Avvenire di Calabria

Archeologo di fama, conosce bene la Calabria. Il suo mandato è iniziato il 15 gennaio, fino al giorno ha guidato la Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Reggio e Vibo

MArRC, parla il neo direttore Sudano: «Sarà un museo ancora più accogliente»

Non solo i Bronzi di Riace, ma anche ricerca, giovani, territorio e sinergie, tra gli obiettivi di mandato della nuova guida del Museo Archeologico nazionale

di Francesco Chindemi

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È già iniziata la seconda settimana da direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria per Fabrizio Sudano. Con lui inizia anche una nuova stagione per Palazzo Piacentini, dopo gli anni della valorizzazione iniziati nel 2016 e coincisi con il doppio mandato di Malacrino. Ne abbiamo parlato con lo stesso Sudano sull'ultimo numero di Avvenire di Calabria, in edicola domenica 21 gennaio insieme al quotidiano Avvenire.

Archeologo e ricercatore. Fabrizio Sudano dal 15 gennaio è il nuovo direttore del MArRC. Fino a dicembre ha guidato la Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Reggio e Vibo.


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Come sarà il nuovo corso, ma anche le ambizioni e gli obiettivi da realizzare. I prossimi anni per il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dovrebbero coincidere con gli anni della definitiva consacrazione. Il nuovo direttore se lo augura e, nell'intervista rilasciata al settimanale diocesano, aggiunge: «La mia idea di valorizzazione è far diventare il Museo, non solo una meta di attrazione culturale, ma uno spazio di incontro per tutta la comunità calabrese, proiettato verso l’esterno».

Il Museo può crescere insieme al territorio

Nei fatti è questa la prima ambizione, perseguibile coinvolgendo tutti gli attori del territorio: «dagli altri enti museali e culturali della regione, alle istituzioni, alle scuole, al mondo della ricerca scientifica e delle università, fino al mondo della Chiesa con cui da sovrintendente ho sempre collaborato. Ma anche con i cittadini».


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Si è parlato anche di Bronzi di Riace. Restano la principale attrattiva del Museo di Reggio Calabria. Ma non l'unica. «Lo spazio in cui sono esposti - prosegue Sudano - è ovviamente il “cuore” del MArRC, quello più visitato. Ma è solo una parte di un edificio più grande. Da qui vogliamo far partire un itinerario che invogli sempre più visitatori a scoprire e vivere anche la parte restante di un patrimonio, altrettanto pregevole». Il Pnrr è un'opportunità. «Grazie alle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, stanno per partire molti progetti che aiuteranno a rendere più accessibile e fruibile Palazzo Piacentini e tutti i suoi livelli e sale espositive. Miglioreremo tutti gli allestimenti, anche in chiave inclusiva», assicura il neo direttore.

Ricerca e giovani

Tra gli altri obiettivi ai quali Fabrizio Sudano sta lavorando, insieme a tutto lo staff del Museo, «c'è l'attività di ricerca, tra l’altro al centro di un protocollo recentemente sottoscritto con la direzione regionale dei musei e la sovrintendenza. Accoglieremo tantissimi studiosi, enti di ricerca e università che vogliano approfondire indagini sui reperti, mai esposti, custoditi nei depositi sia nostri che della città. Questo ci porterà ad essere protagonisti nel campo della ricerca archeologica, contribuendo a dare un respiro più internazionale al nostro museo».

Un'attività di ricerca e digitalizzazione sui beni culturali del MArRC

La prossima sfida, invece? «È sicuramente non solo confermare gli attuali numeri, ma farli crescere ancora di più. Questo si può fare, proprio migliorando e incrementando i servizi. Aspetto sul quale, come dicevo, siamo già al lavoro». Più presenze, maggiori sono i benefici anche per il territorio e i giovani.


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«Come istituzione culturale - aggiunge non a caso Sudano - puntiamo molto sui giovani del territorio. Anche a loro vogliamo proporci come punto di riferimento, contribuendo ad aprire i loro orizzonti in prospettiva occupazionale. E in questo la cultura, dalle nostre parti, può ancora giocare un ruolo chiave.

L'altra "porta" del Museo: «Piazza de Nava darà valore a Palazzo Piacentini»

Non ancora del tutto messe alle spalle le polemiche sull’opportunità di procedere al restyling di piazza De Nava secondo l’attuale progetto sostenuto dalla Soprintendenza diretta fino a pochi giorni fa, anche ad Avvenire di Calabria, Fabrizio Sudano ribadisce la sua linea. In ottica di valorizzazione, non solo del contesto urbano circostante, ma dell’intero Museo archeologico nazionale, «una volta completati i lavori - afferma - piazza de Nava assumerà un ruolo centrale».

Piazza De Nava, è attualmente area di cantiere

L’intera area “nuova” e rinnovata, aggiunge, «è stata, infatti, pensata proprio per essere un tutt’uno con Palazzo Piacentini, parte integrante di esso. Sarà una sorta di porta naturale del Museo aperta all’esterno, in quanto sarà resa fruibile e liberata dal traffico veicolare», prosegue il neo direttore. È proprio questa, aggiunge, «una delle grandi novità della nuova gestione».

Un concetto che sposa l’idea delle grandi aree culturali raccordate ai centri urbani delle più importanti città turistiche europee e del mondo. «Né più né meno, ancora Sudano, di quanto viene già fatto altrove da altre prestigiose realtà museali, sia nazionali che estere. Ci sono anche tanti musei inseriti in contesti urbani privi di spazi aperti come questo davanti al nostro Museo. Abbiamo un’opportunità da non farci sfuggire. La dobbiamo sfruttare al meglio». 


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La visione degli spazi urbani, come piazza de Nava da recuperare e fruire in ottica di valorizzazione del patrimonio culturale cittadino e di apertura del Museo al territorio, si lega anche ad un’altra storia del centro di Reggio: piazza Garibaldi.

Insieme ad altri siti di interesse della città, nell’idea del nuovo direttore Fabrizio Sudano, può diventare una sorta di sito satellite del MArRc, da raccordare all’interno di un itinerario insieme ad altri beni culturali dell’intero territorio. Sudano, nonostante il nuovo incarico, resta responsabile scientifico dell’area archeologica posta di fronte alla Stazione centrale. Circa l’origine, quelli che stanno emergendo sarebbero i resti di un tempietto. Comunque «un unicum per Reggio Calabria, da cui stanno emergendo interessanti elementi che contribuiranno ad ampliare il racconto storico della città». Le attività di ricerca stanno procedendo speditamente.

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