Intitolata a Luigi Aliquò Lenzi la strada di fronte alla Biblioteca
«Tra i primi a parlare della necessità che dalla Calabria partisse una riscossa di carattere
di Francesco Creazzo - Non si è fermata nemmeno sotto una strana pioggia di giugno la veglia di preghiera alla parrocchia del Divin Soccorso di Reggio Calabria. Si prega per il parroco don Giorgio Costantino, picchiato selvaggiamente da un giovane nella notte tra il 23 e il 24 maggio scorsi. Il primo pensiero del vescovo della città, Giuseppe Fiorini Morosini, è andato proprio al sacerdote, costretto ancora ad affrontare una lunga riabilitazione in ospedale dopo il delicato intervento di riduzione dell'ematoma al cervello causatogli da un calcio. «Don Giorgio sta portando la croce per tutti noi» ha detto l'Arcivescovo in piazza, sul sagrato dove è iniziata la cerimonia. Il secondo ricordo del presule, però, è per i componenti del gruppo che ha aggredito l'anziano parroco: «Preghiamo anche per loro – ha esortato – perché ritornino presto a condurre una vita civile e, soprattutto, cristiana». La comunità del Soccorso ha scelto proprio i giovani per guidare un momento di riflessione e preghiera: brani dei discorsi di Papa Francesco ai ragazzi, appelli alla mitezza e al perdono, ma anche estratti delle opere di Norberto Bobbio e Hélder Pessoa Câmara. Tutto con un unico filo conduttore: la speranza. Una speranza che sia, però, operativa, come sottolineato con forza dal vescovo al termine della celebrazione: «La mia prima reazione al video che mostra l'aggressione – ha raccontato – è stata la rabbia. Poi però, riflettendo, mi sono posto questa domanda: “Perché la nostra azione educativa non riesce a formare cristiani veri? Anche chi ha picchiato Don Giorgio è oggetto del nostro impegno pastorale, anche a loro va annunciata la salvezza di Gesù. La scrittura, in proposito ci offre il segno del seme di grano e di quello di zizzania. La speranza non si costruisce con la guerra ma con paziente fatica: da questo episodio nasca una spinta che rivitalizzi le comunità e le renda attive». «Il tempo della religione convenzionale è finito – ha affermato il presule – è finito il tempo in cui i cristiani potevano delegare tutto al parroco. Mi rivolgo ai genitori e agli educatori: cerchiamo di capire che alla Chiesa non bisogna chiedere solo sacramenti ma un'autentica formazione cristiana, quella che può nascere solo dall'incontro con Gesù». «Tutti noi, tutta la Chiesa salti sul treno della Storia – ha concluso Fiorini Morosini – per portare la testimonianza della vita. Se questo treno lo perdiamo, lo avremo perso per sempre».
«Tra i primi a parlare della necessità che dalla Calabria partisse una riscossa di carattere
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