Avvenire di Calabria

È una tradizione consolidata quella di alzare gli occhi al cielo la notte del 10 agosto, per scrutare la volta celeste alla ricerca di stelle cadenti alle quali affidare desideri e speranze

La Chiesa festeggia San Lorenzo, il martire dei poveri che fa “lacrimare” il cielo

Dalla biografia povera di dettagli al celebre verso di Pascoli, ecco cosa c'è da sapere sul santo del giorno a cui da sempre è associato il fenomeno più suggestivo della stagione estiva

di Redazione Web

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La Chiesa festeggia San Lorenzo, il santo della notte delle stelle cadenti, conosciuta anche come la notte delle "lacrime di san Lorenzo". Dalla biografia povera di dettagli al celebre verso di Pascoli, ecco cosa c'è da sapere sul santo del giorno.

San Lorenzo, chi è il martire che fa "lacrimare" il cielo

È patrono di diaconi, cuochi e pompieri. Fin dai primi secoli del cristianesimo, Lorenzo viene generalmente raffigurato come un giovane diacono rivestito della dalmatica. Gli agiografi sono concordi nel riconoscere in Lorenzo il titolare della necropoli della via Tiburtina a Roma. È certo che Lorenzo è morto martire per Cristo probabilmente sotto l'imperatore Valeriano, ma non è così certo il supplizio della graticola su cui sarebbe stato steso e bruciato.


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Il suo corpo è sepolto nella cripta della confessione di san Lorenzo insieme ai santi Stefano e Giustino. I resti furono rinvenuti nel corso dei restauri operati da papa Pelagio II. Numerose sono le chiese in Roma a lui dedicate, tra le tante è da annoverarsi quella di San Lorenzo in Palatio, ovvero l'oratorio privato del Papa nel Patriarchio lateranense, dove, fra le reliquie custodite, vi era il capo.

La scarna biografia

Le notizie sulla vita di san Lorenzo, che pure in passato ha goduto di una devozione popolare notevole, sono scarse. Si sa che era originario della Spagna e più precisamente di Osca, alle falde dei Pirenei. Ancora giovane, fu inviato a Saragozza per completare gli studi umanistici e teologici; fu qui che conobbe il futuro papa Sisto II.

Questi insegnava in quello che era, all'epoca, uno dei più noti centri di studi della città e, tra quei maestri, il futuro Papa era uno dei più conosciuti ed apprezzati. Tra maestro e allievo iniziò un'amicizia e una stima reciproche. Entrambi, seguendo un flusso migratorio allora molto vivace, lasciarono la Spagna per trasferirsi a Roma.

Quando il 30 agosto 257 Sisto fu eletto vescovo di Roma, affidò a Lorenzo il compito di arcidiacono, cioè di responsabile delle attività caritative nella diocesi di Roma, di cui beneficiavano 1500 persone fra poveri e vedove.

Il martirio

Secondo un’ antica “passione”, raccolta da sant’ Ambrogio, San Lorenzo fu bruciato sopra una graticola: un supplizio che ispirerà opere d’ arte, testi di pietà e detti popolari per secoli. Ma gli studi considerano leggendaria questa tradizione.

I fatti risalirebbero al 258, sotto l'imperatore Valeriano, che aveva scatenato una violenta persecuzione contro la Chiesa di Roma. Lorenzo venne preso di mira perché a lui forse toccava la gestione dell'attività caritativa della comunità cristiana romana.

«Dov'è il tesoro della Chiesa?», gli venne chiesto sotto minaccia di morte e lui non esitò a indicare i poveri, gli storpi e i malati che lo avevano seguito davanti al prefetto. Per quel tesoro egli diede la vita e divenne uno dei santi più amati dalla devozione popolare.

San Lorenzo e la tradizione delle stelle cadenti

La notte di san Lorenzo (10 agosto) è tradizionalmente associata al fenomeno delle stelle cadenti, considerate evocative dei carboni ardenti su cui il santo fu martirizzato. In effetti, in quei giorni, la Terra attraversa lo sciame meteorico delle Perseidi e l'atmosfera è attraversata da un numero di piccole meteore molto più alto del normale. Il fenomeno risulta particolarmente visibile alle nostre latitudini in quanto il cielo estivo è spesso sereno.


PER APPROFONDIRE: Marina di San Lorenzo, Chiesa e comunità: chiamati ad un impegno comune


Celebre la poesia di Giovanni Pascoli, che interpreta la pioggia di stelle cadenti come lacrime celesti, intitolata appunto, dal giorno dedicato al santo, X agosto: «San Lorenzo, io lo so perché tanto / di stelle per l'aria tranquilla / arde e cade, perché si gran pianto / nel concavo cielo sfavilla...».

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