Avvenire di Calabria

Da dieci anni vescovo, Milito è il pastore della Chiesa di Oppido Mamertina - Palmi che lo ha festeggiato

Oppido-Palmi, diocesi in festa per monsignor Francesco Milito

Fu ordinato sacerdote il 12 agosto 1972 nella Cattedrale di Rossano: cinquant'anni di servizio tra la gente

di Redazione Web

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Anniversario di ordinazione sacerdotale per Francesco Milito, vescovo di Oppido Palmi

La Cattedrale-Santuario Maria SS. Annunziata di Oppido Mamertina, la sera del 3 settembre, ha visto idealmente tutta la nostra Chiesa locale, rappresentata dal clero diocesano, dai fedeli convenuti e da numerosi Sindaci dei Comuni della Diocesi intervenuti, stringersi al suo Vescovo e Pastore, Mons. Francesco Milito, nella solenne concelebrazione eucaristica di ringraziamento da lui presieduta per la celebrazione del suo 50° di ordinazione presbiterale, avvenuta il 12 agosto 1972 nella Cattedrale di Rossano, nel decimo anno della sua ordinazione episcopale.


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Una celebrazione voluta dal Consiglio Episcopale diocesano per continuare come comunità diocesana l’inno di ringraziamento al Signore per questi due eventi.

E un inno di lode e di ringraziamento è stata l’omelia del Vescovo a partire dalla presa di coscienza della sua chiamata da parte del Signore a servirlo come collaboratore nella nuova creazione che è la redenzione grazie a una libera risposta di sequela, che, a partire da quella dei dodici apostoli, egli attende generosa, irreversibile, totale nella logica esigente del Vangelo ascoltato della XXIII Domenica del tempo ordinario, certi che coloro che sono chiamati nel cuore di Cristo hanno un posto speciale sicuro, di protezione, di amore, di pace e crescere spiritualmente negli anni questo anzitutto significa: prendere consapevolezza di così speciale collocazione e vivere di conseguenza.

Il Vescovo per questo ha fatto riferimento a tutte le volte in cui ha avuto la conferma dell’esistenza di Dio come amore, sperimentando, oltre ogni possibile previsione, questa sua cura amorevole e specialissima, riferibile solo ed esclusivamente al suo intervento mirato, preciso e deciso per soluzioni impensabili e perciò le migliori possibili perché divine. E facendo riferimento alle domande ascoltate nella prima lettura dal Libro della Sapienza e nella risonanza del salmo responsoriale il Vescovo ha ricordato le risposte così delineate e definitive ricevute dal Signore nella sua vita a tempo opportuno, perché da Lui ben conosciute e preparate.

Una preghiera incalzante il prosieguo dell’omelia nella consapevolezza espressa dal Vescovo che l’amore del Signore amore non prevede ripiegamenti su di sé, né malinconica accettazione nostalgica di anni volati per sempre: «Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore fin della mia giovinezza. Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno; a te e la mia lode senza fine» (Sal 71, vv. 5-6). «Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito e oggi ancora proclamo le tue meraviglie (v. 17); «Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze» (v. 9); «Venuta la vecchiaia e i capelli bianchi, o Dio non abbandonarmi, fino a che io annunci la tua potenza, a tutte le generazioni le tue imprese» (v. 18). «Il Signore e mia parte di eredità il mio calice: nelle tue mani è la mia vita» (Sal 16,5).


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Il Vescovo a questo punto ha affermato che come sempre, in questi legami intrecciati dall’alto c’è sempre chi tiene le fila. “Per me – ha proseguito – è stata e resta la Madonna Santissima. Davanti a un suo grande quadro del Rosario, nella Chiesa del mio bel San Bernardino a Rossano, sui tre/quattro anni la prima attrazione del Figlio; davanti all’Achiropita, nella Chiesa Grande di Rossano, negli anni di crescita umana, spirituale e pastorale la scuola di come seguire il Figlio, quello che aveva in braccio e indicava la via, lei l’Odigitria; qui accanto all’Annunziata, il cuore di Oppido, richiamo permanente alle origini del mistero della Chiesa, perché la servissi  come Vescovo, ispirato dalla Beata Vergine Maria di Fatima e dei pastorelli, fino alla scoperta di titoli dolcissimi: la Divina Pastora, la Madonna della Montagna, la Madonna dei Campi, la Madonna dell’Altomare e di Portosalvo, in modo particolare, la Madonna dei Poveri”.

Alla sua materna protezione il Vescovo ha riaffidato la sua e la vita della nostra Diocesi, “congiunti dal disegno che ha voluto unirci per quel tratto di cammino insieme nella carità, nella verità, verso l’unità dell’incontro con lui”.  “Un sinodare, limitato nel tempo – ha proseguito – ma con meta e sbocco nell’eternità beata. Da lì, san Gregorio Magno mi ottenga l’agire in delicatezza e fortezza; il Beato Giovanni Paolo I il sorriso nelle relazioni sincere. Amen. Grazie, Signore; per sempre la tua misericordia”.

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