Il reggino Natale Centofanti nel direttivo nazionale dell’Afi
Importante riconoscimento da parte dell’Associazione Fonografici (discografici) Italiani Il reggino Natale Centofanti è stato eletto
«Io non sono di origine, io sono proprio calabrese. Mia madre è di Bagnara Calabra, mio padre è di Villa San Giovanni, io sono nata a Bagnara: più calabrese di così. Sono la Calabria, mi sento la Calabria». Era il 1990 e Mia Martini, al secolo Domenica Bertè, era appena tornata sulle scene dopo il successo al Sanremo dell’anno precedente con “Almeno tu nell’universo”.
Una storia, quella dell’artista calabrese, tornata in auge grazie al servizio pubblico della Rai che ha prodotto, promosso e mandato in onda un biopic dal titolo “Io sono Mia”, interpretato magistralmente dalla giovane attrice napoletana, Serena Rossi con la regia di Riccardo Donna.
Una promozione in pompa magna per la rete ammiraglia di mamma Rai, la stessa che è stata negata per decenni ai dischi e alle comparsate televisive della stessa Martini coperta dall’onta di «portare sfortuna» pertanto da isolare. In quel tempo la cantante soffrì di depressione, scavando un solco tra lei e il mondo dello spettacolo. Orgogliosa, come i calabresi.
«La mia terra è la terra dalla quale sono spuntata fuori, – spiegava Mia Martini parlando della sua Calabria – e quindi cosa lega un albero alla terra? Le sue radici, il suo nutrimento, il suo ossigeno, la sua acqua, la sua aria, la sua musica, i suoi odori». Non solo un fatto ambientale, ma una chimica che trasforma anche la vita dei suoi abitanti: «Il carattere dei calabresi? Possiamo sembrare testardi, un po’ duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande dignità e una grande voglia di lavorare e di vivere». Un tuffo nel passato, in quella storia interrotta nel maggio 1995. Troppo presto, seppure l’eredità musicale di Mia Martini è considerato tra le più preziose dell’intera musica italiana. Rispetto al patrimonio spirituale, invece, l’isolamento degli anni ‘80 è proseguito anche a posteriori, anche nelle sua Calabria. Sarebbe il caso che il territorio riscopra questa figlia nobile, al pari di altri grandi icone pop del nove- cento come Gianni Versace. Ripartire da queste personalità per dimostrare che la Calabria è tanto altro, oltre i cliché di ‘ndrangheta e arretratezza. Merito alla Rai, intanto, di aver ridato per una serata dignità a una vicenda di cui molti protagonisti dello show business dovrebbero vergognarsi.
Importante riconoscimento da parte dell’Associazione Fonografici (discografici) Italiani Il reggino Natale Centofanti è stato eletto
La sua chitarra battente dialoga con quella elettronica di Teo De Bonis «Le onde d’urto
Sul palcoscenico il Nigun Clarinet Quartet e il Maestro Gianluigi Caldarola Applausi e grandi emozioni
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