Vita consacrata: Rossano-Cariati, ieri celebrazione ispirata al capolavoro “Primi passi” di Vincent Van Gogh
Vita consacrata: Rossano-Cariati, ieri celebrazione ispirata al capolavoro “Primi passi” di Vincent Van Gogh
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“La tentazione che si accovaccia dietro la nostra vita da cristiani è quella” di “celebrare il Natale del ‘Bambino di Betlemme’ senza la presenza di Cristo Gesù: quel Bambino a volte sembra non essere mai nato, distante dai nostri presepi, assente dal modo in cui viviamo le nostre relazioni, sconosciuto alla nostra fede”. Lo scrive l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Maurizio Aloise, nel messaggio per Natale.
“Nonostante la Vita si è manifestata come Luce e Verità ponendo la sua Tenda tra la fragilità della condizione umana per aprire i cuori alla pienezza della gioia, le tenebre l’hanno rifiutata preferendo scegliere la menzogna che acceca gli occhi e distorce la comprensione della propria storia e dell’altro con le categorie dell’odio e della vendetta – osserva il presule -. Sì, queste tenebre sono in noi e a volte si rendono visibili in maniera così evidente se non si è capaci di ritornare a contemplare, con lo stupore dei cercatori dell’infinito, il mistero della Parola eterna dell’Amore del Padre che si dona e ci raggiunge nella nostra carne!”.
L’arcivescovo evidenzia: “Sembra che queste tenebre vogliano prendere il sopravvento ancora oggi pugnalando nel profondo la speranza propria del Natale: le guerre che stanno mietendo morti in tutto il mondo, creando logiche di terrore che impoveriscono sempre di più i più poveri, vorrebbero creare l’abbaglio di una Pace non possibile; le vicende di sopraffazione e di predominio che portano alla violenza sulle donne, sui bambini, sui giovani disabili, sui migranti e sui più poveri della società, sembrano gridare con forza che non sia più realizzabile una società dove possa regnare il rispetto della dignità e della libertà dell’uomo; la continua affermazione dei circoli massonici e delle pratiche ‘ndraghetiste con la prepotenza, cercando di farsi spazio nella società con azioni brutali e di coercizione, (continuano infatti ancora sul nostro territorio i numerosi incendi di automezzi e lo spaccio di droga nelle nostre piazze) vorrebbero convincerci che la battaglia per la legalità e la giustizia sia inutile; la crisi lavorativa vissuta da giovani e famiglie, lo sfruttamento della persona che si trova a dover far fronte ai tanti disagi a causa dei mancati diritti e di un salario dignitoso, si presentano come condizioni che vorrebbero diffondere un senso di sfiducia collettiva spegnendo la speranza e la gioia di vivere; tutte quelle situazioni nelle quali si rende visibile l’odio nei confronti dell’altro in termini di indifferenza, arroganza e disprezzo, e che, spesso, si presentano nelle relazioni tra presbiteri, religiosi e operatori pastorali vissute non sempre con sentimenti di accoglienza e cura reciproca, vorrebbero scoraggiarci nella costruzione della comunione fraterna anestetizzando il desiderio del perdono tra di noi e dell’amore per il ‘nemico’”.
Di qui l’invito: “Caro fratello, cara sorella, non lasciare che il presepe del tuo cuore quest’anno sia senza il Bambino di Betlemme: non lasciarti vincere dalle tenebre perché la Stella splendente di Cristo si è accesa nel cielo per illuminare qualsiasi buio in cui l’uomo si trova immerso”.
Fonte: Agensir
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