Avvenire di Calabria

Le cause di nullità del matrimonio in Calabria rilette dal Vicario giudiziale, monsignor Enzo Varone, in un'intervista esclusiva per Avvenire di Calabria

Nullità del Matrimonio, in Calabria risposte celeri e attente alle persone

Da poco si è conclusa l'Inaugurazione dell'Anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro e d'Appello con monsignor Savino

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Le cause di Nullità del matrimonio in Calabria rilette dal Vicario giudiziale, monsignor Enzo Varone, in un'intervista esclusiva per Avvenire di Calabria. Da poco si è conclusa l'Inaugurazione dell'Anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro e d'Appello, leggi anche le parole del relatore, il vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino.

Chiesa in Calabria, l'analisi sulle causa di Nullità del matrimonio

Oggi è stato il giorno dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Calabro (Teic) e del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Calabro di Appello (Teica). Abbiamo intervistato il Vicario giudiziale del Teic, monsignor Vincenzo Varone.

Processo canonico e “semplificazione”. Tra fake news e processo breve, cosa c’è da sapere?

La riforma del processo per la nullità del matrimonio ha avuto un effetto abbastanza importante perché ha dato nuovo impulso a queste procedure. Per quanto riguarda poi il processo in forma breve è una modalità nuova che intende valorizzare la potestà giudiziaria (che è propria) del vescovo diocesano: si applica a quei casi in cui la nullità del matrimonio è “evidente”, le parti concordano nell’ottenerla e nel riconoscerla e l’azione giudiziaria viene svolta in un tempo di 30 giorni. È questa una possibilità che apre nuove vie di attenzione alle persone “sofferenti”, le quali hanno bisogno di avere una decisione della Chiesa che dica la verità sulla loro vita. Non è una via processuale semplicistica, ma sicuramente semplificata al massimo con una procedura più snella: una modalità processuale che, nella sua apparenza “più semplice”, richiede però la necessaria presenza di una serie di circostanze fattuali e di requisiti giuridici che la rendono difficile da applicare ai casi concreti, ma sicuramente rispondente in pieno ai pilastri della riforma voluta da Papa Francesco: prossimità-gratuità-celerità.


I NOSTRI APPROFONDIMENTI: Stai leggendo un contenuto premium creato grazie al sostegno dei nostri abbonati. Scopri anche tu come sostenerci.


Casi più frequenti. Dai dati del 2022, quali sono le fragilità più diffuse nelle famiglie che si rivolgono al Tribunale ecclesiastico interdiocesano?

Le fragilità più ricorrenti continuano ad essere quelle legate alla “incapacità” della persona, che spesso non è in grado di scegliere e di vivere una relazione interpersonale “tipica”, quale quella matrimoniale. I nostri dati processuali sono molto reali e ci dicono come questo fenomeno sia la “fotografia” di una società in cui l’individuo si riscopre incapace di creare e coltivare rapporti veri che impegnano la vita e, per quanto riguarda il matrimonio, “tutta la vita”. Emerge dagli esiti dei processi una fragilità psicologica che inficia la verità della vita e delle scelte che vengono compiute: un uomo e una donna si sposano, ma danno luogo ad un mero connubio, dove manca la bellezza di una vera relazione matrimoniale che dovrebbe evolvere e rafforzare la conoscenza, l’accettazione e la cura dell’altro, divenendo anche mezzo di crescita e realizzazione di sé e del “noi”: a motivo dell’incapacità di superare i propri egoismi si rimane invece ad un livello drammaticamente superficiale. Il matrimonio è una realtà che chiede impegno e responsabilità da attuare in modo maturo e consapevole, e ciò è fondamentale per dipanare nell’arco del tempo quelle azioni di vita concreta che realizzano lo scambio totale delle vite dei coniugi e il bene comune. Il dono dell’amore che viene richiesto è quello che coinvolge non solo il “sentimento”, ma anche la “volontà” di persone mature che hanno piena consapevolezza di quelli che sono i diritti e i doveri dell’essere marito/moglie.

Vincolo del Sacramento e percorsi di preparazione. Come intervenire sulla programmazione pastorale delle Chiese locali per le coppie e dei futuri sposi?

Quello che è più urgente e indispensabile sia nei percorsi di preparazione al sacramento del matrimonio, sia per quelli dedicati alle coppie, è sicuramente l’esigenza di prestare maggiore attenzione e cura alla fede delle persone per rafforzarla e renderla vera essenza; partire dalla dimensione spirituale della vita e della relazione è necessario per dare sostanza alla relazione interpersonale, da vivere in un rapporto generativo e costruttivo di una comunità di vita e di amore. La prima cosa che bisognerebbe affrontare durante la preparazione è non tanto quello che si vede nella persona che si ha accanto e che si vuole sia il proprio coniuge, ma piuttosto quanta forza si ha nel proprio cuore per essere “dono” per l’altro. Un percorso, pertanto, che porti Monsignor Varone alla scoperta di sé stessi e alla dimensione relazionale, dove il “tutto che si è” diventa vita da donare e accogliere. Il nostro impegno nei Tribunali mette in evidenza che bisogna lavorare molto sulla persona perché sia consapevole e capace di guardare l’altro come la pienezza del compimento di sé stesso. E questo in riferimento al matrimonio non solo in sé considerato, ma anche in quanto trasparenza di quella identità ecclesiale che rende il matrimonio-sacramento generatore di quella “piccola chiesa domestica” rappresentata dalla famiglia.

Coscienza collettiva ed effetti della pandemia. Ha notato differenze nei casi affiorati nel periodo pandemico?

La pandemia è stato un fenomeno molto strano, ma anche molto significativo, perché attraverso la fatica della sofferenza ha messo in evidenza la necessità dell’altro da proteggere con il bene della propria vita. Nei processi di nullità matrimoniale l’assenza di tale rapporto invece ha evidenziato in modo ancora più forte la realtà di un rapporto interpersonale vissuto in modo non vero. Il matrimonio mette insieme il vissuto di due persone, mentre la pandemia ha dato impulso maggiore al contrasto lì dove queste vite non possono e non riescono più a stare unite. I casi affrontati ci hanno fatto capire come in tali ipotesi la pandemia, con tutto ciò che essa ha comportato, è stata occasione per comprendere ancor più chiaramente che quel determinato matrimonio non era nella volontà di Dio, né si fondava sulla verità. La pandemia, dunque, ha fatto emergere ancora di più la difformità tra il “voluto” e il “dovuto” e ha dato forza al coraggio di fare delle scelte in modo più opportuno: ogni famiglia vera ha avuto la possibilità di scoprire la propria bellezza mentre quella fondata su un matrimonio nullo è esplosa in modo ancora più forte.

Un'analisi sui dati dal Teic

Nella relazione del Vicario giudiziale che è stata presentata oggi nel corso dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro e di quello d’Appello sono stati illustrati i dettagli dell’attività degli uffici giudiziari nel corso del 2022.

Nel 2022 sono state esaminate 272 cause di cui 109 sono state introdotte nel 2022. Ad oggi, sono rimaste pendenti 135 cause, 28 in meno rispetto a quelle dell’anno precedenti. Rispetto alle tempistiche, le cause decise nel 2022 solo quattro casi risalgono a più di 4 anni fa (2013-2018). Gran parte delle altre sono state introdotte nel 2021 (72), mentre 17 sono state concluse in neanche un anno solare.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Rispetto ai responsi per le cause di nullità del matrimonio sono stati al 97% affermative, mentre solo in 5 casi si è registrata una sentenza negativa. Rispetto all’analisi per i capi di nullità del quinquennio 2018-2022, in 88 casi si è arrivati a giudizio per «grave difetto di discrezione di giudizio», un capo di nullità in crescita costante negli ultimi anni. Tra i casi più ricorrenti, poi, si evidenziano: «esclusione della prole» (20), «esclusione dell’indissolubilità del vincolo» (14), «errore su qualità della persona» (12).

Rispetto all’esito dei casi sopraelencati, rispetto al «grave difetto di discrezione di giudizio» 87 casi sono stati decisi pro nullitate, mentre solo 1 pro validità. Per l’«esclusione della prole»: 17 pro nullitate e 3 pro validità; per l’«esclusione dell’indissolubilità del vincolo»: 12 accolti e 2 respinti; infine, rispetto ai casi per «errore su qualità della persona» in 10 casi le sentenze sono state pro nullitate e 2 pro validità.

Rispetto agli indici di performance: il tempo di giacenza media della causa ammonta a 635 giorni; la media delle cause lavorate per addetto è di 20 cause; il lead time di soli 3 giorni. Ricordiamo che al Teic confluiscono le cause delle diocesi di Cassano allo Ionio, Catanzaro-Squillace, Lamezia Terme, Locri-Gerace, MiletoNicotera-Tropea, Oppido Mamertina-Palmi, RossanoCariati, San Marco Argentano, Crotone - Santa Severina, Lungro e Reggio Calabria - Bova. Restano alla scala geografica, le cause introdotte nel 2022 arrivano principalmente da Reggio - Bova (25), Catanzaro-Squillace (20), Oppido - Palmi (14) e Lamezia Terme (10).

La relazione di monsignor Savino (Cei)

Come da tradizione, a chiusura del mese di gennaio torna l’Inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro e del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro di Appello. Oggi, presso l’Aula Magna “Monsignor Vittorio Luigi Mondello” del Seminario arcivescovile di Reggio Calabria, relatori, vescovi e arcivescovi della Regione ecclesiastica calabrese, giudici, operatori giudiziari e uditori si sono ritrovati alle 16.

I lavori sono stati aperti dai saluti di monsignor Fortunato Morrone, Moderatore del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro (Teic), e di monsignor Claudio Maniago, Moderatore del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro d’Appello (Teica). A seguire si è tenuta la relazione del vicario giudiziale del Teic; ha preso la parola, quindi, monsignor Vincenzo Varone, vicario giudiziario del Teic.

La prolusione dal titolo “Il Tribunale ecclesiastico interdiocesano e il ruolo del vescovo diocesano” è stata tenuta da monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Nel corso dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario si è tenuto il solenne e pubblico giuramento di fedeltà dei giudici e degli operatori dei due Tribunali ecclesiastici interdiocesani.


PER APPROFONDIRE: Calabria, sulla Nullità del Matrimonio interviene un giudice sulla fake news


«Per presentare il ministero del Vescovo diocesano e il ruolo che egli è chiamato a svolgere relativamente al Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano, desidero iniziare riprendendo alcuni passaggi dell’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis - ha detto Savino ai presenti - in cui si sente l’eco della nota espressione di Sant’Agostino: "Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano”. La “circolarità” richiamata da tale espressione, infatti, è il fondamento della “solidarietà” del Vescovo con tutti gli altri fedeli, verso i quali è chiamato ad esercitare anche il ministero della “giustizia". Alla luce di tale “circolarità” sono da leggersi le norme canoniche che, attingendo alla riflessione conciliare, in particolare alla Costituzione dogmatica Lumen gentium (cfr. nn. 27; 32-33), riguardano la potestà del Vescovo diocesano e il relativo esercizio di essa. Il riferimento, in particolare, è ai can. 381, § 1 e 391. Il can. 381, §1, richiama il principio teologico secondo cui compete al Vescovo diocesano nella diocesi affidatagli tutta la potestà ordinaria, propria e immediata che è richiesta per l’esercizio del suo ufficio pastorale. Mentre il can. 391, di conseguenza, stabilisce che spetta al Vescovo diocesano governare la Chiesa particolare a lui affidata con potestà legislativa, esecutiva e giudiziaria, a norma del diritto».

«La riforma di Papa Francesco appare in piena continuità con la tradizione ecclesiale quando enfatizza la centralità del Vescovo nell’amministrazione della giustizia, sia come supervisore dell’attività del proprio Tribunale, sia come giudice, in vista di una maggiore prossimità ai fedeli. D’altra parte, anche l’abrogazione della necessità della doppia sentenza conforme, ritornando ad una tradizione ben più antica delle disposizioni di Papa Lambertini, restituisce dignità all’operato dei Tribunali di primo grado, manifestando fiducia nel loro operato, poiché essi sono l’emanazione della stessa potestà giudiziale dei Vescovi. Le modalità di esercizio della potestà giudiziale, nella storia, hanno sempre avuto una fisionomia eminentemente pastorale: il Vescovo interviene per ricomporre le controversie, correggere gli abusi, accertare la verità, avendo come fine il bene della comunità e dei singoli fedeli. Tale connotazione “pastorale” fa sì che vi sia una certa variabilità, o flessibilità, nelle forme concrete di esercizio di questa funzione e anche, com’è stato nei primi secoli, una certa flessibilità nell’uso della procedura» ha proseguito Savino. 

«L’esistenza del Teic, d’altra parte, potrebbe evidenziare la capacità di Diocesi tra loro vicine, di vivere una certa “sinodalità” nell’amministrazione della giustizia, ma potrebbe comunque non evidenziare nel modo voluto da Papa Francesco quella “prossimità personale” del Vescovo nei confronti dei propri fedeli. Tale “prossimità” si verrebbe a realizzare unicamente quando ogni Vescovo diocesano avesse “piena armonia e comunione” non solo con il Vicario Giudiziale del TEI di riferimento, ma anche con i Giudici che risiedono nella propria Diocesi: eseguire l’istruttoria della causa nella Diocesi di appartenenza delle parti, infatti, garantirebbe concretamente la “prossimità” voluta da Papa Francesco e potrebbe essere, inoltre, la “modalità concreta” attraverso cui il Vescovo “vigila” sull’amministrazione della giustizia nei confronti dei fedeli affidati alle sue cure pastorali. La riforma intesa da Papa Francesco - ha concluso monsignor Savino - è un richiamo fatto a noi Vescovi perché non lasciamo tutto nelle mani del Vicario Giudiziale e dei Giudici: con loro e attraverso di loro siamo noi i “Pastori della Giustizia”».

Articoli Correlati