%.

Quanto allo slogan ipocrita “aiutiamoli a casa loro”, si conferma che ad aiutarsi a casa loro sono proprio i migranti, come facevano e continuano a fare i milioni di migranti italiani sparsi in tutto il mondo.

Una vergogna per l’umanità, però, è costituita dai rifugiati e dai profughi, causati da ostilità che continuano a flagellare la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Myanmar, il Sud Sudan, la Siria, l’Afghanistan e lo Yemen, a cui si è aggiunto il conflitto russo-ucraino degli ultimi mesi.

Sullo sfondo vi sono quasi sempre degli interessi economici, come la vendita delle armi, l’accaparramento delle risorse, la tratta e il traffico di esseri umani.

È chiaro che il terzo millennio non si sta orientando alla tutela delle persone in difficoltà né all’equa distribuzione delle ricchezze del pianeta.

Gli obiettivi principali di ogni buon governo dovrebbero essere il contrasto ai trafficanti di carne umana e la riduzione delle morti lungo le rotte migratorie. Ma se andiamo a vedere quali “alternative” siano state date alle persone in fuga da guerre e povertà, registriamo l’aumento dei morti e dei dispersi nel Mediterraneo, il dramma di chi viene intercettato e riportato in Libia, il peggioramento delle condizioni di chi è bloccato in Turchia, lungo la rotta balcanica, in Grecia o fuori dai nostri porti.

Più che “proteggere” le persone in fuga, semplicemente non le si fa entrare. E così diventa ancora più lungo e pericoloso il percorso di chi vorrebbe chiedere aiuto nell’Europa “dei diritti”.

E però è opportuno dire che da noi, in Italia, le tendenze xenofobe e “sovraniste” fanno i conti con enti istituzionali, come regioni e comuni, insieme a organismi ecclesiali, della società civile organizzata e di singoli cittadini e cittadine. Per fortuna, infatti, non mancano quelli che credono nell’accoglienza e nella solidarietà e dissentono sulla “chiusura dei porti” e, in generale, sulle politiche “antimigranti”, promuovendo reti territoriali di prossimità e realizzando interventi di accoglienza, servizi di supporto all’inclusione sociale e azioni efficaci per l’integrazione.


PER APPROFONDIRE: Centro Scalabrini, un aiuto a chi ha bisogno


La Giornata internazionale del migrante che si celebra oggi dovrebbe servire a far meglio conoscere la realtà dei fatti e a sollecitare maggior impegno per la costruzione di una società interculturale plasmata da criteri di giustizia e di pace.

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