
Chef Cogliandro celebra l’arte e il territorio con la cena Migneco
L’A Gourmet L’Accademia trasformata in un laboratorio dove ogni piatto è diventato tela, ogni ingrediente
Oggi, martedì 27 giugno, ricorrono 25 anni dall’ordinazione sacerdotale di don Antonio Bacciarelli, don Giuseppe Cosa, don Marcello Salamone e don Giovanni Zampaglione. È un ulteriore momento di festa per la comunità diocesana di Reggio Calabria - Bova che, pochi giorni fa, sabato 24 giugno in Cattedrale ha accolto con gioia l’ordinazione di cinque nuovi presbiteri e reso grazie al Signore per il prezioso dono delle vocazioni.
Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE
Qui di seguito vi proponiamo le testimonianze dei 4 presbiteri reggini che oggi festeggiano il 25esimo. Nel loro racconto ripercorrono non solo il giorno del loro «Eccomi!», ma anche un quarto di secolo di ministero a servizio del Signore attraverso la Sua Chiesa.
La tappa del XXV di sacerdozio è sempre un momento propizio per ripensare al proprio percorso vocazionale. Che, nel caso di don Antonio Bacciarelli, « è iniziato da molto lontano, tantissimi anni prima, anche se nella mia consapevolezza si è concretizzato circa 7 mesi prima dell’entrata in Seminario».
Certamente il percorso è iniziato da molto lontano, tantissimi anni prima, anche se nella mia consapevolezza si è concretizzato circa 7 mesi prima dell’entrata in seminario avvenuta nel settembre del 1992. Il cammino è iniziato grazie alla testimonianza dei miei genitori, a cui devo TUTTO della mia vita, ovviamente dopo il Signore. Qualunque cosa bella potrei ricordare dei miei genitori mi farebbe correre il rischio di tralasciare o sminuire qualche aspetto, per cui mi limito a ribadire che a loro e alle mie sorelle devo TUTTO ciò che sono.
Indubbiamente non posso non ricordare con gratitudine gli anni belli ed intensi vissuti con il mio parroco, Don Nunnari nella cara Comunità parrocchiale del Soccorso. Un ricordo caro è anche quello che conservo della scuola elementare presso le Suore francescane missionarie del Cuore Immacolato di Maria di Sbarre. La famiglia e la Parrocchia, scuole di umanità, di fede e di vita.
Gli anni del Seminario sono stati intensi, faticosi per i ritmi di vita giornalieri (alzata alle 5 del mattino, traghettamento per Messina, pranzo alle 15 …). Conservo nel ricordo i momenti di preghiera, tanti incontri formativi, il tirocinio pastorale nelle parrocchie.
Degli anni al San Tommaso presso i Salesiani conservo la serietà e severità degli studi. La possibilità di un confronto con tante altre persone: seminaristi di Messina, salesiani in formazione, francescani, laici … colleghi studenti provenienti da tante parti della Sicilia e della Calabria.
Posso dire con convinzione che stare accanto al vescovo Mondello mi ha formato tantissimo. La sua prudenza nell’affrontare le situazioni, il rispetto per le persone, la sua fede concreta e solida, il suo amore alla Chiesa. Certamente è stato lui ad insegnarmi ad essere un buon segretario. Lui è stato e continua ad essere un luminoso punto di riferimento per il mio sacerdozio ed un sapiente consigliere. Con lui ho potuto conoscere tutta la Diocesi ed entrare in relazione con tutti i sacerdoti e con il laicato.
Certamente essere segretario non mi comportava il peso delle responsabilità avute poi in Economato. Comunque è stata un’altra attestazione di stima e fiducia che ho cercato di ripagare con la mia onestà e trasparenza. Un servizio che ho sempre svolto in piena sintonia con il Vescovo e con i suoi organismi di partecipazione e soprattutto grazie all’aiuto di laici collaboratori competenti che mi hanno dimostrato una correttezza morale, un amore alla Chiesa ed un senso del dovere che mi hanno fatto crescere ulteriormente. Di quegli anni mi porto l’amicizia con i dipendenti della Curia, la gioia di aver potuto aiutare tanti sacerdoti e parrocchie e il dispiacere per non aver potuto soddisfare tutte le richieste che si presentavano giorno dopo giorno.
Sono queste tre le esperienze pastorali che attualmente sto vivendo. L’Ufficio catechistico mi permette di mettere in campo le conoscenze che ho acquisito nei miei anni di studio della specializzazione in Catechetica e di poter riaffermare la grande verità che la Chiesa esiste per evangelizzare e che la fede nasce dall’ascolto della Parola. L’impegno dovrà essere sempre di più quello della formazione degli annunciatori perché siano dei testimoni qualificati e competenti. L’Unitalsi mi sta permettendo di crescere in umanità, di convincermi che c’è più gioia nel dare che nel ricevere e di capire che anche quando pensiamo di dare qualcosa agli altri in realtà è sempre di più quello che si riceve. E mi sta maturando sempre di più nella convinzione che tutto ciò che facciamo come cristiani, lo facciamo sempre per dare Cristo.
Il servizio in parrocchia possiamo dire che comprende un pò tutte le esperienze. Momenti di annuncio, di preghiera, di testimonianza della carità, servizio all’uomo. Un’esperienza che mi sta educando sempre di più a saper ascoltare, a confrontarmi, a discernere insieme. Uno dei momenti più belli della parrocchia è quando qualcuno ti dice che in parrocchia si sente a casa, con la gioia di ritornarvi già l’indomani o quando faccio l’esperienza di sentirmi a casa presso ogni famiglia.
Potrei citare tanti episodi davvero significativi. La gioia di una persona che ritrova il Signore dopo un momento di preghiera o una confessione. Le lacrime di chi ti consegna la paura di una malattia e chiede il tuo accompagnamento. Le difficoltà di un povero a mandare avanti la vita familiare. La gioia di una persona fragile che ti regala un sorriso per un gesto che le fai e che ti sembra una cosa da nulla. L’impegno fedele, costante, nascosto e gioioso di una famiglia…
Dall’incontro “personale” con il Signore, all’ordinazione. Don Giuseppe Cosa, parroco di Bocale e assistente degli Scout d’Europa, ripercorre i suoi primi 25 anni anni di ministero pastorale.
La decisione non è stata puntuale in un dato momento, piuttosto il desiderio di seguire il Signore è maturato nel tempo a partire però da un episodio ben preciso. All’età di 24 anni circa, trovandomi a fare volontariato presso le Suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta della mia città (Palermo), ho incontrato una persona “senza tetto” in brutte condizioni di salute non autosufficiente, che aveva necessità essere lavato e medicato. Questo incontro ha provocato in me una crisi vocazionale in quanto all’epoca ero già fidanzato ufficialmente.
Quello è stato il mio incontro “personale” con il Signore. Infatti la frase che ho scelto per le immaginette del 25° anniversario richiama questo evento: «Tutto è iniziato col toccare le ferite dell’umanità sofferente e nelle ferite degli uomini ho incontrato Te». Lo studio, la crescita spirituale e il confronto con altri compagni di viaggio nel seminario di Reggio Calabria sono le esperienze significative che hanno contribuito alla mia formazione iniziale.
Con molta commozione, trepidazione e timore, di non essere all’altezza della vocazione ricevuta, ma ho confidato nel Signore che mi ha chiamato e sul Suo amore e nella Sua fedeltà, ed eccomi sono ancora qui dopo 25 anni e con tantissime esperienze vissute a stupirmi ancora per la grandezza di questo dono.
Momenti difficili ce ne sono stati tanti durante il percorso e anche dopo l’ordinazione. Tuttavia non ho mai avuto ripensamenti sulla decisione di aver risposto ala chiamata del Signore. Potrebbe essere scontato dire che li ho superati pregando, ma l’aiuto più significativo l’ho ricevuto dai sacerdoti che nel tempo mi hanno fatto da guida spirituale e quelli che mi hanno dato il buon esempio durante questi 25 anni.
Nell’accompagnare tante persone non sempre ci sono stati esiti positivi, alcune vicende non sono finite bene e il senso di fallimento mi ha sempre ricondotto con i piedi per terra e tenendomi al sicuro dal senso di onnipotenza e dall’ “automatismo preghiera-risultato”; nonostante l’aiuto e le preghiere profuse il buon esito non è dipeso solamente da me o dall’aiuto del Signore, ma molto è dipeso dalla libertà e volontà delle persone accompagnate. Per altre, invece, l’accompagnamento è arrivato a buon fine, soprattutto per alcune coppie in crisi matrimoniale. Quelle circostanze mi hanno fatto gioire e hanno contribuito allo sviluppo del senso di paternità spirituale.
Come tanti con grande paura e senso di responsabilità per le persone a me affidate, ma ho reagito pensando a ciò che mi avrebbe fatto piacere in quei momenti: la vicinanza. Pertanto mi sono fatto coraggio e ho cercato di sostenere i confratelli sacerdoti, i fedeli della nostra Parrocchia e anche di altre città, tanti conoscenti, parenti, attraverso messaggi, telefonate, filmati quotidiani all’ inizio e alla fine della celebrazione quotidiana in solitaria, offrendo la mia disponibilità agli anziani che ne avevano bisogno per qualche commissione in farmacia piuttosto che al supermercato: «fare agli altri quello che vorreste venisse fatto a voi» funziona! Nel dare aiuto agli altri mi sono aiutato a non scoraggiarmi. Dal tempo del Covid ho imparato tante cose, su tutte il senso di vicinanza alle persone.
Questa è una domanda difficile…ci sono stati tanti momenti belli. Dovendone scegliere qualcuno dico: un “incontro” particolare con Gesù nell’Eucaristia.
Don Marcello Salamone è parroco di Maria Santissima del Rosario in Ferrito di Villa San Giovanni. Anche lui è tra i 4 sacerdoti diocesani di Reggio Calabria ordinati presbiteri il 27 giugno del 1998. Abbiamo raccolto anche la sua testimonianza di un quarto di secolo di servizio pastorale...una testimonianza fatta di poche parole: chi conosce don Marcello lo sa bene, lui preferisce i fatti.
Sicuramente quelli vissuti con le creature che stavano sotto la croce, mi hanno insegnato tanto, formato e aiutato a crescere.
Un cammino travagliato e certamente difficile, ma segnato dalla presenza costante e rassicurante dello Spirito Santo che ha ispirato i passi giusti nel momento specifico. Determinante il ruolo giocato dai laici che fa intravedere in prospettiva una Chiesa più matura e consapevole.
Attenzione all’altro, ricerca umile e coraggiosa del disegno di Dio, non far nulla fuori dalla comunione con la chiesa e fra di noi.
La preghiera ed il rapporto personale con Gesù Eucaristia e con Maria sono stati i fari che hanno sempre illuminato anche i momenti più bui.
Quando avevo l’impressione che venisse meno la comunione con chi mi rappresentava la volontà di Dio, certamente è stato per me causa di grande sofferenza e di perdita della pace interiore. Ma è stato sempre il mio rapporto personale con Gesù in croce che mi ha aiutato a ritrovare la pace e suggerito di volta in volta la soluzione.
Dalla ricerca del bene, all’ascolto dei giovani, fino al sano umorismo e l’amore per la vita. 25 anni dopo la sua ordinazione sacerdotale, per l'attuale parroco di Masella anche questo significa essere Chiesa in uscita.
Dovrei dire tantissime cose, ripercorrere quasi l'intero cammino della mia vita. Sin da ragazzo , l'età era tra gli otto/nove anni, ero un "frequentatore" della parrocchia. La mia giornata era divisa tra scuola e parrocchia. Facevo di tutto pur di partecipare ogni giorno alla Santa Messa. Terminate le scuole elementari, supportato da mia madre e da mio padre che ha seguito silenziosamente e miei passi, parlo con don Rosario Marchionibus , di questo mio grande desiderio di entrare in Seminario. Egli con grande gioia mi presenta al Rettore del Seminario, don Filippo Curatola. Mi limito soltanto a testimoniare che Dio si è veramente fatto sentire nella mia vita e si è manifestato come un Mistero che, piano piano ,si chiariva e sempre più mi attraeva lungo il cammino di formazione in Seminario. A questo Mistero forte e dolcissimo che mi sconvolgeva, ho saputo per sua grazia rispondere sì: liberamente con tremore e amore. Mentre ripetutamente mi chiedevo: Ma chi è il prete? Negli anni vissuti in Seminario(16 anni tra minore e maggiore) ho maturato sempre di più la mia scelta, decidendo di offrire tutta la mia vita al Signore, per la Chiesa e per i miei fratelli. Ho compreso piano piano che essere prete vuol dire essere pienamente "pastore" per guidare la gente ad amare e servire il Signore. Durante il mio percorso formativo in Seminario ho fatto tante esperienze che hanno segnato. Mi permetto di evocarne due. La mia prima esperienza che ho fatto presso la casa delle suore di Madre Teresa .In questa casa assieme ad altri Seminaristi animavamo le serate per gli anziani e talvolta persino li aiutavamo a mangiare. Attraverso questa esperienza ho capito l'importanza della solidarietà e dell'amore verso i più bisognosi. L'altra che vorrei ricordare è il volontariato presso la Caritas diocesana. Qui ho incontrato le persone più emarginate e povere della città. Il mio cuore si riempiva di gioia nel vedere i poveri felici e nel donare loro un semplice saluto o sorriso. Difficilmente dimenticherò (lì porto sempre dentro di me) i volti dei "privilegiati di Cristo".
Ricordare diceva un autore è qualcosa di inevitabile per ognuno di noi e trovare le giuste frasi sui ricordi o rievocare solo uno è qualcosa di indispensabile per condividerli anche con gli altri . C'è una data importante che porterò impressa dentro il mio cuore: 8.09.2013, l'arrivo di 4 suore a Roghudi :"Fraternità intercongregazionale Shalom" fortemente volute da me e avevano la loro sede a Roghudi . Grazie allo loro presenza in questi anni (fino a aprile 2023) sul territorio e la loro azione pastorale che si è svolta a Roghudi e si è estesa nella vicina an Marina e ha raggiunto in montagna i paesi più lontani di S Pantaleone, San Lorenzo , Roccaforte, Masella e Montebello, le nostre comunità sono cresciute nello spirito del volersi bene e dello stimarsi a vicenda e negli ambiti della formazione spirituale. Altro ricordo datato 23.03.2010 e molto bello è aver ideato e realizzato un blog "Saltolavecchia" (più di 1 milione di visualizzazioni aveva raggiunto nello spazio di pochi mesi) assieme ad alcuni giovani di Marina di San Lorenzo per valorizzare il territorio e un modo anche per tenere aggiornato un territorio vasto come quello laurentino. È stato interessante vedere i giovani che da subito si sono organizzati per fare video-interviste e si erano pure inventati una sigla. Ho citato solo due ricordi belli. Sono talmente tanti che non basterebbe un libro, ma quello più bello l'ho vissuto nel mio paesello di Masella quando ho reincontrato dopo 50 anni i miei compagni di classe. È stato un momento felice ed emozionante. Concludo dicendo che i ricordi più belli sono i tanti volti e le mani che ho stretto in questi 25 anni. Che vita sarebbe senza ricordi?
Sono tantissimi che ritengo importanti e fondamentali nella mia vita personale e guidano il mio ministero: Amore per il prossimo, entusiasmo, umorismo, rispetto, perdono .
Amore per il prossimo significa "fare agli altri quel che vorremmo fosse fatto a noi". L' unico modo per amare il prossimo è amare se stessi, vuol dire amarsi in maniera completamente buona , cioè cercando il bene della propria anima" Ma qual è questo bene? Lo troviamo nel primo e più grande precetto: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore , con tutta la tua anima, e con tutta la tua mente. Quando infatti comincerai ad amare Dio, allora comincerai ad amare te stesso. L'amore per il prossimo, dice San Paolo, esclude ogni male. Esclude cioè tutto ciò che è dannoso all'anima. L' entusiasmo ha sempre accompagnato ogni passo della mia vita sacerdotale. È una forza che ho coltivato ogni giorno e mi ha aiutato ad affrontare i tanti ostacoli e problemi che si sono presentati nella mia vita in tutti questi anni ,rendendomi più positivo, più determinato nel raggiungere i vari obiettivi.
Anche l 'umorismo lo reputo un "compagno di viaggio". In me c'è la capacità di sorridere anche quando ho momenti difficili .Il senso dell'umorismo è un arte e anche una medicina per l'anima... l'atto di rispetto più nobile e primario è quello di riconoscere il prossimo per quello che è. In tutti questi anni e ho vissuto appieno questo valore e ho insegnato e trasmesso a fare altrettanto. Mi è stato insegnato sin da piccolo dai miei genitori e ho cercato di far capire a tutti che perdonare fa bene in quanto ci libera da emozioni negative come il rancore, la rabbia, e ci fa essere più buoni, più gentili e migliori come persone...
Come ti confronti con le sfide che la Chiesa e la società attuale presentano al tuo ministero?
Con semplicità e curiosità, con apertura e insieme con fedeltà ai valori della Chiesa. Oggi il sacerdote che vive in mezzo ai fedeli deve più di sempre collaborare a fare comunità, perché c'è il rischio di perdere quei valori di mutuo riconoscimento e di reciproca vicinanza che a lungo hanno solidificato i consorzi umani. Oggi individualismo ed egoismo rischiano di far sentire la persona davvero sola. Invece dobbiamo incrementare il nostro essere comunità.
Da quando sono stato ordinato presbitero ho compreso che un modo per avvicinarmi ai giovani è stando in mezzo a loro: ascoltarli , incontrarli e aiutarli a discernere ma sempre ridendo, scherzando, giocando, coltivando passioni. Tutto ciò che serve per essere felici con gli altri. Nessuno può essere felice da solo, men che mai un adolescente. Al giorno d'oggi i giovani comunicano principalmente attraverso i cellulari o i social oppure portandoli a vedere una partita di pallone allo stadio o semplicemente mangiando una pizza e guardando un film o documentario educativo o facendo karaoke. Sono stati questi gli strumenti che ho utilizzato in questi ultimi tempi per avvicinarmi a loro e che sono risultati "vincenti". La partecipazione alla Santa Messa è migliorata e i ragazzi sono passati dal semplice bisogno di Dio al desiderio di Lui . I giovani oggi hanno bisogno di preti in "uscita". Serve una Chiesa che non resti chiusa come dice papa Francesco "nel comodo criterio pastorale del ' si è fatto sempre così". Bisogna essere "audaci e creativi" e avere la capacità di partire da una pastorale dell'incontro e di spendere tempo per i giovani(accogliere e ascoltare devono essere i verbi di ogni sacerdote) e aiutarli a mettersi in cammino a scoprire la gioia del Vangelo.
PER APPROFONDIRE: Cinque nuovi sacerdoti per la diocesi di Reggio Calabria, Morrone: «Abbiate il coraggio di essere testimoni come Gesù»
Il compito non è facile, i risultati possono essere scarsi e produrre scoraggiamento, ma il Signore ci incoraggia a "gettare le reti" anche quando "siamo stanchi e delusi per non aver pescato nulla". Vorrei azzardare una mia ricetta (messaggio) per ogni giovane: «Punta in alto. Investi sui grandi traguardi della vita. Non accontentarti di stare sui social. La vita è reale non virtuale, non avviene su uno schermo, ma nel mondo. Non virtualizzare la tua vita. Non si diventa grandi scavalcando gli altri, ma servendo gli altri. Ritaglia degli spazi per la preghiera e Santifica la domenica».
L’A Gourmet L’Accademia trasformata in un laboratorio dove ogni piatto è diventato tela, ogni ingrediente
Lunedì 17 febbraio 2025 al Seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria, il Serra Club celebra il contributo del venerabile pastore reggino all’evento che ha segnato la Chiesa.
La Calabria torna protagonista a Sanremo 2025 grazie a Brunori Sas, il cantautore di Guardia