È un'opera importante quella svolta dal presidio istituito nel 1995 presso Sant'Agostino
Centro Scalabrini, un aiuto a chi ha bisogno
di Francesco Chindemi
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I recenti dati dell’Istat sulla povertà, accentuata dalla pandemia, sono impietosi. Anche in una realtà già provata dalle difficoltà, quale quella reggina, si è registrato un incremento di persone e famiglie che versano in difficoltà, «in particolare tra i tanti italiani che risiedono nel nostro territorio». È un quadro preoccupante quello tracciato da padre Gabriele Bentoglio, direttore del Centro ascolto diocesano “Giovanni Battista Scalabrini” che ha sede presso la parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino a Reggio Calabria. «Nonostante l’emergenza Covid-19 abbia condizionato le nostre attività, non ci siamo mai fermati, continuando a rispondere alle richieste d’aiuto che giungono non solo dai cittadini stranieri presenti sul nostro territorio, per la cui integrazione è nato il nostro centro nel 1995». Servizi diversificati, rivolti a famiglie extracomunitarie, italiane, rom che spaziano «dagli aiuti immediati, come la raccolta e la consegna di generi alimentari o articoli per l’infanzia, al supporto per chi si trova di passaggio, ma anche i servizi offerti nel settore legale, per la regolarizzazione dei permessi di soggiorno, le pratiche per i passaporti, il sostegno dell’ascolto o l’aiuto alla ricerca di occupazione, specialmente per le badanti».
Il Centro
Un impegno a motivare il quale la missione voluta dal fondatore dei scalabriniani, il vescovo Giovan Battista Scalabrini «il quale – ancora Bentoglio – ha indicato due capisaldi del nostro servizio. Il primo che chi arriva in un paese straniero non perda il suo patrimonio culturale e di fede, il che significa salvaguardarne l’integrità e, soprattutto, la dignità. Il secondo è l’integrazione nel tessuto locale, come motivo di crescita non solo per sé stessi, ma anche per i popoli ospitanti». Capisaldi che sono diventati scopo di vita, nel suo impegno verso il prossimo anche di Enzo Bagnato, ufficiale a riposto del Corpo forestale dello Stato, oggi volontario del Centro di ascolto. Il suo servizio è volto in particolare a fornire assistenza ai migranti che hanno difficoltà ad approcciarsi con la burocrazia, per quanto attiene ad esempio ai permessi di soggiorno, al rilascio del passaporto e altre questioni. «Mi sono avvicinato a questa realtà nel 2016, dopo aver approfondito i temi emersi in occasione del Giubileo della Misericordia indetto da papa Francesco. Non nascondo di aver avuto molti pregiudizi sulle problematiche dell’immigrazione, rispetto alle quali - ancora Bagnato - mi sono ampiamente ricreduto, non appena sono venuto in contatto con le sofferenze dei nostri fratelli stranieri».
La distribuzione degli alimenti
Pina Siclari, altra volontaria del Centro Scalabrini, oggi si occupa di raccolta e distribuzione di alimenti, ma negli anni ha ricoperto altri incarichi, occupandosi anche del servizio d’ascolto. È la volontaria più anziana per servizio e ha maturato un’importante esperienza. «La distribuzione degli alimenti – afferma la signora Pina – è la più impegnativa. E oggi, spiace constatarlo, sono sempre più anche gli italiani, tra cui persone che conosco, che vivono una situazione non ottimale».
Chi si avvicina al centro?
«Chi ha bisogno delle medicine piuttosto che da mangiare. Ma anche chi necessita di essere ascoltato, chi non ha nessuno a cui confessare le proprie paure, i propri timori. Pensiamo ad esempio a tutte quelle donne che hanno lasciato nel proprio paese di origine, distanti migliaia di chilometri, i propri figli e gli altri affetti più cari. C’è chi viene qui anche per avere supporto morale, non solo materiale». Pina racconta di come negli anni anche i pregiudizi di chi viveva la parrocchia sono stati superati. «Non è per quello che faccio, ma per ciò che ricevo che ogni sera, torno a casa con il cuore più colmo di ricchezza e amore».
Il servizio di ascolto
A coordinare i volontari, è suor Elvira Cisarri, originaria di Pianengo in Lombardia. Dopo anni di missione in Costa d’Avorio e aver trascorso un periodo tra il centro e nord Italia, nel 2015 è giunta a Reggio Calabria. «Il mio servizio prioritario - dice - è il volontariato al carcere di Arghillà. Poi sono arrivata qui presso il Centro Scalabrini, sempre come volontaria». Quando nel 2019, le suore scalabriniane hanno lasciato la città, le è stato chieste di assumere la responsabilità del Centro. «Oggi mi occupo del centro di ascolto, cercando di dare conforto e risposte a chi si rivolge a noi. A chi chiede aiuto, soprattutto per il vestiario dei più piccoli. Sono contenta di quel che facciamo e anche con i volontari c’è una bella armonia». Un’armonia che si respira anche fuori dall’ambiente parrocchiale.
«C’è una vera e propria rete di assistenza che coinvolge la Caritas diocesana, altri centri, le realtà associative e le varie istituzioni con cui collaboriamo e dilaghiamo quotidianamente». Ci sarebbe tanto altro da raccontare, ma come non mai, nel caso di questa importante testimonianza di altruità, le opere valgono più delle parole. «C’è una frase che ci accompagna quotidianamente nel nostro servizio è che è diventata lo slogan del nostro Centro – conclude suor Elvira – si trova proprio al suo ingresso: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo” (Eb 13,2)».
Il 2023 ha segnato una crescita delle richieste d’aiuto, secondo il consueto report che annualmente offre una fotografia aggiornata sullo stato dei bisogni in riva allo Stretto.
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