Avvenire di Calabria

Non è fede

Il dialogo vince la violenza

Giuseppe Fiorini Morosini

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Con dolore e preoccupazione abbiamo vissuto il vile attentato di domenica scorsa a don Cosa, parroco di Bocale. Non appena appresa la notizia il vicario generale, don Gianni Polimeni, si è recato a Bocale, manifestando solidarietà e conforto al confratello da parte del Vescovo e di tutta la Diocesi. Subito dopo ho incontrato personalmente don Giuseppe e con lui ho concordato l’intervento della Diocesi, da farsi dopo alcuni giorni, in modo tale da attendere un’analisi dei fatti da parte delle forze dell’ordine e della magistratura. Esprimo gratitudine al signor Prefetto, alle forze di polizia e ai magistrati per il tempestivo intervento e la vicinanza manifestata a don Giuseppe Cosa. Non c’è bisogno che si stigmatizzi ulteriormente quanto accaduto a Bocale: appartiene a quella mafiosità di comportamento, che è pura vigliaccheria, secondo cui qualcuno non avendo il coraggio di esporsi in prima persona spiegando le sue ragioni, approfitta della notte e dell’anonimato per lanciare, con violenza, messaggi intimidatori, che poi l’interessato dovrebbe decifrare e capire. Secondo questi vigliacchi, questi atti servono per far cambiare scelte o atteggiamenti della persona intimidita. Gesù ci ha detto che la verità ci fa liberi. In forza di questa affermazione invito i fedeli cristiani a educarsi e comportarsi secondo uno spirito di verità e di coerenza. La Chiesa sta sollecitando tutti ad uscire fuori da schemi e forme di presunta religiosità che, purtroppo, qualche volta includono anche gesti violenti e intimidatori di fronte ai cambiamenti che la Chiesa sta chiedendo, soprattutto nell’esercizio della pietà popolare, riguardo a comitati feste, processioni, portatori della statue, soste non previste, balli vari, raccolte non autorizzate di soldi e spese esagerate e inutili. È tempo ormai che tutti i fedeli collaborino in nome della propria fede, che deve essere purificata da tante incrostazioni, che sono il terreno fertile sul quale annida quell’espressione della mafiosità locale legata alle feste religiose. Mi auguro che il vile attentato a don Giuseppe Cosa possa far aprire gli occhi e il cuore di tutti, per convincersi, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che dalla parte della criminalità organizzata non c’è vera fede religiosa, nonostante tutto quello che possa pensare chi, malauguratamente, faccia parte di essa. Dio non sta dalla parte di chi usa violenza e semina terrore e morte. Il nostro Dio è il Dio della vita e dell’amore e non della morte e della violenza. La Quaresima che stiamo vivendo sia momento di conversione per tutti. A don Giuseppe tutto il nostro affetto e la nostra solidarietà, che voglio esprimere anche alla comunità parrocchiale, da subito vicina al suo parroco.

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