Avvenire di Calabria

Unico candidato, incoronato dalla base alla guida del Partito Democratico in Calabria

Nicola Irto: «Sassoli un esempio, la comunità prima dei gruppi»

Il neo segretario Dem indica la strada da seguire e mostra per la prima volta la sua visione

di Federico Minniti

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Tiene un basso profilo, Nicola Irto seppure il 2022 si sia aperto con una rivincita politica importante. Saltata la sua candidatura a governatore della Calabria (data per certa, ma poi “rottamata” nel nome dell’alleanza giallorossa coi pentastellati), oggi, il Partito democratico gli riconosce una leadership incontrastata su scala regionale.


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Abbiamo intervistato il capogruppo in Consiglio regionale che dalla scorsa settimane è anche il nuovo segretario del Pd calabrese. In questi giorni, è impegnato a Roma - tra i grandi elettori - per l'elezione del nuovo Capo dello Stato.

Segretario del Partito democratico in Calabria. Da dove inizierà la “rigenerazione” del Pd?

La “rigenerazione” del Pd è già sostanzialmente avviata, considerando la grande partecipazione che si è registrata sabato scorso, con un grande afflusso di votanti nei circoli riaperti per l’occasione. Da questo entusiasmo e da questa voglia di partecipazione si deve ripartire per rafforzare il contatto con la base, con i territori e con gli iscritti, in modo da far tornare ad essere il partito un luogo di confronto e di elaborazione politica, in grado di formare una nuova e autorevole classe dirigente.

Segretario Irto, lei ha detto: “Stop a scelte calate dall’alto”. Che tipo di interlocuzione avrà con il segretario e gli organismi nazionali del partito?

Credo che uno dei punti di svolta per il futuro del Pd calabrese sia proprio quello di uscire da una forma di sudditanza psicologica nei confronti dei vertici nazionali. Una sudditanza che, nel passato, ha bloccato la crescita della classe dirigente locale, spesso incapace di fare scelte in autonomia. La mozione presentata a sostegno della mia candidatura dice chiaramente quale idea di partito abbiamo in mente. Serve costruire un Partito democratico calabrese forte, autorevole, propositivo, aperto, unito, capace di tenere un confronto continuo con i militanti e l’intera società calabrese e un rapporto franco e leale con il Pd nazionale in modo costante e non subordinato per influenzare le scelte di politica nazionale e non certo per farsi dettare l’agenda locale.

In questi giorni, la figura di David Sassoli ha riaperto i riflettori sull’universo dei cattolici democratici impegnati in politica. Può essere questo il “faro” del nuovo Pd?

David Sassoli è stato un esempio per noi tutti, per la politica e per il giornalismo. La sua pacatezza e, al contempo, la sua determinazione nel lavorare per la Comunità, anteponendo gli interessi del gruppo a quelli dell’individuo, costituiscono un faro non solo per i cattolici impegnati in politica, ma per tutti i rappresentanti del popolo. Il Pd deve trarre esempio dalla figura di Sassoli, dal suo europeismo, e diventare punto di collante per tutti coloro che credono nell’impegno politico per riformare la società e costruire condizioni di vita migliore, eliminando le disparità tra gli individui esasperate dal Covid, e con un’attenzione sempre più vigile nei confronti degli ultimi e dei soggetti più fragili.

Riorganizzazione, partendo dal basso. Quali saranno le “novità” del Pd calabrese e reggino? Ha in mente di coinvolgere energie nuove?

La vera novità sarà quella di costruire un Pd presente sul territorio. Negli ultimi anni il partito non è esistito. E seppure siamo riusciti a vincere qualche elezione, non c’è mai stato un supporto reale, né un luogo di confronto e analisi. Serve dunque riaprire i circoli, così come è avvenuto sabato, partire dal confronto con la base e rendere il partito un autentico punto di riferimento.


PER APPROFONDIRE: Nicola Irto proclamato Segretario del Pd in Calabria


Facendo così sarà automatico coinvolgere energie nuove che devono riportare freschezza dentro stanze che sono rimaste troppo a lungo chiuse. Rigenerare, però, significa accogliere le energie nuove e le nuove generazioni, conservando, al contempo, il meglio delle esperienze passate che, va sottolineato, non sono tutte da buttare via.

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