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Era il 22 luglio del 1972 quando a Pellaro si spense monsignor Giuseppe Cognata. Il presule si trovava nella sede iniziale dell’attività missionaria delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore, da lui stesso fondate.
Non si spegne la memoria del vescovo Cognata del quale oggi ricorre il 51esimo anniversario dal ritorno alla Casa del Padre. Una vita interamente dedicata alla Chiesa, non senza le sofferenze e la prova più difficile, fatta di false accuse e calunnie poi cadute nel vuoto.
Uomo mite e in odor di santità, il primo ottobre dello scorso anno si è conclusa la fase diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio, iniziata nel dicembre 2020 presso la diocesi di Tivoli - Palestrina, dopo l'autorizzazione ottenuta da papa Francesco ad inizio di quello stesso anno.
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In occasione della chiusura dell'inchiesta diocesana presso il Santuario della Madonna di Fatima a San Vittorino Romano, don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, ha presentato il lavoro svolto dal 12 dicembre 2020, giorno dell’apertura della fase diocesana, dal Tribunale diocesano, dai Censori teologi e dalla Commissione storica: sono stati presentati i faldoni con oltre 4.000 pagine di testimonianze e di documenti.
Qualche mese dopo, il Dicastero delle Cause dei Santi nel suo Congresso ordinario dell’11 gennaio 2023 ha dato la validità giuridica all’inchiesta diocesana per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Giuseppe Cognata a seguito della verifica svolta circa gli aspetti formali degli Atti processuali e la consistenza dell’apparato probatorio: numero e qualità dei testimoni, documenti raccolti.
Nato ad Agrigento, il 14 ottobre 1885, Giuseppe Cognata dimostrò fin da bambino una grande ricchezza di doti e di talenti umani. Dodicenne entrò nel collegio salesiano “San Basilio” di Randazzo (Catania), pronto ad accogliere la chiamata alla vita religiosa e apostolica tra i salesiani; una vocazione fortemente contrastata dal padre e dal nonno.
Il 5 maggio 1908 emetteva la professione perpetua a San Gregorio di Catania, nelle mani dell’allora rettore maggiore, don Michele Rua – primo successore di Don Bosco -, e l’anno dopo riceveva ad Acireale l’ordinazione sacerdotale. Aveva conseguito brillantemente la laurea sia in Lettere sia in Filosofia ed ora andava ai giovani non solo come professore e assistente, ma come sacerdote pieno di zelo.
Fu direttore di opere, ma più ancora direttore di anime. Pio XI nel Concistoro del 16 marzo 1933 nominò don Giuseppe Cognata, in quel tempo direttore al “Sacro Cuore” di Roma, vescovo di Bova, una diocesi della Calabria particolarmente povera e disagiata. Ricevette l’ordinazione episcopale il 23 aprile successivo nella basilica del Sacro Cuore a Roma dal Cardinale salesiano Augusto Hlond, oggi Venerabile.
Attraverso sentieri scoscesi e mulattiere, monsignor Cognata – che aveva scelto come motto episcopale l’espressione paolina «Caritas Christi urget nos» – volle visitare e confortare non solo tutti i paesetti della diocesi, ma anche i gruppi di povere famiglie sparse qua e là nei luoghi più remoti e più inaccessibili. Nel suo primo discorso alla diocesi raccomandò: «Col cuore del beato don Bosco a quanti possono cooperare, l’opera santa dell’insegnamento religioso e degli oratori festivi».
Diede vita a una pia società di giovani generose, disposte a lavorare con coraggio e gioia nei centri più piccoli, sperduti, abbandonati. Nacque così l’8 dicembre 1933 la Congregazione delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore. Nel 1939 una bufera infernale si scatenò contro il Fondatore e la sua Istituzione. Il 20 dicembre 1939 il Sant’Uffizio, sulla base di false accuse, condannò ingiustamente monsignor Cognata alla destituzione dalla dignità episcopale, all’allontanamento dalla diocesi e dall’istituto da lui fondato.
Egli visse per lunghi anni nel silenzio e nella solitudine, accolto nelle case salesiane di Trento e Rovereto fino al 1952 e poi in quella di Castello di Godego (Treviso) fino al 1972, svolgendo un assiduo e apprezzato ministero di confessore e guida spirituale. Nella Pasqua del 1962 venne reintegrato da papa Giovanni XXIII nell’episcopato. Partecipò per volontà di papa Paolo VI al Concilio Vaticano II. Il 29 gennaio 1972 ebbe la gioia di sapere il suo Istituto riconosciuto con il «Decreto di Lode» da parte della Santa Sede. Si spense il 22 luglio dello stesso 1972 proprio a Pellaro (Reggio Calabria). Le sue spoglie riposano nella casa generalizia delle Suore Oblate a Tivoli.
«La sua testimonianza - afferma don Piero Cameroni, postulatore della causa di canonizzazione - è di grande attualità perché invita a perseverare anche nelle ore più dure della vita; a valorizzare anche le “briciole” delle piccole occasioni nella quotidianità della vita; ad essere cristiani impegnati con spirito salesiano oblato, testimoniando anche nelle prove la forza rinnovatrice del Vangelo»
Invita, afferma ancora Cameroni, «a vivere con semplicità e con amore anche nelle situazioni difficili, privilegiando i deboli e i fragili; a dedicare tempo ed energie all’educazione delle nuove generazioni attraverso le scuole e gli oratori; a formarsi come cristiani impegnati nella vita ecclesiale e sociale con spirito di sacrificio, con gratuità e diventando costruttori di comunione fraterna».
Così monsignor Antonio Mistrorigo, all'epoca vescovo di Treviso, amico e strenuo difensore di monsignor Cognata lo ricordava in occasione della commemorazione funebre dell'ottobre 1972: «La sua vita resta un libro di eccezionale valore e interesse. Se lo sappiamo leggere con intelletto d’amore, non possiamo non sentirci stimolati a diventare più buoni».
«In ogni pagina troviamo riflessa una angolatura della sua umanità e, soprattutto, della sua spiritualità: mente illuminata ed aperta, gentilezza straordinaria, fine sensibilità alle esigenze dei tempi, uomo di Dio, maestro di vita interiore, padre saggio ed amabile, impareggiabile direttore di spirito, devoto di Maria Ausiliatrice, Imitatore di Don Bosco; troviamo specialmente in lui il martire del silenzio».
«Qui, a mio avviso - a detta di monsignor Mistrorigo - sta il punto vertice della grandezza spirituale di Mons. Cognata. Silenzio sopra una croce sanguinante; silenzio per più di vent’anni; sorriso pur nella prova del fuoco; fiducia incrollabile in quel Dio che, dopo la tempesta, sa consolare in ogni nostra tribolazione».
In occasione della chiusura dell'inchiesta diocesana di canonizzazione, la Madre Generale delle Salesiane Oblate, suor Graziella Benghini, ha voluto ringraziare tutti coloro che si sono interessati alla Causa e, in particolare, il defunto giudice reggino Giuseppe Viola, Primo Presidente emerito della Corte di Cassazione e Presidente dei Giuristi Cattolici Italiani che hanno inviato a Papa Francesco un’Istanza per l’apertura del processo.
Proprio grazie al lavoro svolto dal giudice Viola è stato possibile non solo ottenere la revisione del processo contro Cognata, ma anche l'avvio del processo di beatificazione e canonizzazione dello stesso presule.
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Ha anche ricordato le numerose persone che, nel tempo, s’impegnarono a dimostrare l’innocenza assoluta di monsignor Cognata e, soprattutto, a promuovere la Causa di Beatificazione: i Rettor Maggiori, don Luigi Castano, SDB, biografo di Mons. Cognata; la Prof.ssa Anna Vultaggio di Trapani, «fedelissima» benefattrice delle opere di Mons. Cognata in Sicilia e Segretaria dell’”Associazione delle Zelatrici Giuseppine”, fondata dal Servo di Dio, il 6 gennaio 1940, nell’Abbazia dei Frati Trappisti alle Frattocchie, vicino Roma; Madre Bice Carini e don Achille Triacca, SDB.
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