Inaugurata presso il Forte Poggio Pignatelli di Campo Calabro, da quasi un mese ha aperto al pubblico una nuova realtà che promuove la natura del territorio
La Fauna dell’Aspromonte in vetrina: il Museo Diorama racconta la biodiversità
Andrea Ciulla è ideatore del progetto insieme a Giuseppe Martino: «Vogliamo avvicinare i più giovani alle bellezze naturali e alla cultura della nostra Calabria»
di Mariarita Sciarrone
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È stato inaugurato a metà dello scorso mese di ottobre presso la fortezza Poggio-Pignatelli a Campo Calabro. Scopriamo insieme il Museo Faunistico Diorama: unico museo di storia naturale presente in Calabria.
Museo Faunistico Diorama: il primo museo di storia naturale presente in Calabria
Il primo museo dedicato alla fauna dell’Aspromonte è finalmente realtà. Andrea Ciulla, ideatore del progetto insieme a Giuseppe Martino, non riesce a nascondere l’emozione mentre ci presenta il Museo Faunistico Diorama, ospitato all’interno del Forte Poggio Pignatelli di Matiniti: «Questo museo è nato principalmente in memoria di Sergio Tralongo. Con lui siamo cresciuti, imparando ad amare l’Aspromonte e lo viviamo in giro raccontandolo, cercando di divulgare la nostra passione e la nostra conoscenza a chi cammina con noi».
Tecnico faunistico, guida ufficiale del Parco dell’Aspromonte e Guida Ambientale Escursionistica, Andrea Ciulla accompagna dal 2007 gruppi e visitatori lungo i sentieri del Parco Nazionale dell’Aspromonte. La sua passione per la natura e il territorio è un tesoro che coltiva fin da bambino, un tesoro che oggi si è concretizzato in questo museo.
Qual è lo scopo principale del Museo Faunistico Diorama e com’è diventato realtà?
L’idea originaria era quella di portare i diorami nelle scuole, attraverso un progetto che avevamo chiamato “Aspromonte in classe”. Successivamente, abbiamo partecipato a un concorso di idee del comune di Campo Calabro e abbiamo ricevuto in gestione onerosa quattro sale del forte per quattro anni.
Il museo ha lo scopo di divulgare la conoscenza dell’Aspromonte e della sua natura. Vogliamo presentare ai più giovani il nostro territorio, farli avvicinare alla natura e alla cultura della Calabria. Spesso la vita ci porta lontano dalla nostra terra, ma crediamo che sia fondamentale far conoscere il nostro territorio per dare una speranza di poter diffondere la cultura, la conoscenza, perché soltanto tramite la conoscenza nasce la coscienza, secondo me, che ognuno di noi ha.
Come sono organizzate le sale espositive del museo e quali ambienti dell’Aspromonte vengono rappresentati nei diorami?
Le sale espositive del museo sono quattro e all’interno ospitano sei grandi diorami. Un viaggio che dal mare arriva fino alla montagna. La prima sala è dedicata alla migrazione e agli uccelli pelagici. Proseguendo, troviamo un diorama dedicato alle zone umide palustri, con ricostruzioni degli ambienti del canneto e della fauna acquatica. Il terzo diorama è dedicato al querceto, che rappresenta l’ambiente intorno ai 700 metri di altitudine. Qui possiamo osservare specie di uccelli e mammiferi tipici, come la volpe, il tasso, un barbagianni con un topolino appena predato, il merlo, e la faina. Nella sala successiva, ci immergiamo in un ambiente montano, con altitudini superiori ai 1200 metri.
Gli animali di questo ambiente includono il lupo, il capriolo, due puzzole, e una martora che insegue uno scoiattolo meridionale. L’ultima sala espositiva è dedicata agli uccelli necrofagi, quelli che si nutrono di carcasse di animali. Il protagonista è un grande grifone, rappresentato su una carcassa di capra, insieme ad altri uccelli come il nibbio bruno e la poiana. Questa scena è ambientata in un paesaggio tipico delle fiumare, particolari corsi d’acqua dell’Aspromonte, che costituiscono un elemento unico del paesaggio mediterraneo. Questa varietà di paesaggi è la particolarità dell’Aspromonte, una montagna che racchiude in sé diverse anime e nel nostro piccolo museo cerchiamo di rappresentare questa diversità.
Perché il territorio dello Stretto è considerato un luogo privilegiato per la migrazione?
Perché rappresenta un passaggio obbligato di rilevanza internazionale. L’Aspromonte è infatti l’ultimo lembo dell’Europa continentale prima del continente africano. Per i grandi rapaci veleggiatori e gli uccelli del mare e gli uccelli pelagici il mare rappresenta una vera e propria barriera ecologica, un ostacolo che li costringe a battere le ali e fare un volo attivo, cosa che normalmente evitano durante le loro lunghe migrazioni.
Di solito, infatti, questi uccelli affrontano le grandi distanze lasciandosi trasportare dal vento, sfruttando le correnti ascensionali di aria calda, che li portano in alto per poi planare a lungo. Tuttavia, sul mare sono costretti a cambiare strategia, attraverso il volo attivo, e per questo motivo preferiscono evitare di attraversare bracci di mare ampi, privilegiando punti come lo Stretto di Messina. Il museo, situato proprio sopra lo Stretto di Messina, è un luogo privilegiato per osservare questo fenomeno.
Qual è stato il primo animale recuperato per la collezione del museo e come è stato inserito nel progetto?
La ricca collezione esposta è frutto di anni di lavoro e studio sul campo. Io e Giuseppe, oltre ad essere guide, siamo anche tecnici e ci occupiamo di studiare gli animali del territorio. Il primo animale che abbiamo recuperato per il museo è stato un lupo. Una segnalazione ci ha portato sotto Montalto, e accompagnati dal Corpo Forestale dello Stato, abbiamo verificato che si trattava effettivamente di una giovane lupa, di circa un anno e mezzo, morta per polmonite. Dopo averla sottoposta a tutte le analisi presso lo zoo profilattico di Vibo Valentia, abbiamo ottenuto l’autorizzazione per inserirla nella nostra collezione. Questo è stato il punto di partenza per il progetto.
Chi era Sergio Tralongo e perché il museo è dedicato alla sua memoria?
Sergio Tralongo è stato una figura fondamentale per il Parco Nazionale dell’Aspromonte, e la sua prematura scomparsa nel 2019 ci ha colpiti profondamente. La vita l’ha portato lontano dalla Calabria, in Emilia-Romagna, dove ha studiato Scienze Forestali e Ambientali e ha diretto il Parco Regionale dello Stirone per tanti anni. Nonostante la distanza, ha sempre mantenuto un legame profondo con la Calabria. Da adulto, infatti, è riuscito a tornare a Reggio Calabria per dirigere il Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il suo legame con noi è stato molto forte perché ci trasmetteva la sua esperienza e aveva molta fiducia in noi. È per questo che dedicare il museo alla sua memoria è stato un atto naturale per noi. Nel museo, abbiamo una teca dedicata a lui con i suoi appunti, le sue foto e i libri che ha pubblicato. Tutto questo materiale è stato donato dalla sua compagna, Graziana, che ha pensato di offrirlo affinché potessimo esporlo e condividere con tutti il suo lascito.
Un luogo per la biodiversità che educa e coinvolge
Il Museo Faunistico Diorama è concepito non solo come uno spazio espositivo, ma come un importante strumento educativo per sensibilizzare il pubblico sulla biodiversità e sull’ecosistema locale. Gli allestimenti non si limitano a mostrare animali imbalsamati, ma raccontano storie di vita quotidiana degli animali, evidenziando i loro habitat naturali e i comportamenti.
«Questo approccio interattivo invita i visitatori, in particolare i più giovani, a riflettere sull’impatto delle attività umane sulla fauna. Educando i visitatori sulle sfide che la fauna affronta, il museo mira a instillare un senso di responsabilità e di impegno nella conservazione dell’ambiente, affinché ciascuno possa diventare un custode attivo del patrimonio naturale». È quello che ci racconta Salvatore Piromalli, tassidermista reggino che ha realizzato i sei grandi diorami presenti all’interno del museo
Perché questo Museo è così importante?
Il Museo Faunistico Diorama colma un vuoto significativo nel panorama culturale della regione. Prima della sua inaugurazione, la Calabria non disponeva di un museo di storia naturale ben organizzato. Questo museo non si limita a esporre animali imbalsamati, ma offre un’opportunità unica per comprendere la biodiversità e la ricchezza del territorio calabrese. Inoltre, rappresenta un modello per altre iniziative simili in Calabria, dimostrando che è possibile realizzare progetti di alto livello anche in contesti meno conosciuti.
In cosa consiste la tassidermia?
La tassidermia in maniera tecnica e pratica altro non è che l’elaborazione della pelle dell’animale che viene posata su una struttura ormai in maniera odierna in materiali poliuretanici, una volta invece avveniva nella classica paglia. Per questo si parlava di impagliatura degli animali. Fino agli anni ‘50 in Calabria vi erano oltre quaranta tassidermisti.
Io ho avuto la fortuna di conoscermi tantissimi. Poi naturalmente la civiltà ha portato la popolazione a capire che è più utile avere un animale ben preparato all’interno di una struttura museale, perché possa essere da esempio e far capire che gli animali purtroppo non sono solamente vittime della caccia, ma sono anche vittime di pale eoliche, di pesticidi.
Perché gli animali tassidermizzati sono stati preparati in Toscana e non in Calabria?
La scelta è legata a una carenza normativa in Calabria. Nonostante la presenza di esperti tassidermisti nella regione, dal 1991 è attesa una legge che regolamenti questa attività. Questa situazione ha costretto molti professionisti a cercare opportunità in altre regioni, come la Toscana, dove esistono strutture e normative più adeguate.
Qual è la visione per il futuro della tassidermia e del museo in Calabria?
La visione per il futuro della tassidermia in Calabria è strettamente legata alla necessità di una regolamentazione chiara e alla promozione della professione tra i giovani. La tassidermia è un’arte che richiede competenza e dedizione e il museo rappresenta un esempio concreto di come questa pratica possa essere integrata in un contesto educativo e di conservazione. L’onorevole Gallo si è impegnato ad accelerare questa regolamentazione e sono contento che anche il consigliere regionale Giannetta si è fatto portavoce di questa esigenza, affinché i giovani come me non siano costretti a migrare come qualche picchio verso altre regioni.
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