
Una diocesi in festa sabato sera nella Basilica Cattedrale di Mileto per l’ordinazione presbiterale di don Giuseppe Pileci. A presiedere la solenne liturgia di ordinazione il vescovo, monsignor Luigi Renzo, che assieme al presbiterio ha espresso gratitudine al Signore per il dono di un nuovo presbitero in una comunità locale che sta celebrando anche il Sinodo diocesano. Tra i presento alla sacra ordinazione anche il Vescovo Mons. Vincenzo Rimedio ed i superiori del Seminario Regionale “San Pio X” di Catanzaro. Don Giuseppe Pileci è nato nel 1992 e appartiene alla parrocchia di S. Onofrio (VV). Dopo gli studi classici presso il Liceo di Vibo Valentia, ha proseguito gli studi teologici nel Seminario Teologico "S. Pio X" di Catanzaro. Ordinato diacono lo scorso anno, ha esercitato il ministero nella parrocchia di Paravati di Mileto dedicandosi particolarmente all'Oratorio giovanile parrocchiale. Ha collaborato responsabilmente con l'equipe della Pastorale Giovanile diocesana.
Don Giuseppe è il ventiduesimo sacerdote ordinato da monsignor Renzo in questi undici anni di ministero in diocesi. A questi si aggiungono altri 2 religiosi cappuccini originari della diocesi di Mileto. «La nostra Chiesa locale - ha detto con gioia il vescovo, monsignor Renzo nell’omelia - , dopo un anno di pausa, stasera può nuovamente esultare e far festa per l'ordinazione sacerdotale del diacono, don Giuseppe Pileci, della comunità di Sant'Onofrio. Arriva a questo appuntamento dopo quasi un anno di servizio diaconale nella comunità parrocchiale di Paravati, accanto a don Mimmo Muscari, e con un corredo pregnante della preziosa collaborazione prestata per la Pastorale Giovanile diocesana. Ringrazio e saluto per la loro presenza entusiastica i fedeli di Paravati, oltre naturalmente quelli di Sant'Onofrio con il loro parroco don Franco Fragalà e col sindaco del paese. Grazie a tutti voi Sacerdoti, anche a quelli che venite da fuori, perchè con la vostra presenza mostrate e testimoniate la bellezza della fraternità sacerdotale, vero lievito di trasfigurazione per la Chiesa intera in questo nostro mondo diviso e frantumato in mille spezzoni».
Poi monsignor Renzo, commentando la liturgia della Parola, si è rivolto a don Giuseppe, rimarcando il grande dono che Dio ha voluto fare chiamandolo al Sacerdozio: «Preso e scelto tra gli uomini, sei costituito in loro favore per attendere alle cose di Dio". Con le parole di Papa Francesco ti esorto ad esercitare "in letizia e carità sincera l'opera sacerdotale di Cristo, unicamente intento a piacere a Dio e non a te stesso o agli uomini, o per altri interessi. Partecipando alla missione di Cristo, Capo e Pastore, in comunione filiale col Vescovo, impegnati ad unire i fedeli in un'unica famiglia per condurli a Dio Padre per mezzo di Gesù nello Spirito Santo. Ed abbi sempre davanti agli occhi l'esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire e per cercare di salvare ciò che era perduto».
Il Vescovo ha poi ricordato come nella Evangelii gaudium, al n. 24, Papa Francesco volendo illustrare il senso missionario della "Chiesa in uscita" usa il verbo argentino "primerear", primeggiare nel senso di arrivare prima degli altri, anticipare tutti nell'amore, prendere l'iniziativa lasciandosi coinvolgere. «E' quello che fa il pastore – ha detto il Presule - per impedire che le pecore si perdano e si disperdano. Non cerco scuse dicendo che è tutto inutile, è una perdita di tempo, mi ha offeso, non ne voglio sapere, e magari rispondo con la stessa moneta. Come pastore non mi è consentito ragionare così. Malgrado tutto, devo ricordarmi che il mio compito di pastore è di salvarlo, non di condannarlo allontanandolo e lasciandolo a se stesso. Siamo inviati per "salvare" i figli di Israele. Sono anime a noi affidate in cura che dobbiamo portare a Gesù a prescindere dai nostri sentimenti e risentimenti. Anche di questi saremo chiamati a rendere conto. Cosa dà sapore e volto alla vita del sacerdote e del pastore nello stile di Gesù? Occorre farsi prossimo come il Samaritano che scende da cavallo per prestare aiuto; è necessario non avere, come si dice, il muso pulito e l'agenda sempre piena di cose da fare al punto da non trovare tempo per gli altri ("Vieni un'altra volta che ora ho fretta ed ho da fare!", e cose simili). Può succedere una volta, ma non può diventare un'abitudine. Ogni mattina, inoltre, abituiamoci a mettere il nostro tempo nelle mani di Gesù perchè ne possa disporre Lui a suo piacimento. Un comportamento così non solo ci risparmia la filippica del profeta Geremia della prima lettura (Ger. 23,1-6): "Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo", ma ci trasformerà in quel "germoglio giusto", da cui potranno fiorire i pastori costituiti dal Signore stesso, pastori che sanno "pascolare" col cuore di Dio il gregge del Signore».
«Caro Giuseppe – cosi ha concluso monsignor Renzo - la liturgia della Parola con cui si inaugura il tuo Sacerdozio è sintomatica. Sia sempre per te, come per ciascuno di noi, di necessario riferimento quale modello illuminante e corroborante per ogni giorno del tuo apostolato.
Con la preghiera consacratoria e l'unzione crismale impetro su di te una presenza speciale di Gesù Sacerdote e Pastore. La benedizione del Signore e la vigile protezione materna della Madonna sia sempre su di te e sulla tua famiglia come rugiada fresca per rinnovare la docilità, l'obbedienza e l'amore al Signore e alla Chiesa. Il Signore sia con te e con tutti sempre. Così sia». Tanti i fedeli laici presenti e commossi che, assieme al proprio Vescovo e al clero, hanno pregato per il giovane presbitero chiamato ad essere un umile servitore nella Vigna del Signore.